Confesso di non capire un tubo di faccende burocratiche, per cui stamattina ho faticato a trovare il senso della comunicazione dell'ufficio stampa del Regio, che con urgente dispaccio mi informava di quanto segue: "Approvata oggi in Senato la legge “Misure urgenti connesse all’emergenza Covid-19, per le imprese, il lavoro, la salute e i servizi territoriali” che delinea all’articolo 66 “Disposizioni urgenti in tema di previdenza e assistenza nel settore della Cultura” e nel comma 4 di questo articolo sancisce l’obbligo di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presso l’Inail anche per i lavoratori autonomi e sono stabilite le modalità di attuazione di tale obbligo. In particolare il successivo comma 5 stabilisce che a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge, il personale orchestrale delle fondazioni lirico-sinfoniche, ivi compreso quello operante all’interno del golfo mistico, è assicurato contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Il comma 5- bis stabilisce che i premi versati e le prestazioni erogate alla data di entrata in vigore della legge restano salvi e conservano la loro efficacia e il comma 5-ter stabilisce che i giudizi pendenti alla data di entrata in vigore della legge sono dichiarati estinti d’ufficio con compensazione delle spese tra le parti".
Per me è arabo. Fortunatamente, le care ragazze del Regio fanno seguire al burocratico esordio una spiegazione ben più illuminante, che vi riproduco: "I fatti si possono così riassumere: nel 2019 il Teatro Regio è stato condannato in Primo grado dal Tribunale ordinario di Torino - a seguito di un’ispezione Inail del 2014 - al pagamento di una cartella esattoriale di 405.704 euro per presunti rischi ambientali dei professori d’orchestra seduti nel golfo mistico dovuti alla presenza dei cavi elettrici d’illuminazione dei leggii, alla piattaforma mobile, al display per i sopra-titoli, alla piattaforma mobile e ai proiettori laterali. Il Regio ha fatto ricorso due volte contestando la non sussistenza di rischi ambientali particolari che richiedessero una copertura assicurativa aggiuntiva oltre alla formula base. Dopo vari rinvii, la causa si sarebbe dovuta discutere in appello nell’ottobre 2021 con il rischio di un versamento da parte del teatro - nel caso di una condanna definitiva - di una cifra che avrebbe superato i 900 mila euro comprendendo le coperture assicurative aggiuntive pregresse a partire dal 2008 e gli interessi legali".
Insomma, per dirla da ignorante come me, la nuova legge chiude definitivamente la questione e libera a beneficio del bilancio del Regio quasi un milioncino di euro che erano stati accantonati nell'infausta eventualità di perdere la causa e ritrovarsi a pagare multa, arretrati, interessi e spese. Ciò giustifica il giubilo della commissaria Purchia che ringrazia tutti, governo, parlamento, ministri, Anfols, Inail, per aver garantito "la sicurezza di tutti i lavoratori facendo chiarezza su un argomento così delicato".
Nessun ringraziamento - ah, l'irriconoscenza degli umani! - è stato invece tributato al deus ex machina che sempre, all'ultimo atto, quando tutto sembra perduto, entra in scena a soccorrere il nostro teatro lirico: l'immenso, sconfinato, inesauribile Culo del Regio.
Per me è arabo. Fortunatamente, le care ragazze del Regio fanno seguire al burocratico esordio una spiegazione ben più illuminante, che vi riproduco: "I fatti si possono così riassumere: nel 2019 il Teatro Regio è stato condannato in Primo grado dal Tribunale ordinario di Torino - a seguito di un’ispezione Inail del 2014 - al pagamento di una cartella esattoriale di 405.704 euro per presunti rischi ambientali dei professori d’orchestra seduti nel golfo mistico dovuti alla presenza dei cavi elettrici d’illuminazione dei leggii, alla piattaforma mobile, al display per i sopra-titoli, alla piattaforma mobile e ai proiettori laterali. Il Regio ha fatto ricorso due volte contestando la non sussistenza di rischi ambientali particolari che richiedessero una copertura assicurativa aggiuntiva oltre alla formula base. Dopo vari rinvii, la causa si sarebbe dovuta discutere in appello nell’ottobre 2021 con il rischio di un versamento da parte del teatro - nel caso di una condanna definitiva - di una cifra che avrebbe superato i 900 mila euro comprendendo le coperture assicurative aggiuntive pregresse a partire dal 2008 e gli interessi legali".
Insomma, per dirla da ignorante come me, la nuova legge chiude definitivamente la questione e libera a beneficio del bilancio del Regio quasi un milioncino di euro che erano stati accantonati nell'infausta eventualità di perdere la causa e ritrovarsi a pagare multa, arretrati, interessi e spese. Ciò giustifica il giubilo della commissaria Purchia che ringrazia tutti, governo, parlamento, ministri, Anfols, Inail, per aver garantito "la sicurezza di tutti i lavoratori facendo chiarezza su un argomento così delicato".
Nessun ringraziamento - ah, l'irriconoscenza degli umani! - è stato invece tributato al deus ex machina che sempre, all'ultimo atto, quando tutto sembra perduto, entra in scena a soccorrere il nostro teatro lirico: l'immenso, sconfinato, inesauribile Culo del Regio.
Commenti
Posta un commento