Davanti alle Commissioni riunite Cultura e Lavoro parlano i sindacalisti del Regio, angosciati dalla prospettiva del commissiariamento. Ma Chiarabella e la Tavoliera delle Alpi non ci sono.
Mentre io canticchio mentalmente l'immortale "Non spingete scappiamo anche noi" dei Gufi, in videoconferenza intervengono i coboldi a gustificare l'assenza delle due autorevoli esponenti della giunta, spiegando che "questa è una commissione del Consiglio comunale, chiedere la presenza dei rappresentanti della giunta è scorretto" dato che "la giunta ha già un tavolo con i sindacati del Regio". Ettepareva che non avevano un tavolo. Comunque raccontala a un altro: che ci vengono allora a fare sindaco e assessori in Commissione, quando non c'è da rischiare il culo? Ad ammirare il panorama?
A me, francamente, vien da pensare alla "Badoglieide" di Nuto Revelli: "Ti ricordi la fuga ingloriosa con il re verso spiagge sicure?" eccetera. Vi invito di riascoltarla nella versione del grande Fausto Amodei. E' anche oggi di grande attualità.
Parliamoci chiaro, il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare. Allora però i cuordileone se ne stiano a casa fin da subito e non vengano a fare i gradassi da parata per poi darsela a gambe appena si mette male.
Finora ho cercato di metterla sullo scherzo, adesso mi incazzo sul serio.
L'alato dibattito
Detto questo, non ci sarebbe molto da aggiungere sui contorcimenti di quattro ciaparat. Durante la Commissione i sindacalisti hanno esposto fatti concreti e concrete preoccupazioni. Tra i fatti, non ancora abbastanza sottilineati, c'è l'elenco delle fondazioni liriche italiane e relativo debito: Maggio Musicale, 59 milioni; San Carlo di Napoli, 35 milioni; Arena di Verona, 34 milioni; e via dicendo. Il Regio ha 27 milioni di debito, e l'unico presidente (Appendino, per essere chiari) che senta l'impellente urgenza di chiedere il commissariamento. Commissariamento che, tra l'altro, già alla fine dell'anno e in virtù della legge, potrà portare il Regio al declassamento da fondazione lirica a teatro lirico, la serie B dei teatri d'opera, interamente a carico di Comune e Regione, senza il concorso dello Stato.
E i consiglieri comunali che dicono? Qui passiamo dalla tragedia alla farsa.
C'è Tresso, ad esempio: lui scopre che "abbiamo un assessore debole su questo punto" (solo su questo punto? Viva l'ottimismo...) e suggerisce ad Appendino (che non c'è) che "è il tempo di una scelta forte e di coraggio, mentre il commissariamento è una scelta di paviditá" e la invita a "un appello forte ai capitali privati", alle forze economiche e produttive del Piemonte, perché intervengano a sostenere il Regio. Già me li vedo gli imprenditori privati che, specie con 'sti chiari di luna, corrono a buttare i loro soldi in un teatro che lorsignori hanno così ben sputtanato: neanche Babbo Natale sarebbe tanto buono o tanto fesso.
Poi c'è quello che adesso rinfaccia a Chiarabella (che non c'è) di aver dichiarato, ancora lo scorso dicembre, che il bilancio 2019 del Regio era al sicuro, "non c'è nessun rischio"; ma omette di ricordare che all'epoca lui, che all'epoca ancora non aveva mollato i cinquestelle, si prese ben guardia dal banfare.
Naturalmente non può mancare il presidente Giovara che, molto istituzionale, si premura di precisare che "in quanto presidente non può rispondere agli appunto che gli vengono mossi dai lavoratori" e che "il commissariamento del Regio non rientra nelle competenze del presidente della Commissione cultura". Si vede che invece rientravano in tali competenze le bacchettate ai dipendenti che si lamentavano della gestione di Graziosi.
E poi c'è la Vivirosso Ferrero, ormai scatenata contro Appendino: si produce in un'accorata descrizione della macelleria sociale che verrà, definisce "una fuga" (giustappunto...) la decisione di Chiarabella di chiedere il commissariamento e suggerisce di rivolgersi ancora alla fondazioni bancarie per convincerle a ripensare la loro decisione di non pagare per ripianare il passivo del Regio. E qui vorrei informare la Vivirosso che, a quanto mi risulta, dopo aver fatto la faccia feroce, com'era giusto dopo tanti ammonimenti a vuoto, le fondazioni sarebbero pure state disposte a ripensarci, ma a quanto mi è stato raccontato fu Appendino stessa a dire che preferiva commissariare, tanto prima o poi era destino ch accadesse.
Da Artesio e Foglietta viene invece l'unica idea sensata, ma fuori tempo massimo: presentare in Consiglio comunale un ordine del giorno contro il commissariamento (anzi, Foglietta una proposta di mozione in tal senso l'ha già depositata) con le firme non solo dai consiglieri di opposizione ma anche dei cinquestelle che non condividono la scelta della capa appendina. Mossa politica forte, non c'è che dire. Peccato che il prossimo Consiglio comunale si terrà lunedì pomeriggio, mentre è fissata per lunedì mattina la riunione del Consiglio d'indirizzo del Regio che annuncerà di dimettersi in massa aprendo la via al commissariamento.
Terminati gli interventi, saluti e baci ai sindacalisti, e arriva il talento che chiosa "l'ascolto è sempre utile". Soprattutto a cose fatte, è utilissimo,
E questa è la comica finale.
Fine della tramissione.
Prossimamente su questi schermi, le torte in faccia.
Mentre io canticchio mentalmente l'immortale "Non spingete scappiamo anche noi" dei Gufi, in videoconferenza intervengono i coboldi a gustificare l'assenza delle due autorevoli esponenti della giunta, spiegando che "questa è una commissione del Consiglio comunale, chiedere la presenza dei rappresentanti della giunta è scorretto" dato che "la giunta ha già un tavolo con i sindacati del Regio". Ettepareva che non avevano un tavolo. Comunque raccontala a un altro: che ci vengono allora a fare sindaco e assessori in Commissione, quando non c'è da rischiare il culo? Ad ammirare il panorama?
A me, francamente, vien da pensare alla "Badoglieide" di Nuto Revelli: "Ti ricordi la fuga ingloriosa con il re verso spiagge sicure?" eccetera. Vi invito di riascoltarla nella versione del grande Fausto Amodei. E' anche oggi di grande attualità.
Parliamoci chiaro, il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare. Allora però i cuordileone se ne stiano a casa fin da subito e non vengano a fare i gradassi da parata per poi darsela a gambe appena si mette male.
Finora ho cercato di metterla sullo scherzo, adesso mi incazzo sul serio.
L'alato dibattito
Detto questo, non ci sarebbe molto da aggiungere sui contorcimenti di quattro ciaparat. Durante la Commissione i sindacalisti hanno esposto fatti concreti e concrete preoccupazioni. Tra i fatti, non ancora abbastanza sottilineati, c'è l'elenco delle fondazioni liriche italiane e relativo debito: Maggio Musicale, 59 milioni; San Carlo di Napoli, 35 milioni; Arena di Verona, 34 milioni; e via dicendo. Il Regio ha 27 milioni di debito, e l'unico presidente (Appendino, per essere chiari) che senta l'impellente urgenza di chiedere il commissariamento. Commissariamento che, tra l'altro, già alla fine dell'anno e in virtù della legge, potrà portare il Regio al declassamento da fondazione lirica a teatro lirico, la serie B dei teatri d'opera, interamente a carico di Comune e Regione, senza il concorso dello Stato.
E i consiglieri comunali che dicono? Qui passiamo dalla tragedia alla farsa.
C'è Tresso, ad esempio: lui scopre che "abbiamo un assessore debole su questo punto" (solo su questo punto? Viva l'ottimismo...) e suggerisce ad Appendino (che non c'è) che "è il tempo di una scelta forte e di coraggio, mentre il commissariamento è una scelta di paviditá" e la invita a "un appello forte ai capitali privati", alle forze economiche e produttive del Piemonte, perché intervengano a sostenere il Regio. Già me li vedo gli imprenditori privati che, specie con 'sti chiari di luna, corrono a buttare i loro soldi in un teatro che lorsignori hanno così ben sputtanato: neanche Babbo Natale sarebbe tanto buono o tanto fesso.
Poi c'è quello che adesso rinfaccia a Chiarabella (che non c'è) di aver dichiarato, ancora lo scorso dicembre, che il bilancio 2019 del Regio era al sicuro, "non c'è nessun rischio"; ma omette di ricordare che all'epoca lui, che all'epoca ancora non aveva mollato i cinquestelle, si prese ben guardia dal banfare.
Naturalmente non può mancare il presidente Giovara che, molto istituzionale, si premura di precisare che "in quanto presidente non può rispondere agli appunto che gli vengono mossi dai lavoratori" e che "il commissariamento del Regio non rientra nelle competenze del presidente della Commissione cultura". Si vede che invece rientravano in tali competenze le bacchettate ai dipendenti che si lamentavano della gestione di Graziosi.
E poi c'è la Vivirosso Ferrero, ormai scatenata contro Appendino: si produce in un'accorata descrizione della macelleria sociale che verrà, definisce "una fuga" (giustappunto...) la decisione di Chiarabella di chiedere il commissariamento e suggerisce di rivolgersi ancora alla fondazioni bancarie per convincerle a ripensare la loro decisione di non pagare per ripianare il passivo del Regio. E qui vorrei informare la Vivirosso che, a quanto mi risulta, dopo aver fatto la faccia feroce, com'era giusto dopo tanti ammonimenti a vuoto, le fondazioni sarebbero pure state disposte a ripensarci, ma a quanto mi è stato raccontato fu Appendino stessa a dire che preferiva commissariare, tanto prima o poi era destino ch accadesse.
Da Artesio e Foglietta viene invece l'unica idea sensata, ma fuori tempo massimo: presentare in Consiglio comunale un ordine del giorno contro il commissariamento (anzi, Foglietta una proposta di mozione in tal senso l'ha già depositata) con le firme non solo dai consiglieri di opposizione ma anche dei cinquestelle che non condividono la scelta della capa appendina. Mossa politica forte, non c'è che dire. Peccato che il prossimo Consiglio comunale si terrà lunedì pomeriggio, mentre è fissata per lunedì mattina la riunione del Consiglio d'indirizzo del Regio che annuncerà di dimettersi in massa aprendo la via al commissariamento.
Terminati gli interventi, saluti e baci ai sindacalisti, e arriva il talento che chiosa "l'ascolto è sempre utile". Soprattutto a cose fatte, è utilissimo,
E questa è la comica finale.
Fine della tramissione.
Prossimamente su questi schermi, le torte in faccia.
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