Detto, fatto. A poche ore dall'alato intervento di Giovara, a metà pomeriggio arriva a Chiarabella (e nelle redazioni) una seconda lettera. Questa firmata. Firmata dai sindacati e dalle Rsu del Regio. Formalmente è più diplomatica di quella degli anonimi, ma nella sostanza è assai dura.
Sindacati incazzati
Attenzione: al contempo ai giornali arriva pure un'altra mail, delle sole Rsu del Regio, stavolta incazzatissima. Hanno preso male la fuga in avanti degli anonimi, che gli ha bruciato la diplomatica lettera che si preparavano a spedire a Chiarabella. E lì gli è scappata la frizione, ed entrano scompostamente: "A seguito della pubblicazione, con ampio rilievo, di una lettera anonima in sedicente rappresentanza di non ben definiti lavoratori impauriti, le Rsu del Teatro Regio ribadiscono con forza che la rappresentanza dei lavoratori spetta a loro e alle OO.SS. e che non può venir dato credito ad uno scritto, possibile opera anche di una sola mano che si firma poi in modo plurale". E fin qui, ci può stare: sono incazzati. Ma poi s'impancano in ramanzine non richieste: "Ci rammarichiamo che gli organi di stampa diano così ampio spazio ad un simile scritto e diffidiamo, per il futuro, a proseguire vie scandalistiche poggiate sull'anonimato...". No, aspetta un po', cos'ha scritto? "Diffidiamo"? Ma va là.Tutto va bene, dice il sovrintendente
Buon ultimo, in un pomeriggio tanto postelegrafonico, si presenta pure il prode William, con una "comunicazione ai dipendenti" in cui rivela che "quanto riportato oggi sui quotidiani mi stupisce e mi esorta a ribadire la completa apertura al dialogo diretto e sincero", ma "chi scrive e accusa privandosi del proprio nome elemina a priori qualsiasi apertura al confronto, atteggiamento che non ritengo collaborativo"; poi ci fa sapere che "in relazione alle illazioni pubblicate nelle scorse settimane sulla stampa sono in corso azioni legali" e quindi non ritiene di dover replicare. Vabbè, lui la vede così. Io avrei preferito due parole di chiarimento, giusto per capire perché ce l'hanno con lui. Ma io non sono dipendente del Regio.Nessun cenno alla "perdita di rappresentatività internazionale del teatro" che nella lettera dei sindacati viene definita "ormai evidente"; non una parola sulla situazione finanziaria della Fondazione che, scrivono i sindacalisti, "sotto l’aspetto debitorio risulta peggiorata". Silenzio assoluto sulla "direzione manageriale che sappia mantenere e sviluppare il ruolo trainante nel panorama del Teatro Musicale" e che, affermano i sindacalisti, "francamente, in questo ultimo anno di gestione è mancata".
La comunicazione di Graziosi chiude con la mozione degli affetti, il richiamo alla "meta comune già tracciata nel Piano di Sviluppo e in fase di attuazione" (nella lettera delle Rsu il Piano è definito "descrittivo" e privo delle "gambe economiche per poter essere realizzato"); e poi via con il "non lasciando indietro nessun lavoratore" e il "valore di una comunità professionale". Tutto va ben signora la marchesa.
Alla prossima puntata. Io sogno un tempo mitico, quando del Regio non sentirà più parlare se non per questioni squisitamente musicali.
Concludendo: oggi ho scritto pure un commento per il Corriere di domani, quindi me ne andrei a cena.
Qui sotto vi ricopio la lettera dei sindacalisti del Regio.
A questo link la puntata successiva.
I sindacati scrivono al sindaco/presidente
Preg.ma Sindaca Dott.ssa Chiara AppendinoPresidente Fondazione Teatro Regio Torino
Le scriventi Organizzazioni Sindacali provinciali dei Lavoratori dello spettacolo e le Rappresentanze Sindacali Unitarie dei lavoratori del Teatro Regio di Torino, dopo aver richiesto il 2 maggio u.s. un incontro con Lei in qualità di Presidente della Fondazione Teatro Regio e Sindaco della città di Torino, a tutt’oggi non hanno ricevuto risposta alcuna, nonostante ulteriori e successivi solleciti.
Questo silenzio istituzionale non giova di certo alla causa dei tanto auspicati buoni rapporti sindacali e a cagione di ciò esprimono forte preoccupazione anche e soprattutto per il fatto che, pur con la chiusura in pareggio del bilancio consuntivo 2018, la situazione finanziaria della Fondazione sotto l’aspetto debitorio risulta peggiorata.
La carenza di liquidità influisce negativamente sia per quanto riguarda la possibilità di retribuire in tempi dignitosi i cantanti (siamo oltre l’anno di attesa sulle retribuzioni agli artisti), sia sui fornitori di beni e servizi che da mesi non ricevono i dovuti pagamenti. Il Teatro Regio ha bisogno di una direzione manageriale che sappia mantenere e sviluppare il ruolo trainante nel panorama del Teatro Musicale, anche a livello internazionale oltre che ritornare punto di riferimento di eccellenza per la Città di Torino. Cosa che, francamente, in questo ultimo anno di gestione è mancata. Non ci sono segnali di rilancio vero e proprio, al di là di un descrittivo “Piano di sviluppo” (peraltro approvato dal Consiglio di Indirizzo solo in seconda battuta) che non ha, a nostro giudizio, le gambe economiche per poter essere realizzato ma che siamo pronti a discutere e ad affrontare con le migliori intenzioni.
Inoltre: le dimissioni del Consiglio d’Indirizzo, l’assenza dell’organo di governo della Fondazione, l’assurda situazione del CCNL che ha creato, di fatto, l’impossibilità o quasi, di intravedere una condizione realistica di rinnovo contrattuale e l’imminente scadenza (luglio 2019) dei contratti per i lavoratori a tempo determinato, rende la situazione ancor più preoccupante. Circostanza, quest’ultima, che noi sentiamo e viviamo con massima apprensione, in quanto, per noi, l’argomento occupazione è da sempre un tema prìncipe nelle varie sedi di confronto e che oggi è diventato quasi drammatico, con oltre 50 persone (che includono tra di loro anche figure apicali) “la cui presenza è determinante per il regolare funzionamento del teatro”.
La perdita di rappresentatività internazionale del teatro è un elemento ormai evidente. Con il cambio del sovrintendente, la conseguente perdita del Direttore Gianandrea Noseda e le cancellazioni di molti cantanti che preferiscono non esibirsi da noi visti i tempi di pagamento dei loro compensi, indebolisce la qualità del prodotto culturale offerto dal Regio di Torino. Una qualità che negli anni passati si è sempre mantenuta ad altissimi livelli. In ultimo, le dichiarazioni giornalistiche di queste recenti settimane che attaccano l’attuale Sovrintendente nella gestione dei rapporti con gli artisti e non solo, stanno mettendo in cattiva luce la trasparenza dell’azione che il gruppo dirigente della Fondazione stessa ha sempre avuto nella sua decennale Storia e l’immagine del Teatro stesso.
Su affermazioni giornalistiche così gravi, confidiamo in una secca smentita al fine di difendere, soprattutto il buon nome del nostro Teatro e dei Lavoratori.
Per tali motivi, i lavoratori e le organizzazioni sindacali chiedono al Presidente e Sindaco della Città di Torino, Sig.ra Chiara Appendino, e chiederanno al prossimo Consiglio d’indirizzo ed al futuro Presidente della Regione Piemonte:
1) Certezza di continuità lavorativa, con il rinnovo dei contratti a tempo determinato, per permettere al teatro di evitare crisi produttive.
2) Accelerazione del confronto per sbloccare questo momento di immobilismo che sta creando grande incertezza all’interno dei lavoratori, al fine di mettere in sicurezza le buste paga ed iniziare, in modo efficace, il percorso riportato al punto 1).
3) Bandire i concorsi nuovi e pregressi con lo scopo di saturare la pianta organica, per riportarla a numeri consoni e proporzionati alle giuste ambizioni illustrate nel “Piano di Sviluppo” (attualmente 297 dipendenti stabili su 354 di Pianta Organica).
4) Chiediamo che in modo tale che si ritorni alla qualità ed all’eccellenza che un teatro come il nostro si merita sia sul piano nazionale che internazionale.
Come abbiamo riportato in precedenza in questa nostra, rimangono ancora alcune questioni delicate che sicuramente non contribuiscono alla serenità dei lavoratori. Continuare a leggere sui giornali articoli che riportano e stigmatizzano l’utilizzo da parte del Sovrintendente, di consulenze pagate con ottimi stipendi a fronte di scarsi risultati, non fanno che acuire l’insoddisfazione e la frustrazione dei Lavoratori del Teatro, ai quali invece vengono chiesti sacrifici, aumenti di carichi di lavoro, contratti sempre più precari, l’assenza di concorsi, tutto ciò a fronte di una busta paga che è ferma dal 2003 e che non ha mai subito aumenti o semplici adeguamenti salariali.
Come se non bastasse questa breve istantanea della situazione, vi è anche l’incertezza, se mai entrerà in vigore il nuovo CCNL, che sussista la seria possibilità che gli stipendi dei dipendenti perdano pezzi importanti delle voci che compongono la loro busta paga a causa degli art. 47 e 47 bis del nuovo CCNL, come citavamo nel punto 2).
Crediamo che non ci voglia molto ad immaginare cosa potrebbe succedere se, malauguratamente, tutto ciò dovesse accadere. La situazione da preoccupante potrebbe diventare esplosiva con il rischio inevitabile di un blocco produttivo del teatro e con tutto ciò che ne consegue.
È per questo che noi confidiamo nell’impegno e nella capacità di dialogo, fin qui dimostrata da questa Presidenza, onde riprendere con Lei un discorso ed un percorso, ora interrotto, al fine di mettere in campo fatti e decisioni costruttive, non solo buoni propositi. Non possiamo esimerci, però, nel riconfermare la dichiarazione di stato di agitazione, affinché questo nostro scritto venga letto ed interpretato con la giusta attenzione e con il rispetto dovuto ai Lavoratori del Teatro Regio di Torino che tanto hanno dato e fatto in questi anni per portare all’attenzione internazionale questa fondamentale istituzione culturale torinese e che, in questo momento, si sentono dimenticati dalle istituzioni, proprio in un delicato momento di avvilente deriva culturale.
In attesa di un Suo cortese, quanto sollecito, riscontro Le inviamo i nostri più cordiali saluti.
Le OO.SS. Provinciali e le R.S.U. del Teatro Regio di Torino
Commenti
Posta un commento