Il fatto è noto, e l'ho segnalato già all'impronta, l'altro ieri: gli scapà da cà stanno ancora a menarsi il torrone sulla faccenda del terzo incarico di Evelina Christillin alla presidenza del Museo Egizio: conferma considerata giusta e necessaria da chi sa di che cosa parla quando parla del Museo Egizio, alla luce di una sfilza di elementi più volte ricordati e che non starò a ripetere.
Come ricorderete, in Comune i grillini ortodossi della malfidata maggioranza chiarabellesca s'erano impuntati sul dogma (tutto loro, e solo quando gli comoda) del limite dei due mandati; ma soprattutto miravano ad andare in culo a Chiarabella che s'era espressa a favore della riconferma, e che da tempo si trastulla sull'ipotesi di un terzo mandato pure per se stessa. E vabbé, ci sta, loro son fatti così. Ancora oggi, su La Stampa, leggo un'ispirata dichiarazione dell'illuminato Giovara (quello che si ostina a considerare Graziosi il sovrintendente "giusto" per il Regio): "Non si cambia una norma ad personam, se la questione è riconoscere il lavoro di Christillin all'Egizio, allora si lavori per cercarle un altro ruolo". Vabbé, questo manco ha capito (o finge di non capire) che la questione non è trovare un ruolo a Christillin, bensì tenere l'Egizio fuori dai casini in cui gli allegri falabracchi sono riusciti a precipitare gran parte delle istituzioni culturali torinesi. A parte che il problema davvero complesso mi pare semmai, per Giovara, trovarsi un ruolo nel 2021...
Ma dalla Regione l'Albertone Cirio aveva dato il via libera alla modifica dello Statuto dell'Egizio necessaria per affidare un terzo mandato; gli altri soci - le fondazioni bancarie e il MiBACT - erano e restano (mi auguro) ben decisi a confermare Christillin. Per cui, con o senza il Comune, la cosa pareva fatta.
Anche il boss leghista Fabrizio Ricca aveva sciolto un peana per la coppia Christillin-Greco e smentito con sdegno il sospetto di accordi contro natura fra centrodestra e M5S allorché, in Commissione regionale cultura, la feldmarescialla grillina Frediani aveva trovato una gabola, sostenuta dai voti del centrodestra, per rimandare la decisione a una commissione congiunta Regione-Comune, la cui necessità fino due giorni fa era ben chiara soltanto alla feldmarescialla Frediani, la fuoriclasse del job placement che vedrebbe bene un precario alla presidenza del Museo Egizio.
Infine, l'altro ieri si scopre che quella famosa commissione congiunta non è neppur calendarizzata, e si farà chissà quando, e chissà se. Ha tutta l'aria di una manovra dilatoria che soltanto la connivenza della maggioranza di centrodestra rende possibile. Intanto si rimanda. Nella speranza che finisca, come al solito, tutto in vacca.
Ma questi proprio non capiscono che hanno scassato la minchia? Ora: noi scassati purtroppo non possiamo farci nulla, se una manica di nullafacenti cronici ha tempo e modo e gusto di trastullarsi in trame volpine (volpine è una parola forte, ma loro la pensano così, si ritengono molto astuti e chissà quali arzigogolate scaltrezze stanno dietro l'inopinato soccorso neroverde alle ubbìe pentastellate). Nulla possiamo, contro tali titani dell'inciucio, se non piangere sui nostri soldi sprecati a foraggiare indegne pantomime da circo triste.
Tuttavia, se lorsignori consentono, mi concederei il lusso di due accorati appelli affinché chi può ponga un argine alle minchiate dilaganti.
Il primo è rivolto ai presidenti delle due fondazioni bancarie socie dell'Egizio: Quaglia (Fondazione Crt) e Profumo (Compagnia di San Paolo). Voi, egregi presidenti, avete in mano tre risorse che altri soci pubblici non hanno: il buon senso, il denaro, e la maggioranza nel CdA dell'Egizio, se è vero che il terzo socio, il MiBACT, è comunque orientato per la conferma della Christillin. Ebbene, date un segnale. Se necessario andate al confronto in Consiglio d'amministrazione: se il Comune, e magari pure la Regione, vorranno opporsi, si accomodino. Finirà comunque 3 a 2. A meno che l'altro bel volpino, Franceschini, non cambi bandiera in ossequio alle loro gabole romane. Anche in quell'esecrabile eventualità, comunque, vi rimarranno il buon senso e il denaro, che i falabracchi non hanno mai avuto (il buon senso) o non hanno più (il denaro). Perdìo, ormai l'hanno capito tutti, chi davvero possiede i mezzi - economici e intellettivi - per sostenere nei fatti e non a parole le politiche culturali di questa terra sempre più desolata: fino a quando lascerete imperversare una masnada di indecisi a tutto, attenti unicamente ai propri pulciosi interessi di bottega? Non rientra forse nella vostra mission il benessere del territorio? Ecco, per il benessere del territorio oggi è essenziale contenere - nei limiti del possibile e del lecito - i malestri di una politica sempre più autoreferenziale e dannosa.
Un secondo appello avrei l'ardire di rivolgerlo all'Albertone Cirio in persona.
Stimato presidente (e mi creda, il termine "stimato" non è formale, né di circostanza), sono ancora convinto che lei sia una persona per bene. Però lo dimostri. Lei e la sua giunta avete preso un impegno che adesso qualcuno, anche nella vostra maggioranza, sembra voler eludere. Ecchecavolo, lei è il presidente, e allora faccia il presidente. Dimostri che, quando parla, lei parla a nome di una maggioranza coesa e concorde. E se coesa e concorde non è, se ne traggano le ineludibili conseguenze. A rischio di chiudere baracca e burattini. Lei, egregio presidente, gode di una fama di galantuomo che s'è meritato negli anni con i suoi comportamenti: mi creda, nella vita di un uomo - che è sempre e comunque più importante della politica - la stima del prossimo e la dignità valgono infinitamente di più di una maggioranza in un Consiglio regionale. Le consigliature passano, la dignità di un uomo resta. Sia all'altezza di se stesso, e non consenta ai traffichini della politicuzza bottegaia di continuare a giocare sul destino del più bel gioiello del nostro Piemonte. Gliene saranno grati i piemontesi, al di là di ogni fazione.
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