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Oggi è il giorno. Nel pomeriggio il bilancio 2019 del Regio arriverà sul tavolo del Consiglio d'indirizzo. Sarà un bilancio in rosso. E si spalancherà così la via al commissariamento bramato da Chiarabella. E' caduto anche l'appiglio della proroga al 31 ottobre del termine di legge per l'approvazione dei bilanci, prevista dal decreto "Cura Italia"; a quanto pare sarebbe saltata fuori una provvidenzale circolare del ministero che imporrebbe - non si sa in base a quale principio giuridico - il 15 luglio come scadenza perentoria.
Pertanto, colmo d'ammirazione ma non d'invidia, al termine dell'incontro ho domandato a Schwarz che farà della sua vita, quando arriverà il commissario. "Intanto vediamo cosa propongono. - mi ha risposto. - Guardiamo il bilancio, vediamo quando verrà questo commissario, chi sarà e cosa mi proporrà. Una cosa è certa: il mio mandato scade quando si dimette il Consiglio d'indirizzo. Se il Consiglio d'indirizzo si dimette, da solo o su richiesta di qualcuno, allora scade il mio mandato. E poi vedremo: anch'io farò le mie valutazioni. Intanto continuo a lavorare, la prossima stagione è pronta, ho un teatro da portare avanti".
"Mio generale, a che punto è la notte?". Il sovrintendente Schwarz con Paola Giunti, direttrice della comunicazione del Teatro Regio |
Sarà come dev'essere. Meglio: come hanno deciso che sia.
Perché una cosa dev'essere ben chiara. La responsabilità del commissariamento del Regio non ricade soltanto sul sindaco di Torino, che pure l'ha pervicacemente voluto per fini che restano da accertare; ma anche sugli altri soci che non si sono opposti, né hanno espresso pareri difformi. Ufficialmente, almeno, sia la Regione, sia le due fondazioni bancarie hanno acconsentito e approvato la scelta di Chiarabella, pur avendo i mezzi, e la maggioranza in Consiglio, per contrastarla; e con la decisione di non ripianare ancora una volta il rosso di bilancio, le hanno offerto il casus belli per scatenare l'Inferno.
Solo il futuro ci dirà se la loro sia stata una decisione saggia. Io ne dubito fortemente, per i modi e le circostanze in cui e per cui avviene: in politica ci sono cedimenti che non portano a nulla di buono. Non si perde la Polonia se prima non si sono persi i Sudeti.
L'eroismo del soldatino sabaudo
L'eroismo del soldatino sabaudo
Sapendo già tutto questo, ieri vado al Regio per la presentazione della stagione estiva: incontro en plein air, nell'atrio delle Carrozze, assenti clamorose la presidente della Fondazione Teatro Regio - nonché sindaco di Torino - Chiara Appendino, e il putativo assessore alla Cultura Francesca Leon. La giustificazione ufficiale della sola è la concomitanza con il Consiglio comunale: sindaco e assessore avevano l'impellente esigenza di presenzare in Sala Rossa (esigenza che spesse volte non avvertono) dove, a quel'ora, si discutevano imprescindibili interpellanze quali "A Torino si limita la libertà di stampa causa covid 19" (e io cretino che non me n'ero accorto...). Solo una mente maliziosa potrebbe supporre che volessero scansare le domande impertinenti dei cronisti in merito a inchieste e commissariamenti.
C'era in compenso uno Schwarz in apparenza sereno e soddisfatto del cartellone che è riuscito a preparare nonostante tutto, per riaprire il teatro e far lavorare i suoi musicisti.
C'era in compenso uno Schwarz in apparenza sereno e soddisfatto del cartellone che è riuscito a preparare nonostante tutto, per riaprire il teatro e far lavorare i suoi musicisti.
Schwarz, nonostante le difficoltà iniziali, manderà pure due formazioni ridotte, due ottetti, a suonare al Combo, per assecondare gli uzzoli comunali del Più Siamo Meglio Stiamo. Il tutto ovviamente graverà sul fragile bilancio del Regio, e fortuna che la Compagnia di San Paolo ha largito per l'operazione-estate un provvidenziale contributo di 60 mila euro, più altri 60 mila per i concerti della Filarmonica.
Ciò che davvero mi ha impressionato, ieri, è Schwarz medesimo. Ascoltandolo parlare con entusiasmo di quanto è riuscito a fare per una città che si sforza di disgustarlo, vengono in mente certi generali valdesi del Sei-Settecento, che vincevano in tutta Europa le battaglie dei Savoia; di quegli stessi Savoia che intanto, nelle valli, perseguitavano e bruciavano i valdesi. E tornano alla memoria le parole di Ernesto Ferrero ("sono un soldatino sabaudo") quando in piena emergenza accettò di riassumersi lo scomodo incarico di direttore del Salone del Libro, e pure gratis, per spirito di servizio, dopo che i satrapi l'avevano defenestrato in malo modo.
Ciò che davvero mi ha impressionato, ieri, è Schwarz medesimo. Ascoltandolo parlare con entusiasmo di quanto è riuscito a fare per una città che si sforza di disgustarlo, vengono in mente certi generali valdesi del Sei-Settecento, che vincevano in tutta Europa le battaglie dei Savoia; di quegli stessi Savoia che intanto, nelle valli, perseguitavano e bruciavano i valdesi. E tornano alla memoria le parole di Ernesto Ferrero ("sono un soldatino sabaudo") quando in piena emergenza accettò di riassumersi lo scomodo incarico di direttore del Salone del Libro, e pure gratis, per spirito di servizio, dopo che i satrapi l'avevano defenestrato in malo modo.
Credo che ciò dipenda dal senso del dovere spinto fino all'eroismo, fino al sacrificio dell'interesse personale, che è proprio della Riforma e che i tiepidi cattolici latini considerano eccesso di bontà d'animo, virtù da ammirare ma non da praticare.
Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum |
Avanti, per la gloria degli irriconoscenti Savoia.
Dal walhalla degli eroi, benedice Sebastian Schwarz il suo connazionale Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum, generale del re Carlo Emanuele III, per tutti a Torino "Barun Litrun". A lui, però, il Savoia fu riconoscente. Altri tempi.
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