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UN LAVORO NON SI LASCIA A META': ADESSO DEVASTIAMO L'EGIZIO

L'amministrazione civica si prende cura dell'Egizio
"Egizio, i 5 stelle contro il tris di Christillin". Titolo su Repubblica di ieri. Spiega l'articolista Jacopo Ricca (di solito bene informato) che Regione, MiBact e fondazioni bancarie - ovvero i quattro quinti dei soci fondatori del Museo - vorrebbero modificare l'articolo dello statuto che fissa il limite di due mandati per la presidenza, così da confermare l'accoppiata vincente del direttore Greco con la presidente Christillin, adesso che il secondo mandato dell'Evelina è giustappunto in scadenza. Dice, l'articolo, che anche Chiarabella, bontà sua, stavolta sarebbe d'accordo.

Ma al profilarsi dell'ipotetica
eventualità di combinarne una giusta, l'ortodossia grillina ha ritrovato l'antico vigore. I consiglieri della maggioranza sono insorti, schierandosi intrepidi contro il deviazionismo appendiniano, suscettibile di vanificare il duro lavoro di un intero mandato. Perché, sostiene tale Valentina Sganga, che egregiamente interpreta il ruolo di capogruppo M5S in Sala Rossa, "norme ad personam che invalidano un giusto principio di rotazione per noi sono irricevibili". No pasaràn.
La notizia mi suscita un pensoso interrogativo:
MA CI AVRANNO LA FACCIA COME IL CULO?

Guardate, non ha neppure importanza come uno la pensi sulla questione. Io sono della scuola Squadra Che Vince Non Si Cambia, e dunque ritengo che rompere la squadra Christillin-Greco sarebbe un'immane stronzata; ma posso benissimo sbagliare. Un altro può avere un'opionione contraria senza essere per forza un idiota. Quel che fa incazzare, con 'sta gente, è il metodo. La ratio. L'atteggiamento e il simil-ragionamento che lo sostiene.
Comprendo le alte ragioni ideali della signora Sganga, autorevole capogruppo M5S in Consiglio comunale. In effetti è giusto non lasciare a metà un lavoretto ben avvito.
In quattro anni di dura fatica e diuturno impegno quei laboriosi topolini hanno devastato la Fondazione Musei, cacciando dalla presidenza una manager magari irritante ma di sicuro valore internazionale come l'Asproni per rimpiazzarla con il pacioso e ininfluente sor Cibrario, e completare l'opera tagliandogli i fondi;
hanno devastato il Museo del Cinema, cacciando dalla direzione una delle più eminenti figure del mondo cinematografico italiano, Alberto Barbera, e imponendo - non senza creare gravi fratture nel Comitato d'indirizzo, e le dimissioni per protesta del presidente Toffetti - nientepopodimeno che Mimmo De Gaetano, e non credo sia necessario aggiungere altro;
hanno devastato il Teatro Regio piazzando alla sovrintendenza - contro ogni ragionevole contrario parere - il fulgido talento di William Graziosi con il mandato di invertire la rotta e - stando a quanto sostengono gli inquirenti - farsi pure una bella padellata di cazzacci suoi con la benedizione di Chiarabella; salvo poi, la stessa Chiarabella, commissariare lo sventurato teatro a espiazione dei peccati del mondo e in particolare dei suoi (di Chiarabella).
A questo punto non rimane, a questa premiata ditta di demolizioni, che devastare l'Egizio per completarel'opera entro la fine della consigliatura. E, com'è loro costume, "ci stanno lavorando". Manca meno di un anno alle elezioni, e resta ancora tanto da fare. Ad esempio, sistemare un altro bisognoso su una soffice poltrona al Museo Egizio. Giusto che poi non salti su qualcuno a dire che non hanno combinato niente di concreto.
Cazzo, per combinare hanno combinato, questi. Ben più di quel che hanno combinato a Roma nel 410 d.C. Alarico con i suoi Visigoti, che al confronto ci andarono leggeri leggeri.
Valentina Sganga, capogruppo M5S
Ma adesso l'assertiva Sganga fiuta il rischio che le forze della reazione (esterne e interne) si coalizzino contro i paladini del vincolo dei due mandati - a meno che non si tratti dei mandati loro,chè in tal caso le eccezioni sono ammesse pur di preservare al servizio del Paese eminenti statisti quali Di Maio o Appendino. 
E intanto il Museo Egizio corre il concreto pericolo di scontare le conseguenze della faida interna ai Cinquestelle, fra un'Appendino smaniosa di ricandidarsi (con quali prospettive, lo sa solo lei) e i duri del Movimento che non vedono l'ora di sbattergliela nel prosibus. Colpire l'Egizio per educare l'Appendina. Strategia finissima.
Certo, se la modifica dello statuto andasse al voto, il Comune potrebbe ritrovarsi unico contrario, contro il parere favorevole di Regione, MiBact e fondazioni. Prospettiva questa che, leggo sempre su Rep, indigna l'indignata speciale Sganga: "Sarebbe un'evidente forzatura, vista la contrarietà dell Città di Torino".
Hai capito? Per la sensibile Sganga una decisione a maggioranza di 4 contro uno sarebbe una forzatura. Chissà se la Valentona conserva memoria di quando la sua capa Appenina piazzò il protegé Graziosi al Regio, imponendolo al Consiglio d'indirizzo con la risicata maggioranza di 4 sì, 2 no e il rappresentate della Regione che, pur di evitare un conflitto diretto con il Comune, preferì lasciare la riunione anziché prostrarsi alla prepotenza appendiniana. E tutti i maneggi attorno alla direzione della Mole? I veti bizzosi, le trame da basso impero, i bandi usati come carta da culo, quella era tutta roba civile, giusto Valentona? Non furono forzature, vero? Quello fu il trionfo della vera democrazia, della volontà del popolo e soprattutto di Appendina e i suoi coboldi.
Ma va là, va là...

Ok, si ride per non piangere. Però non si saziano mai, questi? Ancora non si contentano di ciò che hanno combinato? Vogliono ritirarsi lasciandosi alle spalle soltanto rovine, come un esercito d'occupazione in rotta? Cosa gli dice il cervello? Ma poi che modi: spadroneggiano e va tutto bene, ma guai a decidere qualcosa a democratica maggioranza contro la loro volontà e il loro capriccio. Allora delirano di forzature. Solo allora. 
No, adesso domando a lorsignori, molto seriamente: davvero ci considerate tutti coglioni?

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