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INDOVINA CHI VIENE AL MUSEO: I MANEGGI PER SISTEMARE I BISOGNOSI

Innanzitutto le buone notizie: ho fondate ragioni per prevedere che stavolta i capricci non pagheranno. Le fondazioni bancarie, e con loro il MiBact, sono decise a non cedere alle bizze dei cinquestelle, e ad approvare comunque la modifica dello statuto del Museo Egizio che consentirà di affidare il terzo mandato come presidente a Evelina Christillin. La Regione è un po' più tentennante - da quelle parti le miserie del mercato politico hanno purtroppo maggiore udienza - ma alla fine neanche Cirio si piegherà al diktat di una fazione del M5S; diktat volto in realtà a colpire trasversalmente - più che la Christillin - le ambizioni di ricandidatura dell'odiata Appendino. La quale Appe, se sarà costretta dalla sua prepotente maggioranza a opporsi alla modifica, si ritroverà schiacciata con un calcistico 1-4, nell'assemblea sociale. E non potrà che rassegnarsi - forse non troppo a malincuore, stavolta - alla volontà della maggioranza.

Proviamo con la Fondazione Musei

Sfumato il tentativo di piazzare un genio incompreso e bisognoso anche al vertice del Museo Egizio, i topolini industriosi puntano sulla Fondazione Musei, che già in passato ha goduto delle attenzioni e del tocco magico dell'amministrazione civica
Adesso a Palazzo Madama l'anomalia del direttore mancante - Guido Curto è passato alla Reggia di Venaria lo scorso settembre - dovrebbe risolversi: mi giurano che il bando per trovare quello nuovo è pronto - ma non ancora non ho avuto il bene di vederlo - e i pronostici danno per favorita Simonetta Castronovo, l'attuale conservatore-capo. Soluzione interna valida, e che rappresenterebbe un risparmio per le esauste casse della Fondazione. Il profilo è impeccabile dal punto di vista scientifico, ma non saprei quanto adatto ad affrontare le beghe amministrative in un museo che non gode di splendida salute.
Si sente parlare anche di un cambio di direzione alla Gam. A quanto pare la gestione-Passoni non convince. L'idea sarebbe di sostituirlo con l'attuale direttrice di Artissima, Ilaria Bonacossa: idea piuttosto stravagante, se si considera che creerebbe un problema ad Artissima, senza la certezza di risolvere quello della Gam. La sensibilità dell'ottima Ilaria è tutta rivolta al contemporaneo che più contemporaneo non si può, e il rischio sarebbe di creare un altro "spot" del contemporaneo, in concorrenza con Rivoli, Sandretto, Merz e pure Ogr, a scapito della ricca collezione moderna, dalla fine del Settecento al Novecento, che è la vera peculiarità della Gam, il patrimonio da valorizzare. Per tacere del fatto che forse il pubblico torinese gradirebbe una seria offerta espositiva sul moderno, oggi carente, mentre a Torino di contemporaneo ormai ce n'è a bizzeffe, direi quasi troppo rispetto ai gusti del visitatore medio. Detto fuori dal culturally correct: vorrete darcele, prima o poi, quelle belle mostre che piacciono a tutti e che tutti capiscono? 
Carriere à rebours. Bonisoli dal MiBact alla Ftm?
Comunque la partita vera alla Fondazione Musei si giocherebbe sulla poltrona di presidente. In apparenza Maurizio Cibrario non è in discussione, ma da tempo circola sottotraccia il nome di un possibile sostituto: quell'Alberto Bonisoli transitato - quando la Lega e il M5S si volevano bene - sullo strapuntino di ministro dei Beni culturali; forte di una recente militanza cinquestelle, della laurea in Bocconi (come Chiarabella, a riprova dell'efficacia formativa di quell'ateneo) e della direzione di un istituto privato, la "Nuova accademia di belle arti"
Al MiBact Bonisoli non sembra aver lasciato tracce profonde, ad eccezione di alcune coraggiose esternazioni quali "i cinepanettoni e il Grande Fratello sono cultura": quindi la sua spiccata personalità non farebbe ombra alla vera domina della Fondazione Musei, il segretario generale Elisabetta Rattalino, che nel perdurante vuoto di potere oggi di fatto tiene in mano tutte le redini e tutte le chiavi dei Musei Civici. 
Se devo dire come la penso, a me quella di un Bonisoli in pista per la Fondazione Musei pare una bufala, o al limite un'ipotesi giornalistica piuttosto surreale. Però non dimentichiamo che a Torino le ipotesi surreali spesso diventano concrete realtà. E gli industriosi topolini non intendono lasciare dietro di sé nessun fedele inesaudito, nessuna questione irrisolta e nessun terreno non salato. 
Bei tempi: Ghigo e De Gaetano all'inaugurazione del Tff 2019

Caos calmo alla Mole

In teoria, invece, al Museo del Cinema dopo tanti trambusti la situazione dovrebbe essere tranquilla, con Ghigo alla presidenza della Fondazione, De Gaetano alla direzione del Museo, e Francia di Celle alla direzione del Tff. Radio-Mole tuttavia manda segnali discordanti: fra De Gaetano e Francia di Celle pare non regni l'armonia, con il presidente Ghigo impegnato a metter pace come un padre di famiglia alle prese con due fratelli che si fanno i dispetti.
A quanto mi riferiscono, De Gaetano temerebbe di essere offuscato da Francia di Celle, figura più autorevole e - aggiungono alcuni - più concreta e operativa rispetto il direttore del Museo. Il quale ha dalla sua la giustificazione del Covid: il lockdown gli ha impedito in questi mesi di sciorinare ogni sua abilità e virtù, a parte - riferiscono fonti interne - qualche tentativo fallito di imbarcare al Museo persone di sua fiducia. Ho l'impressione che Ghigo per ora si sforzi di difenderlo, ma non darei per scontanta la conferma alla scadenza del primo anno di mandato il prossimo ottobre. Il contratto prevede infatti una verifica annuale, e nel Comitato di gestione c'è chi è deciso a non considerare quella clausola come una pura formalità. Ciò potrebbe essere un concreto problema per De Gaetano, tenuto conto che le fondazioni bancarie - che lo scorso settembre diedero senza entusiasmo il via libera alla sua nomina voluta da Comune - oggi mostrano un atteggiamento molto meno arrendevole ai diktat appendiniani. 
D'altro canto va anche precisato che, tra il personale del Museo, non mancano i disistimatori del neo-direttore, per cui certi rumors potrebbero essere enfatizzati ad arte.
Insomma, in omaggio alle sembianze morettiane di Francia di Celle chiuderei dicendo che alla Mole è caos calmo.
That's all folks. E incrociate le dita.

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