Non sarò certo io a negare l'ineluttabilità e l'utilità del lockdown. Figurarsi. Io in lockdown ci sto da settembre, da quando cioè - dopo la bella estate durante la quale numerosi miei connazionali hanno allegramente sbagasciato ai mari e ai monti - ho maturato la matematica certezza che la spregiudicata e spensierata noncuranza del Paese dei Campanelli ci avrebbe riprecipitati nel bel merdaio in cui oggi annaspiamo.
Semmai non mi hanno del tutto convinto alcune tappe dell'irresistibile marcia di avvicinamento alla zona rossa: penso alla frettolosa chiusura di cinema e teatri, fra le primissime vittime del pre-lockdown benché in quei luoghi le norme di sicurezza fossero osservate con scrupoli e rigidità senza pari. Ma la situazione attuale non consente sottigliezze bizantine e distinzioni poetiche: e dunque ritengo ineluttabile l'amara rinuncia agli spettacoli, alle fiere d'arte, ai festival (ho già spiegato perché non considero validi surrogati le versioni on line). Mantengo alcune superstiti riserve soltanto per i musei. Li considero un servizio essenziale - agibile in perfetta sicurezza - per la cura dello spirito; così come lo sono, per i credenti, le chiese, che sono rimaste aperte a conferma che non esistono soltanto servizi essenziali per il corpo.
Ho cercato di spiegare il mio pensiero in questo articolo sul Corriere di oggi. Mi rendo conto che è una posizione di principio, e utopica. Però mi è sembrato comunque necessario scriverlo: giusto per ricordarci che non di sola materia siamo fatti.
https://www.aib.it/attivita/comunicati/2020/86268-libri-essenziali-biblioteche-chiudono/
RispondiEliminahttps://www.corriere.it/scuola/universita/20_novembre_09/librerie-parrucchieri-aperti-biblioteche-chiuse-ma-perche-71b1b548-226b-11eb-bd01-ee72f0d01280.shtml
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