Passa ai contenuti principali

BELLO E DIGNITOSO: AMO IL MUSEO ACCORSI

Il curatore Francesco Poli davanti a un  dipinto di Pinot Gallizio

Credo di averlo già detto. Il Museo Accorsi Ometto non è soltanto uno scrigno di bellezza che Torino non valorizza quanto meriterebbe; è anche - e soprattutto, ai miei occhi - un modello virtuoso di pratiche espositive. In parole semplici: mi piacciono molto le mostre del Museo Accorsi, e mi piace ancor di più il progetto che da qualche anno, nelle sale di via Po 55, ripercorre i momenti cruciali della vicenda artistica torinese del Novecento, con mostre di qualità alle quali riconosco due extra-meriti a mio avviso eccezionali. Intanto, gran parte delle opere esposte arrivano da collezioni private. Ciò consente al pubblico di ammirare capolavori altrimenti invisibili; e ci risparmia la noia del déjà vu conseguenza delle solite partite di giro fra i grandi musei, per cui - prestito dopo prestito - ci ritroviamo sotto il naso quadri visti e rivisti. Voglio dire: bellissima la sfilata di capolavori di Capodimonte alla Venaria, ma insomma, Napoli non è in Australia, e credo di non essere l'unico torinese che, almeno una volta nella vita, è andato a Napoli, e quando sei a Napoli ci vuol poco a visitare Capodimonte. Altro esempio: stupenda la mostra di Guercino a Palazzo Chiablese, ma trovo inutilmente enfatico definire "prestito eccezionale" quella "Madonna del Rosario" che ha semplicemente percorso le poche decine di metri che separano Chiablese dalla chiesa di San Domenico dov'è abitualmente esposta.

Invece, se vi farete il regalo di visitare "Torino Anni 50. La grande stagione dell'Informale", che si apre domani all'Accorsi, vedrete per la prima (e forse unica) volta una graziadiddio di dipinti di Pinot Gallizio, Francesco Casorati, Ezio Gribaudo, Mario Lattes, Enrico Paulucci, Carol Rama e quant'altri, che non troverete mai nei musei: opere eccelse che escono - spesso per la prima volta - dalle case e dai caveau dei collezionisti privati. Un'occasione da non perdere, insomma.

Ma c'è un secondo extra-merito che voglio riconoscere al Museo Accorsi Ometto: trattasi di fondazione privata, che lavora nella più plateale indifferenza delle istituzioni. Questa mostra, come tutte quelle precedenti, non beneficia di contributi, sussidi o elemosine pubbliche. Neanche un centesimo. E a questo proposito mi ritorna in mente un gustoso episodio di qualche tempo fa: un consigliere comunale aveva presentato una bizzarra interpellanza con la quale pretendeva di sapere quanti fossero i visitatori, e quanti gli incassi, di un tot di quelli che egli, sprovvedutamente, definiva "musei civici". Dico "sprovvedutamente" perché lo sprovveduto aveva inserito nell'elenco di tali musei anche il Museo Accorsi, privatissimo. Il Museo Accorsi, per tutta risposta, gli mandò a dire che non vedeva per quale ragione al mondo avrebbe dovuto dargli tali informazioni. E lo sprovveduto ebbe pure l'improntitudine di mettere su il broncio. 

Anche per questo ammiro il Museo Accorsi. Dignità, sempre. Con certa gente, che nulla dà e tutto pretende, mai chinare la testa. 

Commenti

  1. bravo Francesco e coloro che hanno dato supporto alla realizzazione del progetto , straordinario e bellissimo lavoro di approfondimento dell'arte e della ricerca ,tanto piu,....non lontano da casa ....( anche intorno al t,erritorio si possono ritrovare le stelle ) è stato un vero piacere ,scoprire e riconoscere opere d'artisti amici - di un periodo ormai di ricordi -

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la