Ripubblico qui il breve commento uscito ieri sul Corriere e non disponibile on line
Che Salone sarà, il primo Salone del Libro diretto da Annalena Benini? Il più grande, il più bello, il più visto di sempre, dicono promettono auspicano quelli che il Salone lo organizzano. E probabilmente avranno ragione: comunque vada, il Salone è per antonomasia un successo. Ma io, che il Salone non lo organizzo e aruspice non sono, non azzardo vaticinii: posso semmai interpretare i segnali che mi arrivano dall'ennesima presentazione, kermesse mai prima sperimentata, officiata in un cinema sterminato, con scialo di contributi video rutilanti, musichette swing, applausi e gridolini d'entusiasmo della platea, che sembra di stare a una convention aziendale tipo Mediaset.
Vaghi indizi sul Salone che verrà si possono tuttavia trarre dalle apparenze. Dall'outfit, direbbero alle convention aziendali. Sappiamo che il Salone è, prima di tutto, lo specchio del suo direttore, e dunque qualcosa vorrà pur dire lo iato evidente fra lo stile casual-stropicciato del descravattado Lagioia e l'elegante tailleur-pantalone nero di Benini, che avrebbe il suo bel perché anche alla prima del Regio, o su una terrazza romana. È rassicurante, via. Bon chic bon genre. Poi non si può mai dire, magari vivendo scopriremo un'Annalena discola che impeperà ben bene il suo Salone. Non la conosco abbastanza da permettermi conclusioni definitive. Ma un secondo indizio antipanico arriva dall'eloquio della neodirettrice, garbato sino all'affettazione, proprio di chi parla in corsivo con le vocali larghe e strascicate - "buongiooorno, vi deeevo dire taaante cooose" - impeccabili in qualsiasi salotto letterario a condizione che ci sia qualcuno che arrota le erre a far da controcanto. Ieri, ad esempio, c'era.
Ecco, sono semplici indizi, ma tranquillizzanti per chi nel recente passato aveva mal digerito alcune controverse impennate del Salone di Nic Lagioia. Indizi che promettono un Salone mai eccessivo, politicamente corretto, plurale senza prendere rischi, alieno da opposti estremismi - nella speranza di non incapparci per mala ventura. Un Salone che parla in corsivo.
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