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C'ERA UNA VOLTA L'ARCI

Ricevo e pubblico, piuttosto amareggiato. Ormai non mi sorprende più nessuna malefatta. Ma l'Arci. Che non è più quella di una volta, d'accordo. Ma uno specchio, uno specchio per casa, almeno uno, ce lo avranno ancora?

Lunedì 2 maggio, probabilmente mentre nella sua sede si stavano ancora ripiegando le bandiere usate al corteo del Primo Maggio, il Comitato Provinciale dell’Arci di Torino ha licenziato senza alcun preavviso la giornalista che da otto anni curava l’ufficio stampa dell’associazione.
Il provvedimento è stato motivato con l’intenzione di “esternalizzare” la funzione e, se vogliamo, si tratta di un argomento che ne accresce la gravità. Sappiamo bene quanto nel mondo del lavoro la parola “esternalizzazione” faccia rima con “precarietà” e colpisce che anche un’organizzazione da sempre in prima fila nella difesa dei diritti dei lavoratori, alleata della Federazione della Stampa nella battaglia per la libertà dell’informazione, decida di imboccare questa strada. Più ancora colpisce la brutalità con la quale è stato comunicato il provvedimento, un comportamento che credevamo estraneo alla tradizione dell’Arci.
L’Associazione Stampa Subalpina chiede l’immediato ritiro della lettera di licenziamento e, nel dare il proprio pieno appoggio legale e politico alla collega, fa appello anche alle strutture nazionali dell’Arci perché il comportamento dell’associazione sia coerente con la storia e i valori dei quali essa è da sempre portatrice.
ASSOCIAZIONE STAMPA SUBALPINA

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