Floreali: Carolyn Christov Bakargiev e i vasi di Gallé |
Tranquilli, non mi sono messo a scrivere strano. Figurarsi se mi viene una frase come "una nuova visione delle relazioni tra le prospettive organicistiche del tardo Ottocento e degli inizi del Novecento e le visioni biocentriche di oggi". Ma neanche in cent'anni. Ho copiato dalla presentazione, tanto per darvi l'idea (con parole alate) di che cos'è "Organismi", la prima mostra curata alla Gam - insieme con Virginia Bertone - dalla doppia direttrice Carolyn Christov Bakargiev.
Detta così, può apparire complicata, la mostra che starà alla Gam fino al 6 novembre. Invece no. E' semplice quanto bella. Così semplice che la può capire un bambino, e così bella che la può apprezzare il più malmostoso degli esperti d'arte. Parla del rapporto fra l'arte e la natura, dai fiori dell'Art Nouveau alle "facciate giardino" di Patrick Blanc. Ed è esattamente ciò che intendo per "Grande Mostra". Una di quelle mostre che mi piacciono perché hanno un senso, un filo logico, una narrazione.
Le imprese di Carolyn
Carolyn ci sa fare, questo è chiaro. La aspetta un lavoro da paura: fondere Rivoli e Gam, rilanciare il Castello, e intanto pensare qualche Grande Mostra, dopo tante mostre soltanto grandi. Ma con quell'aria un po' da cartone animato, ha tutto ciò che serve per l'impresa: talento, cultura, visione e cocciutaggine.Notate che a me, di "Organismi", interessa al massimo un cinquanta per cento. Sono sempre vissuto in una casa con la facciata coperta d'edera, figurarsi se mi emoziono per un francese che semina la cicoria sui muri. Né mi appassiona l'architettura ecologica, e neppure le foreste di linee e le piane abissali di Pierre Huyghe. Cioé, sì, interessante; ma per me non necessario. Per qualcun altro sì, senza dubbio. E questo è buono e giusto.
Mi faccio pure ipnotizzare
Ad essere onesto, non mi ha neppure emozionato (però divertito sì) la performance di Marcos Luytens, un simpatico cazzaro che sostiene di "impiantare le opere d'arte nelle menti tramite l'ipnosi". Stamattina ha dato una dimostrazione con sette volontari. Uno dei sette era la presidente di Torino Musei, Patriziona Asproni, per dovere d'ospitalità. Per stare dentro la notizia mi sono prestato anch'io all'esperimento. Il simpatico cazzaro ci ha parlato con voce profonda e maliarda sollecitandoci a cedere all'inconscio: ovviamente non mi è successo niente di niente, però ho finto con convinzione, per non mortificarlo.E vabbé, questa è metà della mostra. Che - ripeto - ha comunque un senso, anche se io mi distraggo e vado di corsa.
Ma per fortuna che c'è Gallé
Piatto "Algues, étoile de mer et crabe" di Gallé in mostra alla Gam |
Ecco, questa è la parte che mi entusiasma di "Organismi". Intanto, c'è uno sfondone di vasi, piatti, lampade di Gallé e della manifattura di Nancy. Ne basterebbe uno soltanto per giustificare l'esistenza degli occhi. Alla Gam ce n'è una quarantina. E ad accompagnare quel ben d'Iddio, ci sono i disegni preparatori, i bozzetti, oggetti e testimonianze che ti portano dentro l'opera d'arte, ne raccontano la nascita e le ragioni. E ancora, a crescere, il clima e i tempi dell'Esposizione Universale, quando Torino fu, prima nel mondo e per la prima volta al mondo, capitale del design. Un'avventura straordinaria che la mostra racconta attraverso il lavoro e le storie dei protagonisti: da Leonardo Bistolfi, il grande scultore che l'Esposizione la ordì, a Raimondo D'Aronco, l'architetto che ne progettò i padiglioni, così come li vediamo negli splendidi bozzetti.
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