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TGLFF: REPORT DAL PAESE DEI SENZA VERGOGNA

La giurata del Tglff Paola Turci e il direttore Giovanni Minerba
Ogni anno, quando comincia il Torino Gay & Lesbian Film Festival, ci ricasco. Ogni anno mi domando - poiché sono uno stupido illuso - se davvero oggi abbia ancora un senso un festival sul cinema gay. Ormai, pensa lo stupido illuso, siamo una società civilizzata, e in una società civilizzata non dovrebbe esserci necessità di un festival specifico sul cinema gay più di quanto non ce ne sia di uno sulla pesca con la mosca.
Non si fa neppure più vivo neppure il solito politicante di centrodestra con la classica intemerata contro Cinema Gay, che per anni mi ha procacciato momenti di vero divertimento. Ed è ormai consegnato all'archivio delle miserie umane, insieme con lo smutandato autore, pure il diktat omofobo di Cota, che per cinque anni negò, con sprezzo del ridicolo, il patrocinio della Regione al Tglff. Insomma, sembra quasi di vivere in un paese normale.

La prevalenza del cretino

Poi le notizie arrivano tamburellanti a strapparmi ogni illusione.
Prima un condominio di Torino se la prende con due inquilini, e guarda un po' nel frusto copione delle liti condominiali si inserisce la variabile gay: non so per quale motivo si litigasse, in quel palazzo, ma al consueto repertorio di dispetti fra vicini si inserisce - pensa la combinazione - l'insulto omofobo, persino l'aggressione omofoba, dato che i due inquilini sono gay. Un minimo sindacale di civiltà vorrebbe che, ammesso che io abbia un vicino che considero molesto, semmai me la prenda con lui in quanto molesto; senza tirare in ballo il fatto che sia gay, o podista, o collezionista di francobolli.
Subito dopo, una ricerca dell'Ires mi certifica quanto già sospettavo, ossia che questa non è una città per bene; bensì una città dove quasi la metà degli abitanti (il 44 per cento, per la precisione, ma si sale al 47 per cento in tutto il Piemonte) avrebbe preferenza di non avere un gay come vicino di casa. La ricerca dell'Ires dimostra tre cose: primo, che i torinesi hanno un serio problema in materia di buon vicinato; secondo, che quasi la metà dei torinesi (quel 44 per cento) sono persone che io avrei preferenza di non avere come vicini di casa; terzo, che la prossima volta che Fassino dice in pubblico che la nostra è una città civile, è pregato di precisare che, nella migliore delle ipotesi, è civile al 56 per cento.
Infine, stamattina vado al Tglff per seguire un incontro sulla situazione della Tunisia, dove gli attacchi omofobi, pubblici e privati, si moltiplicano; dove esiste una legge che punisce con il carcere la sodomia; e dove per accertare tale reato si pratica uno stravagante esame medico definito "test anale". Sospetto che non sia l'esame della prostata.
Scoprendo simili brutture all'estero, torno a rallegrarmi di vivere in Italia: ma, mentre sto rallegrandomi, leggo che a Bari un ragazzo si è suicidato, stanco di subire vessazioni per la sua omosessualità. Vessazioni anche in famiglia, lasciano intendere alcune cronache. E poi dicono le belle famiglie italiane.

Fatto sta che il direttore del Tglff, Giovanni Minerba, rilascia una dichiarazione: "Per l'ennesima volta, dopo quanto è successo a Bari, ci troviamo di fronte ad un suicidio causato da omofobia - pensare che anche stavolta non ci siano colpevoli mi resta difficile; poi leggendo i giornali si trova la conferma. La triste cronaca ci dice quanto sono necessari i film come 'Bullied to Death' di Giovanni Coda, che ci parla proprio di questo, oppure il film di Veronica Pivetti 'Né Giulietta né Romeo', che amplia questi temi affrontando il rapporto fra genitori e figli. Questi sono i motivi per cui si chiede con urgenza, da anni, una legge contro l'omofobia".
Ok.
Io invece, egoisticamente, ringrazio quei figuri: d
a eterosessuale convinto e (se possibile) praticante, mi sento confortato e rassicurato nella mia disistima per l'umanità. Passo quindi a pubblicare il programma di domani del Tglff. Un festival più che mai necessario in Italia, il paese dei cretini senza vergogna.

Il programma di sabato 7

La giornata di sabato 7 maggio inizierà con un evento speciale: alle 10, in Sala 1, Veronica Pivetti presenterà, in anteprima nazionale, il suo film d’esordio alla regia, "Né Giulietta né Romeo". La pellicola racconta la storia del sedicenne Rocco, che si scontra con l’incomprensione dei propri genitori quando decide di fare coming out. Subito dopo la proiezione, l’attrice e regista discuterà anche del rapporto fra genitori e figli con Giovanni Minerba, Alessandro Lombardo (presidente dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte) e Alessandro Battaglia (coordinatore Torino Pride). Modera l’incontro Silvano Bertalot. Ingresso: 3 euro.

Sempre in Sala 1, alle 18,15, sarà proiettato "Chemsex" di William Fairman (presente in sala) e Max Gogarty, a introdurre il film ci sarà anche David Stuart, medico protagonista del documentario. L’opera racconta il dramma del chemsex, la dipendenza da sostanze stupefacenti abbinate al sesso, che si è diffusa tra la comunità gay londinese e rappresenta un nuovo, terribile pericolo. Sedici interviste compongono il lavoro, prodotto da Vice Uk, una denuncia su chi è rimasto vittima di un pericoloso meccanismo, fonte di disagio, isolamento e autodistruzione.

In Sala 3, alle 18,15, sarà omaggiato Ettore Scola con la proiezione di "Una giornata particolare", restaurata dalla CSC-Cineteca Nazionale, sotto la supervisione di Luciano Tovoli. L’evento sarà preceduto da un video messaggio di Maurizio Costanzo, seguirà poi l’intervento di Silvia Scola, figlia del regista scomparso lo scorso gennaio.

Alle 20,45 in Sala 3, Silvia Scola sarà al fianco del regista Nicola Ragone per presentare il suo "Sk-Sonderkommando" (Italia, 2015), cortometraggio in concorso del quale ha scritto la sceneggiatura. Con loro ci sarà anche Alejandro Beltrán, che presenterà "Lost Years" (Regno Unito, 2015), altro cortometraggio in concorso.

Proseguirà, in Sala 1, il Concorso lungometraggi, con il film "Thèo et Hugo dans le même bateau" (Francia, 2016) di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, che saranno presenti in sala.

Alle 22,30, sarà il momento di "Fourth Man Out" di Andrew Nackman (USA, 2015).

Va avanti anche il Premio Queer con "Closet Monster" di Stephen Dunn (Canada, 2015), alle ore 16,30 in Sala 1, e con "O Ninho" di Filipe Matzembacher e Marcio Reolon (Brasile, 2016), alle ore 22,45 in Sala 2.

Tra gli altri appuntamenti, si segnalano i cortometraggi inclusi nella sezione “Km 0: gli italiani”, in programma alle ore 14,15 in Sala 3. Fra questi, Daniele Sartori presenterà il suo "Principe Maurice #Tribute"; Alessandro Sena introdurrà poi "Umana Voce", insieme alla drag queen Marlene de Pigalle, protagonista del film; Maria Guidone parlerà del suo lavoro "Tutta intorno a me"; Sara Luraschi e Stefania Minghini Azzarello introdurranno il loro "The Second Closet".

Alle 18,15, in Sala 2, saranno proiettati altri due film italiani. Si tratta del cortometraggio "Misteriosofica fine di una discesa agli inferi", con il regista Giuseppe Bucci presente in sala, e del lungometraggio "Bullied to Death", introdotto dal regista Giovanni Coda, che fa il suo ritorno al festival dopo aver già partecipato nel 2013.

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