Take him or leave him: che ne fanno di Alberto Barbera? |
Che ne facciamo di Barbera?
La verità, per come me la raccontano i miei insider, è un'altra: c'è uno scontro in atto fra Comune e Regione sul destino del direttore uscente, Alberto Barbera. Il Comune, mi dicono, sarebbe dell'opinione di metterlo alla porta senza tante storie. La Regione vorrebbe invece affidargli una consulenza come direttore artistico. O magari è l'inverso, vai un po' a capire. Così me la raccontano, così la riferisco. Di sicuro c'è che non si sono ancora messi d'accordo. Altrimenti col cazzo che rinviavano.A questo punto non è nemmeno chiaro quali funzioni avrà il nuovo direttore. Se Barbera non restasse alla direzione artistica, c'è da chiedersi chi si occuperà dei contenuti e delle attività del Museo. Il nuovo direttore, forse? Boh: finora s'era detto che avrebbe avuto funzioni squisitamente gestionali e amministrative - il famoso ragiunatt, insomma - come si deduce anche dalla lettura del pasticciatissimo bando.
Il bando, in effetti, descrive così le competenze del direttore: "Cura la gestione organizzativa, amministrativa e finanziaria della Fondazione, in conformità alle deleghe attribuite dal Comitato di Gestione; coadiuva il Comitato nella predisposizione del bilancio preventivo e consuntivo; cura e coordina i rapporti con i soggetti coinvolti nella gestione delle diverse attività della Fondazione; rappresenta la Fondazione come Datore di lavoro ed esercita la funzione di Responsabile del Personale curando, nei limiti fissati dal Comitato di Gestione, la gestione e l’organizzazione delle risorse umane, anche con riferimento agli aspetti disciplinari e in ottemperanza alle vigenti disposizioni di legge e regolamentari; cura la definizione e l’attuazione del piano di comunicazione interna ed esterna della Fondazione; cura lo sviluppo delle attività di fundraising in collaborazione con gli altri soggetti incaricati".
Nessun accenno a retrospettive di Kiarostami o mostre sul cinema espressionista tedesco.
Direzione sì, direzione no, bando sì, bando no: il Museo dei Cachi
D'altra parte, è quello che s'era detto da mo': Alberto Barbera è fra i massimi e più stimati esperti di cinema a livello mondiale, e non soltanto perché dirige la Mostra di Venezia, ma soprattutto in virtù delle sue competenze e dei suoi rapporti internazionali. Tuttavia non è laureato in Economia e Commercio, e amministrare un museo come quello della Mole non è un compito per dilettanti - benché, sia detto a suo onore, Barbera abbia presentato i conti in ordine dopo un periodo di gravi difficoltà.In seguito a lunghi dibattiti, la Regione e la passata amministrazione comunale s'erano accordate per trovare il direttore-ragiunatt senza però rinunciare al contributo di Barbera come direttore artistico - o responsabile delle attività scientifiche ed espositive del Museo, fate voi. Resterebbe comunque il problema del bando, che uno sciagurato regolamento comunale attribuibile a quei genii della scorsa consiliatura sembra imporre anche per incarichi squisitamente "artistici". Questo non costituisce però un ostacolo insormontabile, considerata la disinvolta gestione dei bandi in questa nostra città dei campanelli: ma, ciò che più conta, lo Statuto del Museo del Cinema non prevede il ricorso al bando per la scelta di un direttore, che viene nominato dal Comitato di gestione.
Appurato che fino a prova contraria nei paesi dove sopravvive una parvenza di legalità (tipo il Turkmenistan) gli Statuti delle fondazione pubblico-private non si cambiano a botte di votazioni nel solo Consiglio comunale, ci sarebbe piuttosto da chiedersi in base a quali leggi si sia fatto il bando per il nuovo direttore del Museo. Ma transeat, tanto qui ormai vale tutto e gli Statuti sono carta da culo.
Aggiungo che, tra i vantaggi ipotizzati da quell'accordo, c'era anche la considerazione che il ruolo di semplice direttore artistico sarebbe più gestibile alla luce dell'impegno di Barbera a Venezia: ovvero il punto di forza dei suoi disistimatori che da tempo gli rinfacciano il doppio incarico.
Le accuse di Appendino
E qui entra in scena madamin Appendino. Quando ancora stava all'opposizione sferrò contro Barbera un attacco frontale a mezzo interpellanza accusandolo di tre gravi misfatti:1) la conferma alla direzione senza bando (e su questo, ho detto)
2) il doppio incarico, appunto (e lì vige il postulato Bush: camminare e contemporaneamente masticare un chewing gum non è impresa alla portata di tutti)
3) il fatto di rivestire un incarico presso una pubblica amministrazione percependo un compenso, cosa che la legge Madia vieta ai pensionati.
Alberto Barbera non era pensionato allora, come non lo è oggi. Lo feci notare ad Appendino, che all'epoca ancora mi parlava, e lei mi confessò di "non essere sicura" se la disposizione della legge Madia riguardasse soltanto i pensionati o si applicasse comunque a partire da una certa età. Età che la giovincella considerava forse sinonimo di rimbambimento senile. Rassicurai su quel punto Appendino e i suoi autori: stabilire per legge il rimbambimento senile di tutti i cittadini sopra dei 65 anni (l'età di Barbera all'epoca dei fatti) sarebbe una minchiata troppo grossa persino per Maria Grazia Madia.
L'incidente si chiuse lì, con qualche sana risata.
Ma per antica tradizione in questa bella cittadina le memorie sono lunghe e il Potere non perdona. Di riffa o di raffa presenta sempre il conto.
Per cui il Museo del Cinema resta in mezzo al guado, nell'attesa che lorsignori si mettano d'accordo. E capiscano quale direttore vogliono. Amministrativo? Artistico? Amministrativo&artistico? Il bando è per un direttore gestionale: e l'artistico chi lo fa?
Nell'attesa dei comodi loro, rivolgo ancora una volta un sommesso suggerimento ad Alberto Barbera: mandali affanculo e vattene a Venezia. O anche a Milano. Tanto il Museo del Cinema prima o poi ti raggiunge.
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