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ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

Mi sembra corretto pubblicare il testo completo della mail cui mi riferisco. Mi limito ad eliminare i riferimenti che consentirebbero di identificare l'associazione e il festival perché non voglio farne una questione ad personam: ciò che mi spaventa è la mentalità di base, ahimè assai diffusa tra gli operatori culturali 

"Scriviamo questo comunicato per annunciare che quest'anno, la nona edizione di XXXXXXX non avrà luogo.
Speriamo in questo modo di poter raggiungere tutte quelle persone che ci hanno seguito in questi anni e che ci chiedono da tempo se il Festival si svolgerà. Ci auguriamo inoltre che questo messaggio possa generare qualche reazione e qualche commento, ma soprattutto proposte e dibattito.

Nel 2011 il Festival era “saltato” a causa del blocco dei bilanci di molti enti pubblici. Una situazione di estrema incertezza che non ci aveva permesso neppure di iniziare ad organizzare il nostro lavoro, non disponendo di risorse proprie.

Quest'anno la situazione è decisamente cambiata. I finanziamenti pubblici non ci sono per niente, o meglio:  non ci sono per moltissime iniziative ed associazioni che hanno lavorato seriamente in tutti questi anni lontane dai riflettori ed in modo indipendente da qualsiasi protettorato politico. Non ci sono per un Festival come il nostro, che si muove in zone della città in cui non sembra importante far arrivare iniziative culturali di un certo tipo. Zone della città nelle quali un festival per tutti, all'aperto, con un'offerta XXXXXXX inedita ed in lingua originale, attento a coinvolgere la popolazione locale ed i suoi saperi, a qualcuno sembra assurdo, se non inutile. Evidentemente sono altre le iniziative che si vogliono valorizzare.

L'anno scorso con un finanziamento di URBAN siamo riuscite a organizzare l'ottava edizione ma, pur riconoscendo l’importanza di questo sostegno, le risorse a nostra disposizione sono state complessivamente inferiori a quelle necessarie. Non è stato infatti possibile realizzare quel percorso itinerante finora conosciuto che potesse durare alcuni fine settimana, capace di attraversare diverse zone della nostra città meticcia e in divenire, con diverse opere inedite e con la presenza di XXXXX in strada, insieme al pubblico.

Un Festival che appartiene soprattutto a tutte quelle persone che ci hanno aiutato dal 2004  nella realizzazione di un evento che è sempre stato anche un pò (pò con l'accento è nel testo originale: il difficile rapporto degli 'operatori culturali' con l'ortografia meriterebbe un approfondimento, Ndr) un sogno, proprio perché non dipendente solo da un finanziamento o da una singola associazione, ma dalle tante persone che lo creavano partecipando, come soggetti, alla costruzione della programmazione e dando vita allo spirito di ogni piazza, di ogni serata.

Ci sembra importante sottolineare cheprogetti come il nostro (così come molti altri, in questo paese statico ed in piena decadenza, prima di tutto intellettuale e culturale) continuano a trovare pieno sostegno e forte interesse all'estero. Là dove le iniziative che vengono costruite dal basso e con pochi mezzi, proprio perché in grado di stare nei territori e di raggiungere la popolazione, costituiscono punti di forza da incentivare e non certo elementi di debolezza in quanto non generatori di introiti e profitto.

A chi venisse in mente di suggerirci qualche virtuoso accordo con imprese e sponsor privati, a chi afferma che questa è l'unica strada percorribile, rispondiamo dicendo che ci rifiutiamo di vivere - noi come associazione (ma crediamo anche molte altre) - di "soli finanziamenti di privati", soprattutto per quel che riguarda la cultura, ma anche la scuola, la sanità, ecc... Come dicono molte voci (fuori dal coro) di associazioni e gruppi indipendenti e creativi che continuano a fare cinema, teatro, musica, arte, riteniamo che il libero accesso alla cultura, ai suoi linguaggi ed alle sue molteplici forme di espressione, sia un diritto fondamentale per le persone e per le comunità, così come l'avere accesso a servizi primari ed essenziali alla vita. Tanto più in periodi di crisi e disagio dilagante, quando l'economia sembra poter disporre della vita e della dignità delle persone. Pensiamo che garantire il diritto alla cultura, come altri diritti fondamentali, sia una responsabilità strettamente politica, che le istituzioni pubbliche dovrebbero assumersi, invece di delegarla alle sponsorizzazioni di imprese private o multinazionali.

Vogliamo concludere con un saluto testardo e un invito a rivederci il prossimo anno.
Dopo molti anni di duro e perseverante lavoro nostro e di numerosi collaboratori, non crediate che finisca qui...!"



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