Waiting in the rain: la piazza pochi minuti prima dei Pet Shop Boys |
E' piovuto anche stasera. E' piovuto dalle otto alle dieci, il momento clou per le sorti di un concerto all'aperto, quando la gente decide se uscire o restarsene a casa. Tantissimi hanno deciso di uscire, nonostante la pioggia. Tanti, almeno, quanti ieri hanno ascoltato "Il flauto magico" di Mozart sotto la pioggia.
Un fatto mi ha lievemente infastidito: a leggere i giornali di stamattina si aveva l'impressione che ieri sera fosse accaduto qualcosa di miracoloso. Il fatto che in diecimila avessero sfidato la pioggia per ascoltare Mozart veniva presentato come una prova d'ardimento e amore per la cultura degna delle virtù spartane e ateniesi riunite.
E difatti stasera, tra gli organizzatori di Traffic, mentre la pioggia cadeva impietosa, serpeggiava una preoccupazione. Beh, le preoccupazioni in verità erano tante (arduo restare serafici se diluvia mezz'ora prima del concerto), ma una mi sembrava assai stravagante: ovvero, il timore che venisse meno gente per Traffic sotto la pioggia che per Mozart sotto la pioggia. Perché così gli haters di Traffic (numerosi soprattutto dalle parti di piazza del Municipio) avrebbero potuto trionfalmente proclamare "visto? La classica funziona più del rock!".
Ora. A me francamente non me ne frega niente se tira di più il rock o la classica. Io sono contento se piace la musica, ogni musica. Però detesto sentir blaterare gli orecchianti. Quindi, spiego a costoro un fatterello. I paragoni si fanno tra eguali. Mozart, in ambito classico, è quanto di più pop esista. Mozart è una popstar mediatica: dai tempi del film, e non solo. Mozart è così pop da rasentare, nelle mani e nei contesti sbagliati, la banalità. Lo conoscono tutti, e tutti sono convinti di capirlo, e soprattutto sono convinti che è segno di grande cultura conoscere e capire Mozart. Nella produzione di Mozart, poi, "Il flauto magico" è, insieme al "Don Giovanni" e a "Eine kleine nachtmusik", il vertice del pop. Talmente pop da essere ormai un fenomeno midculture. Ai limiti del kitsch, almeno dal punto di vista della fruizione. Un paragone con la musica pop, quindi, sarebbe ammissibile se stasera, sul palco di Traffic, ci fosse - per fare un esempio chiaro anche agli orecchianti - Vasco Rossi che canta "Siamo solo noi". Quanta gente andrebbe in piazza, anche sotto il diluvio universale, per ascoltarlo?
Stasera, invece, in piazza San Carlo, davanti a un pubblico almeno pari a quello che c'era ieri per Mozart, si esibiscono i Pet Shop Boys. Una band elettropop certo importante, ma il cui seguito non è compatibile con i parametri che ci siamo dati. Voglio dire: un raffronto sarebbe accettabile se ieri sera, anziché "Il flauto magico" di Mozart, avessero eseguito la suite "Karelia" di Sibelius.
Quindi: giusta la soddisfazione degli organizzatori del Festival Mozart, ma sia chiaro che quello è un vincere facile. Ergo, evitiamo paragoni incongrui. Se tra Comune e sponsor comunali gli avanzano altri ottocentomila euro, portino Vasco in piazza San Carlo sotto il peggior fortunale della storia, e poi contiamo la gente che c'è.
Questo volevo chiarire. Per il resto, mi fa un enorme piacere che diecimila o più torinesi e turisti abbiano ascoltato oggi i Pet Shop Boys (a onor del vero, alla fine gli spettatori sembravano, a occhio, più ventimila che diecimila...) e ieri "Il flauto magico" di Mozart. Sebbene, ammettiamolo, ascoltare Mozart sparato dagli amplificatori da concerto rock sia un falso artistico, pur se gradevole: né più né meno del Medievo d'invenzione di D'Andrade. Va tutto bene, però spieghiamo alla gente che il Borgo Medievale non l'hanno costruito nel Medio Evo, e che Mozart non si ascolta con gli amplificatori da concerto rock.
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