Come promesso, mi sono preso tempo per riflettere con calma sui dati delle presenze nel 2019, che ieri sono piovuti nelle redazioni dagli uffici stampa di quasi tutti i musei torinesi. I numeri occorre valutarli; altrimenti si rischia qualche abbaglio.
Voglio dire: certi titoloni - tipo "2019 d'oro per i musei", oppure "anno boom per i musei" - mi sembrano quantomeno molto, ma molto ottimistici. O frutto di un'informazione lacunosa. In realtà le cose vanno meglio, in certi casi bene: ma non benissimo.
Il momento nero è passato, e si scorgono segnali di ripresa. Però non ancora entusiasmanti, se non ci si limita a confrontare i risultati del 2019 con quelli del 2018, ma si compara l'anno appena trascorso alla situazione precedente la crisi che si è abbattuta sui musei torinesi dopo il 2016. Tra i fatti positivi spicca una Fondazione Torino Musei che sta uscendo dal buco nero: il 2019 risolleva le sorti di Palazzo Madama e Mao, lasciando soltanto la Gam alle prese con un'anemia di visitatori che pare senza fine.
Il panorama più cupo lo offre invece la Reggia di Venaria, con le presenze in calo per il secondo anno consecutivo.
Ma andiamo a esaminare le varie situazioni, nel dettaglio.
La Fondazione Musei cresce dell'8,5 per cento
Nel 2019 la Fondazione Torimno Musei ha avuto un totale di 613.498 visitatori sui tre musei - Gam, Palazzo Madama e Mao - con un +20,9% rispetto al 2018. L'anno scorso la Fondazione aveva totalizzato 507.362 presenze sempre su tre musei, con un +8,5% rispetto a 467.353 del 2017 - calcolati escludendo dal computo del 2017 i visitatori del Borgo Medioevale che la Fondazione ha "restituito" al Comune nel marzo 2018 poiché non più economicamente sostenibile.
Il Castello sale pian piano
Nel 2019 il Castello di Rivoli ha avuto127.632 visitatori, compresi quelli delle mostre temporanee in sede. Ancora un incremento, seppur contenuto, rispetto non solo ai 125.134 visitatori del 2018, ma anche rispetto ai 116 mila del 2017 e ai 106 mila del 2016.
La Venaria Reale nel 2019 ha staccato complessivamente 836.509 biglietti (il dato della Venaria si basa sui biglietti staccati, non sul numero dei visitatori: non mi stanco di ripeterlo, ma c'è chi proprio non ci arriva...) "in linea con l'anno precedente - precisa l'ufficio stampa - escludendo le giornate con scontistiche e tariffe speciali che nel corso del 2019 non sono state più previste".
"In linea" è un concetto assai generoso. Nel 2018 i biglietti totali (paganti) erano stati 957.070: "in linea con i dati del 2017" si affrettava anche allora a precisare la direzione, sottolineando che erano mancate "le numerose presenze del Villaggio di Babbo Natale". Ma nel 2017 i biglietti erano 1.039.657 (furono 984.899 nel 2016, senza contare gli ingressi agli spettacoli ospitati) e se c'era il Villaggio di Babbo Natale mancavano all'appello ben due settimane di visite, a causa della chiusura obbligata per ospitare il G7. Con il povero risultato del 2019 la Reggia regredisce ai livelli precedenti il 2011 quando, complici le manifestazioni del Centocinquantenario dell'Unità, era stato stabilito il primo "record" storico con 951.617 biglietti. Insomma: da un "in linea" all'altro, stiamo a precipitare. E dunque sarà il caso di intervenire con una robusta iniezione di idee. Sono infatti convinto che le malefortune della Reggia di Venaria siano in parte - minima - una conseguenza dei travagli interni causati dallo scontro fra il direttore Turetta e la presidente Zini, si spera con l'uscita di scena di Turetta e l'arrivo del nuovo direttore Curto; ma specialmente ritengo che abbia nuociuto una politica espositiva insufficiente e di modeste ambizioni. In parole povere, si è sentita l'assenza di qualcuno che progettasse mostre capaci di sedurre le masse: è dal 2016 che manca un colpo come lo Steve McCurry da 170 mila biglietti. La prima mission di Curto sarà ritrovare una progettualità di grande respiro.
Il Museo dell'Auto, intanto, chiotto chiotto riprende a crescere: il suo 2019 si chiude con un totale di 220.000 visitatori, ventimila in più (+10%) rispetto ai 200 mila del 2018 che lo inchiodavano sullo stesso livello del 2017. Ma quello del 2018 fu uno stop solo temporaneo dopo tre anni in ascesa, con 195 mila visitatori nel 2016 e 180 mila nel 2015.
Voglio dire: certi titoloni - tipo "2019 d'oro per i musei", oppure "anno boom per i musei" - mi sembrano quantomeno molto, ma molto ottimistici. O frutto di un'informazione lacunosa. In realtà le cose vanno meglio, in certi casi bene: ma non benissimo.
Il momento nero è passato, e si scorgono segnali di ripresa. Però non ancora entusiasmanti, se non ci si limita a confrontare i risultati del 2019 con quelli del 2018, ma si compara l'anno appena trascorso alla situazione precedente la crisi che si è abbattuta sui musei torinesi dopo il 2016. Tra i fatti positivi spicca una Fondazione Torino Musei che sta uscendo dal buco nero: il 2019 risolleva le sorti di Palazzo Madama e Mao, lasciando soltanto la Gam alle prese con un'anemia di visitatori che pare senza fine.
Il panorama più cupo lo offre invece la Reggia di Venaria, con le presenze in calo per il secondo anno consecutivo.
Ma andiamo a esaminare le varie situazioni, nel dettaglio.
La Fondazione Musei cresce dell'8,5 per cento
Nel 2019 la Fondazione Torimno Musei ha avuto un totale di 613.498 visitatori sui tre musei - Gam, Palazzo Madama e Mao - con un +20,9% rispetto al 2018. L'anno scorso la Fondazione aveva totalizzato 507.362 presenze sempre su tre musei, con un +8,5% rispetto a 467.353 del 2017 - calcolati escludendo dal computo del 2017 i visitatori del Borgo Medioevale che la Fondazione ha "restituito" al Comune nel marzo 2018 poiché non più economicamente sostenibile.
Palazzo Madama in ripresa
Veniamo al dettaglio. Nel 2019 Palazzo Madama ha avuto 309.018 visitatori: ne aveva avuti 211.177 nel 2018. Quindi la crescita sembra imponente: bisogna però ricordare che quel brutto 2018 era stato preceduto da un 2017 con 228.404 presenze, e soprattutto da un 2016 che era arrivato a 310 mila. Meglio che niente, comunque: ci sono voluti tre anni, ma Palazzo Madama ha recuperato quasi del tutto le posizioni perdute. Di sicuro il dato 2019 ha beneficiato del rush finale con la mostra di Mantegna.
Veniamo al dettaglio. Nel 2019 Palazzo Madama ha avuto 309.018 visitatori: ne aveva avuti 211.177 nel 2018. Quindi la crescita sembra imponente: bisogna però ricordare che quel brutto 2018 era stato preceduto da un 2017 con 228.404 presenze, e soprattutto da un 2016 che era arrivato a 310 mila. Meglio che niente, comunque: ci sono voluti tre anni, ma Palazzo Madama ha recuperato quasi del tutto le posizioni perdute. Di sicuro il dato 2019 ha beneficiato del rush finale con la mostra di Mantegna.
Gam ancora deludente
Nel 2019 il Museo Egizio ha avuto 853.320 visitatori, in crescita di circa lo 0,5% rispetto al 2018, quando gli ingressi erano stati 849.163. Questo dato ha preoccupato qualcuno, che paventa una stagnazione di quello che è da sempre la "locomotiva" dei musei torinesi. Certo, non siamo di fronte a un dato entisiasmante, ma la lettura comparata dei risultati degli ultimi anni racconta una storia diversa: nel 2018 l'Egizio con 849.163 visitatori aveva perso un numero minimo (1302) di presenze nell'intero arco dell'anno rispetto alle 850.463 del 2017, cifra quest'ultima stabile rispetto al 2016 (con l'exploit della mostra Il Nilo a Pompei) e in forte crescita rispetto ai 773 mila del 2015, In altre parole: contrariamente a quanto appare a prima vista, l'Egizio nel 2019 ha messo a segno un nuovo record di visitatori. Va da sè che un museo "maturo" come l'Egizio ha ormai scarsi margini di crescita, a meno di proporre qualche significativa novità: e questo è ciò che spinge il direttore Greco a progettare un importante riallestimento di alcune sale.
Deludente ancora una volta la prestazione della Gam che nel 2019, con 185.377 visitatori, flette lievemente rispetto ai 187.736 del 2018. Non mi convince la spiegazione accampata dalla direzione del museo, la quale attribuisce la battuta d'arresto alla chiusura delle collezioni dell’800 per interventi di manutenzione straordinaria: intanto perché quelle collezioni erano già chiuse (per alcuni mesi) nel 2018, ma soprattutto perché dubito che le collezioni dell'800 rappresentino un significativo richiamo per i visitatori della Gam. Sospetto piuttosto che ancora una volta siano le mostre temporanee a dare esiti inferiori alle speranze: per esempio, quella di De Chirico, con 42 mila presenze in quattro mesi, non è stata precisamente ciò che si definisce un blockbuster. Consoliamoci comunque della sostanziale tenuta: va comunque meglio rispetto all' infame annata 2017 (145.549 presenze), anche se la Gam resta lontanissima dai 247 mila visitatori del 2016, per non dire dei 372 mila dell'ormai remoto 2015 benedetto da Monet.
Mao in decollo
Ma ancora una volta, come l'anno scorso, fra i tre musei della Fondazione è il Mao che mette a segno la prestazione migliore in termini di crescita: nel 2019 tocca la cifra record di 119.103 biglietti, polverizzando i già confortanti dati del 2016 (109 mila presenze) e del 2015 (106 mila) e facendo dimenticare lo scivolone del 2017 che l'aveva precipitato a quota 93.400.
Il nuovo record dell'Egizio
Museo del Cinema, la ripresa è ancora modesta
La stessa esigenza di rinnovamento si avverte al Museo del Cinema, che nel 2019 ha avuto 674.243 ingressi, quasi 25.000 in più rispetto al 2018, quando erano stati 649.866: un aumento quindi del 3,8% anno su anno. Ma anche qui bisogna guardare allo storico: la Mole per il 2017 aveva dichiarato 704 mila visitatori, e dunque i 649 mila del 2018 sono da considerare un minimo da evitare, non certo un termine di confronto accettabile: persino nel 2016 il risultato era stato migliore (690 mila presenze), e si deve tornare indietro al 2015 per rivedere le bassure di quota 650 mila. E' vero che nel 2018 per due mesi il Museo ha dovuto rinunciare all'attrattiva dell'ascensore panoramico, fermo per manutenzione; ma è anche probabile che abbiano nuociuto le tragicomiche vicende della ricerca di un direttore, e il susseguirsi vertiginoso dei presidenti. Ora che una governance c'è, e pare destinata a durare, si potrà pensare a un rilancio, che non potrà che passare da un nuovo allestimento (quello di Confino ha ormai vent'anni) e dall'ideazione di mostre finalmente in grado di attrarre pubblico.
Inarrestabili Musei Reali
Chi continua a stupire sono i Musei Reali, che anche nel 2019 fanno segnare un altro record di visitatori: 492.136, con un incremento del 6,5% rispetto al 2018, a cui si aggiungono i 102.465 delle mostre del 2019, che fanno salire la percentuale anno su anno a +15%. Nel 2018 i visitatori furono 461.250 visitatori, più 27,82% rispetto ai 360.777 del 2017, quando ci fu una crescita del 15% rispetto al 2016. Ma il dato del 2018 è comprensivo delle mostre prodotte dai Musei Reali stessi mentre non vi rientrano le "mostre realizzate in collaborazione con soggetti esterni, che hanno un conteggio di biglietti separato da quello dei musei".
La crescita dei Musei Reali è cominciata con la concessione dell'autonomia speciale ai musei statali: al 31 dicembre 2015 i visitatori erano 307.350.
Il Castello sale pian piano
Nel 2019 il Castello di Rivoli ha avuto127.632 visitatori, compresi quelli delle mostre temporanee in sede. Ancora un incremento, seppur contenuto, rispetto non solo ai 125.134 visitatori del 2018, ma anche rispetto ai 116 mila del 2017 e ai 106 mila del 2016.
Per la Reggia è crisi vera
"In linea" è un concetto assai generoso. Nel 2018 i biglietti totali (paganti) erano stati 957.070: "in linea con i dati del 2017" si affrettava anche allora a precisare la direzione, sottolineando che erano mancate "le numerose presenze del Villaggio di Babbo Natale". Ma nel 2017 i biglietti erano 1.039.657 (furono 984.899 nel 2016, senza contare gli ingressi agli spettacoli ospitati) e se c'era il Villaggio di Babbo Natale mancavano all'appello ben due settimane di visite, a causa della chiusura obbligata per ospitare il G7. Con il povero risultato del 2019 la Reggia regredisce ai livelli precedenti il 2011 quando, complici le manifestazioni del Centocinquantenario dell'Unità, era stato stabilito il primo "record" storico con 951.617 biglietti. Insomma: da un "in linea" all'altro, stiamo a precipitare. E dunque sarà il caso di intervenire con una robusta iniezione di idee. Sono infatti convinto che le malefortune della Reggia di Venaria siano in parte - minima - una conseguenza dei travagli interni causati dallo scontro fra il direttore Turetta e la presidente Zini, si spera con l'uscita di scena di Turetta e l'arrivo del nuovo direttore Curto; ma specialmente ritengo che abbia nuociuto una politica espositiva insufficiente e di modeste ambizioni. In parole povere, si è sentita l'assenza di qualcuno che progettasse mostre capaci di sedurre le masse: è dal 2016 che manca un colpo come lo Steve McCurry da 170 mila biglietti. La prima mission di Curto sarà ritrovare una progettualità di grande respiro.
Il Mauto s'è riavviato
Il Museo dell'Auto, intanto, chiotto chiotto riprende a crescere: il suo 2019 si chiude con un totale di 220.000 visitatori, ventimila in più (+10%) rispetto ai 200 mila del 2018 che lo inchiodavano sullo stesso livello del 2017. Ma quello del 2018 fu uno stop solo temporaneo dopo tre anni in ascesa, con 195 mila visitatori nel 2016 e 180 mila nel 2015.
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