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CONTESTANO LO RUSSO, CACCIATELI! (IL PALADINO CHE NON T'ASPETTI)

Non solo nella capitale: nel nostro piccolo anche a noi sappiamo mettere in riga le teste calde. Così, mentre a Roma un esultante Salvini cinguetta con la classe e l'aplomb appropriati a un ministro ("Belli ciao👋") per la cacciata dalla Rai di due pericolosi sovversivi, a Torino una Commissione comunale discute la proposta di mozione presentata dal Fratello d'Italia Enzo Liardo (un habitué di questo blog) avente come oggetto "Stop alla concessione dei locali comunali (a canone agevolato) all'associazione culturale Radio Blackout. Trasmettano pure, se vogliono, ma a spese (interamente) loro". Che già è una bella botta di liberalismo democratico, il "trasmettano pure": e ci mancherebbe altro...

Ora: non sto a riassumervi la proposta liardica, che potete leggere qui per esteso. In sostanza, si tratterebbe di cacciare la radio degli antagonisti dai locali di proprietà comunale in via Cecchi: locali ottenuti dall'associazione Blackout con la stessa regolare procedura di cui godono decine di altre associazioni che hanno la loro sede in stabili assegnati dal Comune. Quelli di Blackout pagano puntualmente il canone dovuto, circa 7 mila euro annui (canone agevolato, come per tutte le altre associazioni beneficiarie), e fanno pure l'ordinaria manutenzione; inoltre allo stato dei fatti né questura né prefettura né magistratura hanno segnalato al Comune illeciti a carico dell'emittente, che - e questo è noto, nonché legale fino a prova contraria - parteggia apertamente per ogni manifestazione dei centri socilali, pacifica o meno che sia. Quindi, viene spiegato a Liardo nel corso della Commissione, non c'è una buona ragione, a termini di legge, per disdire un contratto d'affitto che scadrà soltanto nel 2025: allora si deciderà se assegnare i locali alla Circoscrizione, che ne ha fatto richiesta, o metterli di nuovo a bando.

Fine della storia. Se ne riparla fra due anni.

C'è però un passaggio, nell'intervento di Liardo in Commissione, che merita di essere analizzato: il Fratello d'Italia addossa a Radio Blackout, fra le tante nequizie, la colpa di "contestare il sindaco". Oh mammamia, che orrore. "Contestare il sindaco - incalza Liardo, nelle inconsuete vesti di difensore d'ufficio di Lo Russo - quando il Comune di Torino affitta dei locali a prezzo calmierato fa parte di un'arroganza...". La stessa arroganza mia, che mi permetto di contestare qualunque sindaco pur usufruendo dei mezzi pubblici: beninteso pagando il biglietto, come quelli di Blackout pagano il canone d'affitto.

Ma invece, sostiene Liardo, a fronte della concessione comunale quelli di Blackout "hanno degli obblighi, cioè di comportarsi in quella struttura in modo adeguato".

Ecco, è qui che mi parte l'embolo. Io non ho particolare simpatia per Radio Blackout, per i centri sociali, per gli antagonisti e affini. Ma quando ascolto certe pericolose corbellerie, allora scusatemi, ma dobbiamo mettere in chiaro una questione: cosa significa per Liardo "modo adeguato"? Se significa per l'appunto pagare regolarmente l’affitto e manutenere i locali, siamo tutti d'accordo (persino quelli di Blackout, che difatti pagano e manutengono). D'altronde, sulla metro ho l'obbligo di pagare il biglietto e non prendere a ceffoni gli altri passeggeri. Io pago il biglietto e non prendo a ceffoni nessuno, quelli di Blackout pagano e manutengono: quindi di che cazzo stiamo a discutere? 

Ma se qualcuno mi viene a dire che, per il semplice fatto di spostarmi talora con la metro, ho l'obbligo di baciare il culo a un sindaco e scrivere che è il più figo sindaco dell'emisfero occidentale, beh, allora quel qualcuno lo mando affanculo seduta stante.

Mi rendo conto che oggi più che mai il Potere tende a immaginarsi come un dispensatore di premi e punizioni: premi agli amici, ai servi sciocchi e ai reggicoda astuti; punizioni a chi non si adegua. Guardate cosa succede in Rai, per l'appunto. Se la mettiamo così, va da sé che un premio implica la riconoscenza del beneficiato, ergo se il beneficiato non si mostra riconoscente merita di essere privato del premio. 

Così funzionava una volta, quando c'era un re che faceva la straminchia che voleva, e tutti gli altri erano sudditi. Ma oggi i sudditi non ci sono più. Oggi ci sono i cittadini, e c'è una Costituzione che sancisce l'eguaglianza dei cittadini e i loro diritti. Tali diritti non sono condizionati se non dalla legge. Io - esattamente come quelli di Radio Blackout - ho il diritto di dire e scrivere quel che mi pare, attenendomi a specifiche norme (quelle sulla diffamazione, ad esempio). E soltanto un giudice può decidere se quelle norme ho violato: non certo Liardo. Io d'abitudine non ascolto Blackout, ma se trasmette presumo che nessun giudice abbia finora sancito che non lo può fare o che ha violato la legge. E allora?

È chiaro 'stu fatto? Se in forza di determinate condizioni di legge ottengo dallo Stato o da un altro ente pubblico un qualsiasi bene, servizio o vantaggio (una corsa in metro; o la pensione, nel mio caso; o l'uso di alcuni locali, nel caso di Radio Blackout), ciò non significa che lo Stato, la Regione o il Comune mi fanno un regalo o mi usano una cortesia, e io devo essergli grato: semplicemente, com'è loro preciso dovere, riconoscono un mio diritto, l’identico diritto che hanno tutti i cittadini in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l'ottenimento di quel bene, servizio o vantaggio: aver pagato il biglietto per viaggiare in metro; o aver versato i contributi previdenziali nel caso del pensionato; o ancora aver partecipato a un bando per la concessione di uno spazio pubblico, vincendolo perché in possesso dei requisiti richiesti. Dopodiché sono libero di viaggiare in metro, spendere la mia pensione, utilizzare i locali in concessione, anche se penso e dico che lo Stato fa schifo, che il servizio metro è una chiavica, o che la terra è piatta.

Può essere molto sgradevole, lo riconosco. Ma la libertà di pensiero a volte può (anzi, deve) essere sgradevole. Sul piano puramente umano, posso anche convenire che sputare nel piatto dove mangi non è bello. Ma è legale. Non esiste il reato di ingratitudine: altrimenti sai quante galere nuove andrebbero costruite. E la legge vale per tutti, anche per quelli che non credono nella legge. È la democrazia, cari miei. Che tutela ciascuno di noi, persino me che spesso detesto la democrazia. Comunque la pensiate, le alternative sono tutte peggiori.

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