Di per sé, non è una notizia: si sapeva - o almeno s'intuiva a rigor di logica - che la nuova direttrice del Salone del Libro, Annalena Benini, avrebbe cambiato la squadra dei consulenti editoriali che hanno affiancato Nicola Lagioia nei sette anni del suo mandato. Ci sta: nuovo allenatore, nuovi giocatori. Sembrava anzi strano che fino a ieri l'Annalena non avesse informato delle proprie decisioni neppure i diretti interessati. Li ha informati ieri, appena quattro giorni prima della presentazione ufficiale del proprio progetto di Salone. Ma non li ha informati con un franco e cordiale colloquio: l'ha fatto con una mail di benservito inappuntabile sul piano formale, ma discutibile su quello della buona creanza e del rapporto umano.
Ne parlo sul Corriere di oggi. Questo il link. E come bonus track, ecco il testo della mail:
Carissime tutte e tutti,
vi scrivo intanto questa lettera ma mi piacerebbe tanto parlare con ognuno di voi appena sarà possibile. Vi scrivo però prima di tutto per ringraziarvi del lavoro magnifico che avete fatto in questi anni, e ognuno in modo diverso, con Nicola. Io sono stata fortunata perché ne ho ereditato i risultati nel momento in cui lui mi ha passato il testimone, lo scorso maggio sotto quel diluvio incredibile che non finiva mai.
Con alcuni di voi ho un rapporto di amicizia, con altri ci siamo soltanto sfiorati negli anni per lavoro, con alcuni, pochissimi, forse non ho ancora mai avuto occasione di parlare, ma per tutti voi ho grande stima, per le cose che fate e che avete fatto non soltanto per il Salone. E grazie anche al racconto che Nicola e le persone della struttura organizzativa del Salone (Maria Giulia, Marco, Andrea, Francesca, Piero e Silvio e anzi vorrei dire: tutti) mi hanno fatto del vostro lavoro per il Salone, la mia stima è cresciuta. Avete inventato cose nuove, creato incontri, portato qui dentro quello che avete imparato, avete portato il senso dei vostri libri e delle vostre passioni, e l’allegria di stare insieme dentro un progetto importante. Io ero qui ogni anno, ci siamo incrociati oppure no, nella folla e nella corsa tra un incontro e l’altro, e ho visto crescere il Salone e l’ho visto attraversare le tempeste, il Covid, i cambiamenti dell’ultimo minuto, le emergenze. Ogni volta è stato bello.
Io però adesso ho la possibilità, il desiderio e credo anche il dovere di tentare di fare una cosa nuova, e di assumermene la responsabilità. Da quando siamo tornati al lavoro, a settembre, non ho pensato ad altro che a questo: provare a mettere le mie idee al servizio di questa cosa così grande e sentirla anche un po’ mia. E questo passa attraverso la creazione di una squadra nuova, anche nella struttura, costruita con i criteri della mia ideazione.
Io so benissimo che la base di partenza di quello che farò si nutre del vostro sforzo, della vostra bravura e credo anche, nel caso degli scrittori, del vostro sacrificio: penso ad esempio al fatto che in questi anni avete rinunciato a presentare i vostri libri, e so quanto è importante un libro covato a lungo in solitudine quando finalmente va nel mondo, lo si vuole accompagnare e il Salone di Torino sembra sempre essere il posto più bello in cui farlo. Sarà mia cura e mio impegno fare in modo che voi che avete lavorato così tanto abbiate nei prossimi Saloni incontri dedicati ai vostri libri e al vostro lavoro editoriale. E naturalmente continueremo a fare, tutti, al Salone e ovunque, il nostro lavoro che è seguire, raccontare, scoprire il mondo attraverso i libri.
Siete i primi con cui parlo, e sarete i primi di cui parlerò giovedì prossimo quando presenterò le mie idee per il Salone. Non è una formalità: è quello che penso e mi è stato chiaro alla festa di chiusura dello scorso Salone, quando Marco Pautasso ha fatto il dj e avete, abbiamo, festeggiato Nicola in quel modo epico: ballando. Ci avete messo la passione, il talento e la volontà di lavorare per qualcosa che è davvero di tutti, perché è dei lettori e dei visitatori, ed è soprattutto di quelli che ancora non sanno che diventeranno lettori e visitatori.
Vi sono grata e prometto che farò del mio meglio per non sbagliare, o almeno per sbagliare bene, limpidamente. Per me sarà un arricchimento e sono entusiasta di farlo. Mi capita di continuo di incontrare persone che mi dicono con aria afflitta: ah, che gatta da pelare, che patata bollente, che grana eccetera, e io mi trovo nella strana situazione di doverli convincere del fatto che no, lo giuro, sono contentissima.
Mi stava a cuore parlarvi, almeno così per ora, e poi parlarvi ancora dopo giovedì, se sarò ancor viva, con bicchieri di vino, caffè, spaghetti e pomodori marci se non vi piacerà neanche un po’ quello che ho pensato.
Vi abbraccio tutte e tutti
Annalena
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