Al cuore Ramon, devi mirare al cuore! Ugo Nespolo si tappa il naso, ma Barbera non riesce a rasserenarlo |
Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra.
Gli fu data la chiave dell'Abisso; egli aprì il pozzo dell'Abisso (Ap. 9, 1-2)
Le dimissioni di Ugo Nespolo da presidente del Museo del Cinema, annunciate stamattina con una mail i componenti del CdA, non sono un fulmine a ciel sereno, benché in genere ci fosse la convinzione che Nespolo alla fine avrebbe stretto i denti restando al suo posto, dov'era stato confermato lo scorso maggio.Però questa storia delle dimissioni va un po' spiegata, al di là del balletto delle dichiarazioni di circostanza.
Natale ferale
Come ogni anno, il Natale è ferale per le istituzioni culturali torinesi. Stavolta tocca in particolare al Museo del Cinema. E sempre per la stessa ragione. I soldi. Per la precisione i soldi che dovrebbero versare Comune e Regione, e che regolarmente, a fine dicembre, sono un mistero avvolto in un enigma: i bilanci di previsione dei due enti sono sempre in alto mare, quindi gli assessori non possono dire quanto potranno dare per l'anno che viene; mentre le istituzioni culturali in questo periodo devono approvare i loro, di bilanci, nei quali gli tocca di indicare con precisione di quanto sarà il contributo dei sullodati enti pubblici. Ne consegue che 'sti poveri cristi, per non saper che pesci pigliare, scrivono delle cifre a cazzo, raccomandandosi l'anima a dio e il sedere al buon cuore della Premiata Ditta Tagliatrice Chiampa&Filura.Non si vive di promesse
L'anno scorso il Comune tentò la sfortunata gherminella dei "mattoni" al posto dei denari: finì in burletta, con Vergnano costretto a fare l'agente immobiliare e Barbera a rischio di diventare ascensorista. Stavolta manco ci hanno provato, a proporla. Però Braccialarghe e Parigi, gli sventurati assessori alla Cultura, a tutti possono soltanto garantire che faranno il possibile, ma oggi come oggi non hanno la minima idea di quanto in concreto si ritroveranno in cassa per le loro elargizioni. Se si azzardassero a promettere cifre precise, in questo momento, sarebbe da mentitori criminali. Purtroppo chi dovrebbe incassare quelle somme vorrebbe pure conoscerle in anticipo e con precisione, per iscriverle a bilancio. Diciamo che si tratta di esigenze opposte e inconciliabili, seppur tutte rispettabili.Cifre a muzzo
Comunque, è andata così: al momento di tirare giù il maledetto bilancio, la Parigi ha promesso un piano di rientro per i contributi arretrati della Regione, mentre per il 2015 non ha potuto garantire nulla; Braccialarghe ha assicurato che entro febbraio il Comune pagherà la seconda tranche (1,3 milioni di euro) del finanziamento per il 2013 (figurati te!). Dal canto suo Barbera ha presentato il piano per mettere in sicurezza i conti: più ricavi con l'aumento di un euro a biglietto, crescita dei finanziamenti europei e per Torino Film Lab e risparmi per 400mila euro. Totale un milione.Alla fine il CdA del Museo, qualche giorno fa, ha approvato un bilancio per il 2015 che alla voce "contributi pubblici" riporta cifre assolutamente ipotetiche (scilicet a muzzo). Non c'era altra soluzione, a meno di non chiudere il bilancio e andare tutti a gambe all'aria. L'operazione a qualcuno parrà spericolata, ma è usuale in questi casi e in questi contesti: però ha mandato Nespolo ai matti, facendogli esplodere i rodimenti che da mesi lo destabilizzavano.
Ma chi me lo fa fare?
Sul serio: Nespolo si è dimesso perché aveva paura di finire nei guai, firmando un bilancio tarocco. Difficile dargli torto, essendo il presidente il legale rappresentate del Museo. Gente più navigata di lui gli ha detto e ripetuto che non corre rischi reali; che esiste fior di giurisprudenza che lo manderebbe assolto da ogni colpa; che la buona fede lo tutelerebbe. Ma hai voglia. Nespolo non è uno sgamato navigatore dei procellosi oceani della cultura affamata, uso a firmar tacendo e a sfidare la sorte. Nespolo è un artista di successo, e un imprenditore di se stesso: la sola idea di ritrovarsi con la guardia di finanza sull'uscio gli toglieva il sonno, né la prospettiva di un'eventuale assoluzione bastava a rasserenarlo, e a indurlo a giocarsi la fedina penale per pure piacere sportivo. La carica di presidente, infatti, è a titolo gratuito, per cui Nespolo la vedeva così, se mi passate il tecnicismo: mi gioco il culo, e nemmeno per un fagiolo.Il contrasto con Barbera
Oltretutto, con il direttore del Museo, Alberto Barbera, i rapporti sono via via diventati più difficili, con il crescere delle preoccupazioni di Nespolo, che non condivideva l'ottimismo di Barbera sul felice inverarsi delle previsioni di bilancio. Il problema si trascinava da mesi, e le recenti dimissioni del presidente del Collegio dei revisori dei conti del Museo, Claudio Saracco, avevano acutizzato la crisi. L'ipotesi - caldeggiata da Nespolo - di inserire ai vertici del Museo un direttore amministrativo aveva aumentato i contrasti con Barbera, contrario alla nuova figura. Alla fine Nespolo ha preferito chiamarsi fuori. Per la serie "vai avanti tu che a me scappa da ridere".Insomma, è questione di mentalità. Da una parte c'è chi, come Barbera, è abituato alla dura vita dell'operatore culturale in balìa dell'aleatorietà dei finanziamenti pubblici; dall'altra uno come Nespolo, che a un certo punto si rompe e si pone la fondamentale domanda: ma a me chi me lo fa fare?
Gabo, non mi verrai mica a dire che Braccia non sa ancora quanto scuciranno IntesaSanpaolo (Cà de Sass), Iren, Terna per la sagra paesana del fringezz15 con l'ombrello!
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