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MUSEO DEL CINEMA: FASSINO SENTE DELLA CASA

Così parlò Piero Fassino, dopo l'addio di Ugo Nespolo: "Il Museo del Cinema viene visitato, ogni anno, da 650 mila persone e organizza quattro festival di rilievo nazionale. Ci incontreremo con gli altri soci per dare alla Fondazione un assetto all'altezza di questa eccellenza". 

Fassino perde il conto dei festival

Dunque, fammi fare il conto: Tff, Cinema Gay, CinemAmbiente... E sono tre. Quale sarà il quarto festival organizzato dal Museo del Cinema? Sospetto che Filura metta nel conto anche Sottodiciotto, che invece non c'entra niente con il Museo: lo organizza l'Aiace, in collaborazione (beh...) con lo stesso Comune che Fassino si onora di guidare. Forse è il caso di dirglielo...

Il Natale Della Casa
Steve Della Casa

Ad ogni modo. In attesa di incontrarsi con gli altri soci del Museo, mi risulta che il sindaco si è sentito con Steve Della Casa. Immagino per gli auguri di Natale. Ufficialmente non esiste il progetto di affidare all'ex presidente di Film Commission la presidenza del Museo. Alberto Barbera non avrebbe nulla in contrario (i due si sono rappacificati), ma non ritiene che l'ipotesi sia fondata. Di sicuro Della Casa sta cordialmente antipatico all'assessore Braccialarghe. Ma non a Fassino, che invece lo apprezza molto.

  Come si sceglie un presidente

Comunque sia, il nuovo presidente alla Mole non arriverà per investitura diretta, tanto meno di Fassino. Il presidente è eletto dal CdA del Museo tra i propri componenti. In concreto l'accordo sul Museo del Cinema è che la Regione esprima il presidente, e il Comune il direttore. Nespolo era stato infatti nominato dalla  Regione (all'epoca retta dal centrodestra).
La procedura corretta è questa: la Regione indica il suo nuovo rappresentante nel CdA del Museo del Cinema, che lo eleggerà presidente. Escluso il ricorso a un bando: di norma  non si fa per i presidenti, solo per i direttori.

Concordia istituzionale?

Questo non significa che l'opinione del Comune non conti: anche in passato, e pur con giunte di diverso colore, i vertici del Museo sono stati espressione di una evidente "concordia istituzionale". Un feeling che sembra però mancare fra gli assessori Braccialarghe e Parigi. Tra i due c'è pochissima comunicazione.

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