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TURETTA A VENARIA? NON DIRE GATTO...

Pensionati: Del Noce e Vanelli lasciano la Reggia di Venaria
Mentre un presidente, quello del Museo del Cinema, si dimetteva clamorosamente (benché non del tutto a sorpresa), alla Reggia di Venaria un altro presidente, Fabrizio Del Noce, e un direttore, Alberto Vanelli, salutavano la compagnia dopo due mandati (sette anni) di servizio."Rottamati" ai sensi della legge Madia, in quanto pensionati e dunque non più in grado di ricoprire incarichi pubblici.
Stamattina Vanelli e Del Noce hanno raccontato i loro risultati, e reso onore a chi li ha resi possibili: a cominciare da quei politici (hanno citato Fassino, Veltroni e Ghigo) che, una volta tanto, fecero la cosa giusta, credendo nel progetto di restituire la Reggia al mondo; e lo perseguirono, pur sapendo che non ne avrebbero tratto frutti elettorali.

Un futuro da inventare

Il loro è un addio sereno (vabbé, a Vanelli un po' gli rode, ma è comprensibile: la Reggia è una sua creatura) e segnato da un bilancio eccellente. Lasciano i conti a posto e un successo di pubblico straordinario.
Ultimo esempio, la ricerca di “Musei Index, cultura e big data” per la quale la Reggia di Venaria è al primo posto nel gradimento dei turisti stranieri tra i luoghi culturali italiani (e al secondo posto c'è il Museo Egizio). Ma non vi annoierò con le cifre, pur ragguardevoli. Ciò che è stato, è stato. Ora c'è da pensare al futuro. Che non è chiarissimo. E non soltanto per ciò che riguarda il sempre annunciato e mai inverato ingresso del Comune di Torino nel Consorzio che gestisce la Reggia: lì siamo alle solite, Fassino non ha i soldi e senza soldi non si entra da nessuna parte.
No, le incognite sono più serie e complesse, e riguardano il destino stesso della Venaria.
A cominciare dai vertici.
Del Noce e Vanelli il 18 febbraio saranno decaduti (resteranno per la normale amministrazione fino alla nomina dei successori) e non è ancora chiaro chi prenderà il loro posto, né con quali progetti. Sul nome del prossimo presidente - che sarà indicato dal ministero dei Beni culturali - è buio assoluto. Sul direttore, invece, si è già detto tutto. Persino troppo.

Turetta direttore. Forse. Ma anche no

Mario Turetta, direttore in pectore
Mario Turetta, attuale direttore generale dei Beni culturali del Piemonte, è dato come sicuro sulla poltrona di Vanelli. Lui, giustamente, si schermisce. E ha ragione. Perché la sua nomina non è poi così blindata. Intanto cresce la polemica per una nomina senza bando pubblico - che invece si fa per i dieci principali musei italiani.
La scelta del direttore spetta alla Regione, sentito il ministero: però mi risulta che Chiamparino non sia entusiasta: pure lui preferirebbe ricorrere al bando. Pare - dico pare - che Franceschini lo abbia convinto prendendolo per la borsa. Gli ha detto più o meno così: "Senti Chiampa, tu sei nei guai fino al collo con il bilancio. Io ti voglio aiutare. Sulla carte tocca a te pagare lo stipendio al direttore della Venaria. Ma io ti dò Turetta, e ti faccio risparmiare: Turetta è un dipendente del ministero, quindi anche se va alla Reggia lo stipendio continuo a pagarglielo io". Con la miseria che si ritrova in casa, il Chiampa ha abbozzato. Però adesso si profila un contrattempo. A Roma è in corso un gran un tourbillon di poltrone ai vertici ministeriali: e per una serie di problemi alcuni posti rischiano di restare scoperti. E Turetta potrebbe tornare utile nella Capitale. In tal caso per Venaria si riaprirebbero i giochi. E' un'ipotesi estrema, ma meglio saperlo.

Il modello Venaria è esportabile? Boh...

Se invece, come è più probabile, a metà febbraio Turetta approderà alla direzione di Venaria, resta l'incognita della sua mission. In genere si dice che punterà sulla creazione del "sistema delle residenze sabaude". Bella espressione, ma avvelenata. Che cosa significa? Unificare sotto lo scettro turettiano Venaria, Rivoli, Stupinigi, Racconigi, Moncalieri, Aglié e magari pure Villa della Regina e il Polo Reale? Troppa grazia. E troppe differenze. Differenze di proprietà, intanto (Stupinigi è dell'Ordine Mauriziano, Aglié e Racconigi statali, a Moncalieri ci abitano i carabinieri...), e di conseguenza di status dei dipendenti. E già lì, sarebbe un casino. Non soltanto per gli stipendi e le mansioni.
Il modello di Venaria, un consorzio pubblico-privato quasi unico in Italia, non è facile da esportare; e le diverse politiche del personale potrebbero portare a un livellamento tutt'altro che virtuoso. Aggiungete il fatto che tra i numeri che macina Venaria (circa seicentomila visitatori all'anno) e i risultati delle altre residenze c'è un abisso. Senza contare la particolarissima situazione del Castello di Rivoli. L'obiettivo sarà pure un generale innalzamento verso il modello eccellente, ma non trascurerei il rischio di trascinare verso il basso l'eccellenza.

Noisette senza paura rimbecca Franceschini

Faccio un esempio: Venaria si autofinanzia stipendi e utenze con i propri incassi (biglietteria e affitto di location, pari al 40 per cento del bilancio totale). Quando il Genio Franceschini ha tirato fuori la minchiata populista dell'ingresso gratuito la prima domenica del mese, Del Noce l'ha rimbalzato spiegandogli che qui a Venaria fa una bella differenza disporre o non disporre dell'incasso di un festivo. Mica come tanti musei italiani che se ne fottono se i visitatori ci sono o no, e se pagano o non pagano il biglietto, tanto i soldi arrivano dallo Stato.
Stamattina Del Noce ha anche confermato di aver esposto al Genio tutto il suo disappunto per il veto al prestito della "Nascita di Venere". "Il principio che le opere non si muovono dalla loro sede è pericoloso e sbagliato, nel resto del mondo si ragiona diversamente".
Bon, massimo rispetto. Noisette ha fatto la sua parte. Esce di scena con onore, come Vanelli.

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