Ricevo e con immensa tristezza pubblico questa lettera aperta dell'Orchestra del Teatro Regio, testimonianza degli sfaceli prodotti dal Potere che s'erge a giudice e padrone di ciò che non conosce e non ama. Preciso per dovere di cronaca che il consigliere Giovara ha, in seguito di questa lettera, dichiarato che la frase a lui attribuita è stata estrapolata da discorso, tradendone così il reale significato.
LA REPUTAZIONE NEGATA
Forse tutto inizia di qui. Il 29 aprile 2018 il quotidiano la Repubblica riportava queste dichiarazioni riguardo al Teatro Regio, mai smentite: Una visione, quella di Giovara, condivisa anche con l'assessora alla Cultura, Francesca Leon: «Siamo tutti sulla stessa linea, cioè quella di cambiare il sistema attuale e il modello di gestione – aggiunge il consigliere – Quello che è uscito in queste settimane dimostra che i vent'anni passati non hanno generato quel salto di qualità che per molto tempo si è decantato. Noi ci siamo candidati per cambiare le cose e cercheremo di farlo anche in questo settore».
Il nostro Teatro negli ultimi due decenni e soprattutto negli anni più recenti aveva saputo conquistare un pubblico devoto e affezionato, rendendo un grande servizio di carattere culturale in primis alla Città di Torino e più in generale agli appassionati di opera e di musica di ogni provenienza. Tra le altre cose vi erano state delle iniziative volte all’inclusione delle fasce più deboli della società nella fruizione della bellezza della musica e del teatro, considerata non come bene elitario, ma come autentico patrimonio di tutti i cittadini. Naturalmente tale percorso virtuoso non è stato gratuito, poiché ha comportato uno sforzo eccezionale in direzione della qualità da parte di tutti, con un impegno di lavoro che non si era mai visto prima. Siccome poi l’unica possibilità di sopravvivenza per una grande realtà musicale in un mondo aperto come quello attuale è la visibilità internazionale, capace peraltro di attrarre risorse da parte degli sponsor, il Teatro Regio negli ultimi dieci anni ha coraggiosamente scelto di proporsi sulle scene mondiali attraverso numerose e acclamate tournée. In Giappone nel 2010 la Traviata del Regio (Bunka Kaikan) venne giudicata dall’associazione nazionale della critica musicale come il miglior spettacolo lirico dell’anno (davanti alla Staatsoper Wien), così come avvenne per il Guglielmo Tell a New York (Carnegie Hall) nel 2014 secondo il New York Times. Nel 2017 il Regio venne scelto come teatro in residence del Festival di Edimburgo e il Macbeth da noi messo in scena vinse il premio di miglior produzione del festival. Nel 2011 Vespri siciliani, che ha inaugurato le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è entrato nella classifica dei Top Ten Musical Events compilata dalla prestigiosa rivista “Musical America”. Numerosissimi poi i riconoscimenti per le registrazioni con le principali etichette del mondo, Deutsche Grammophon, Decca, Chandos, Fonè, ecc. E questo è stato il risultato del lavoro di tutti, dell’Orchestra, del Coro, del Settore Tecnico e di quello Amministrativo.
Allora ci si chiede: ma è possibile che a fronte di questi e altri dati ancora (non stiamo parlando di opinioni) si possa negare la reputazione che con tanta fatica ci siamo meritati? È possibile che un’istituzione come la nostra non venga trattata dalla politica come un bene di tutta la Città, a prescindere dalle proprie logiche di partito anziché negarne i traguardi qualitativi raggiunti e sbeffeggiarla in modo non degno, dimostrando peraltro di non conoscere (o non voler conoscere) il nostro operato? Oltretutto il nostro lavoro nel mondo è stato capace di dare lustro e visibilità alla Città di Torino, dovrebbe essere un orgoglio comune… Ma vi immaginate se a Milano qualcuno avesse mai osato parlare della Scala con quei toni?
Il mondo della lirica cui apparteniamo vive sulla reputazione e sul prestigio, che in tempi di difficoltà finanziarie andrebbero ulteriormente affermati per evitare che intorno all’istituzione si crei un vuoto di sfiducia da parte di pubblico, artisti, agenti e fornitori.
Purtroppo a questa sottrazione di dignità sembra non ci sia freno, dato che ormai il Teatro Regio è alla ribalta della cronaca non certamente per questioni artistiche.
Ora urgono delle risposte, qualcuno ce le vorrà dare?
Torino, 15 giugno 2019
L’assemblea dell’Orchestra del Teatro Regio
LA REPUTAZIONE NEGATA
Forse tutto inizia di qui. Il 29 aprile 2018 il quotidiano la Repubblica riportava queste dichiarazioni riguardo al Teatro Regio, mai smentite: Una visione, quella di Giovara, condivisa anche con l'assessora alla Cultura, Francesca Leon: «Siamo tutti sulla stessa linea, cioè quella di cambiare il sistema attuale e il modello di gestione – aggiunge il consigliere – Quello che è uscito in queste settimane dimostra che i vent'anni passati non hanno generato quel salto di qualità che per molto tempo si è decantato. Noi ci siamo candidati per cambiare le cose e cercheremo di farlo anche in questo settore».
Il nostro Teatro negli ultimi due decenni e soprattutto negli anni più recenti aveva saputo conquistare un pubblico devoto e affezionato, rendendo un grande servizio di carattere culturale in primis alla Città di Torino e più in generale agli appassionati di opera e di musica di ogni provenienza. Tra le altre cose vi erano state delle iniziative volte all’inclusione delle fasce più deboli della società nella fruizione della bellezza della musica e del teatro, considerata non come bene elitario, ma come autentico patrimonio di tutti i cittadini. Naturalmente tale percorso virtuoso non è stato gratuito, poiché ha comportato uno sforzo eccezionale in direzione della qualità da parte di tutti, con un impegno di lavoro che non si era mai visto prima. Siccome poi l’unica possibilità di sopravvivenza per una grande realtà musicale in un mondo aperto come quello attuale è la visibilità internazionale, capace peraltro di attrarre risorse da parte degli sponsor, il Teatro Regio negli ultimi dieci anni ha coraggiosamente scelto di proporsi sulle scene mondiali attraverso numerose e acclamate tournée. In Giappone nel 2010 la Traviata del Regio (Bunka Kaikan) venne giudicata dall’associazione nazionale della critica musicale come il miglior spettacolo lirico dell’anno (davanti alla Staatsoper Wien), così come avvenne per il Guglielmo Tell a New York (Carnegie Hall) nel 2014 secondo il New York Times. Nel 2017 il Regio venne scelto come teatro in residence del Festival di Edimburgo e il Macbeth da noi messo in scena vinse il premio di miglior produzione del festival. Nel 2011 Vespri siciliani, che ha inaugurato le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è entrato nella classifica dei Top Ten Musical Events compilata dalla prestigiosa rivista “Musical America”. Numerosissimi poi i riconoscimenti per le registrazioni con le principali etichette del mondo, Deutsche Grammophon, Decca, Chandos, Fonè, ecc. E questo è stato il risultato del lavoro di tutti, dell’Orchestra, del Coro, del Settore Tecnico e di quello Amministrativo.
Allora ci si chiede: ma è possibile che a fronte di questi e altri dati ancora (non stiamo parlando di opinioni) si possa negare la reputazione che con tanta fatica ci siamo meritati? È possibile che un’istituzione come la nostra non venga trattata dalla politica come un bene di tutta la Città, a prescindere dalle proprie logiche di partito anziché negarne i traguardi qualitativi raggiunti e sbeffeggiarla in modo non degno, dimostrando peraltro di non conoscere (o non voler conoscere) il nostro operato? Oltretutto il nostro lavoro nel mondo è stato capace di dare lustro e visibilità alla Città di Torino, dovrebbe essere un orgoglio comune… Ma vi immaginate se a Milano qualcuno avesse mai osato parlare della Scala con quei toni?
Il mondo della lirica cui apparteniamo vive sulla reputazione e sul prestigio, che in tempi di difficoltà finanziarie andrebbero ulteriormente affermati per evitare che intorno all’istituzione si crei un vuoto di sfiducia da parte di pubblico, artisti, agenti e fornitori.
Purtroppo a questa sottrazione di dignità sembra non ci sia freno, dato che ormai il Teatro Regio è alla ribalta della cronaca non certamente per questioni artistiche.
Ora urgono delle risposte, qualcuno ce le vorrà dare?
Torino, 15 giugno 2019
L’assemblea dell’Orchestra del Teatro Regio
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