Datemi pure del disfattista, ma io sospetto che questa roba di Torino Città del Cinema 2020 sia la solita sola; il solito pacco (in tutti i sensi) del Comune, ben confezionato e ben infiocchettato, però mezzo vuoto e mezzo pieno di fuffa. Voglio dire: tu mi organizzi una presentazione in pompa magna alla Mole, condotta da un Chiambretti in grande forma; ma, al di là delle sapide battute di Pierino, non mi dai niente di concreto, non uno straccio di programma dettagliato, se non buone intenzioni e generiche chiacchiere; e beh, ammetterai che un po' di diffidenza da parte mia è comprensibile; tanto più alla luce di troppi precedenti negativi.
Ad ogni modo, chi vivrà vedrà. Se fra un anno il bilancio sarà positivo, se Torino Città del Cinema 2020 sarà stato un successo, avrà attirato carovane di turisti e avrà riempito la città di grandi nomi e grandi eventi cinematografici, sarò il primo a esultare. Nel frattempo, ho esposto nel dettaglio tutte le mie riserve in un articolo uscito stamattina sul Corriere: potete leggerlo a questo link. Qui sul blog vi regalo invece un estratto (pomposamente intitolato "Filosofia della comunicazione") della verbosa propaganda comunale a sostegno del progetto: a me pare un esempio illuminante di ciò che definisco "chiacchiere e fuffa". Giudicate voi:
A Torino si fa cinema. A Torino si va al cinema (ma no? Oh basta là... NdG). E nel prossimo evento annuale dedicato, la città festeggerà i 20 anni di due protagonisti del sistema cinema torinese: Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte.
La città ha sempre vissuto il cinema con passione. A Torino è stato proiettato il primo film con ingresso a pagamento in Italia (tipico di Torino: qui abbiamo sempre pagato tutto, e pagato caro. NdG). Torino è stata la prima industria cinematografica nazionale, antecedente a Cinecittà. A Torino sono stati girati molti film.
E a Torino il cinema è una realtà sempre più viva e dinamica: la più storica Film Commission d’Italia è molto attiva, ogni anno ricorrono 9 Festival del Cinema specifici e dedicati a vari target, Università, Politecnico, Museo del Cinema, scuole, istituti e laboratori propongono un’offerta formativa di alto livello rivolta alle professioni e all’industria del cinema (cioé, a me sembra il temino di uno scolaretto di quarta elementare che non ho studiato e si arrabatta per riempire la sua mezza paginetta, il minimo sindacale per strappare un sei meno meno... NdG).
Questo legame storico va comunicato in modo semplice e diretto, attraverso i codici visivi e il linguaggio del cinema.
Torino conosce il cinema e questo va detto (e diciamolo, va bene. So what? NdG).
Da qui l’idea di utilizzare il nuovo brand come attore protagonista e certificatore di tutte le iniziative legate all’evento (ecco la frase-capolavoro: "il nuovo brand come attore protagonista e certificatore...". Schizza a mille il sospetto che mi stiano perculando. NdG).
Con il buio, la luce prende vita.
Il cinema è luce. Ed è anche buio e colori (Miiiii, abbiamo dei filosofi fra noi. NdG).
La luce è la base del principio fotografico del cinema e fin da subito ha catturato l’immaginazione di tutti attraverso la magia della proiezione".
The end, applausi, luce in sala.
Non sentite anche voi un penetrante puzzo di minchiate?
Ad ogni modo, chi vivrà vedrà. Se fra un anno il bilancio sarà positivo, se Torino Città del Cinema 2020 sarà stato un successo, avrà attirato carovane di turisti e avrà riempito la città di grandi nomi e grandi eventi cinematografici, sarò il primo a esultare. Nel frattempo, ho esposto nel dettaglio tutte le mie riserve in un articolo uscito stamattina sul Corriere: potete leggerlo a questo link. Qui sul blog vi regalo invece un estratto (pomposamente intitolato "Filosofia della comunicazione") della verbosa propaganda comunale a sostegno del progetto: a me pare un esempio illuminante di ciò che definisco "chiacchiere e fuffa". Giudicate voi:
A Torino si fa cinema. A Torino si va al cinema (ma no? Oh basta là... NdG). E nel prossimo evento annuale dedicato, la città festeggerà i 20 anni di due protagonisti del sistema cinema torinese: Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte.
La città ha sempre vissuto il cinema con passione. A Torino è stato proiettato il primo film con ingresso a pagamento in Italia (tipico di Torino: qui abbiamo sempre pagato tutto, e pagato caro. NdG). Torino è stata la prima industria cinematografica nazionale, antecedente a Cinecittà. A Torino sono stati girati molti film.
E a Torino il cinema è una realtà sempre più viva e dinamica: la più storica Film Commission d’Italia è molto attiva, ogni anno ricorrono 9 Festival del Cinema specifici e dedicati a vari target, Università, Politecnico, Museo del Cinema, scuole, istituti e laboratori propongono un’offerta formativa di alto livello rivolta alle professioni e all’industria del cinema (cioé, a me sembra il temino di uno scolaretto di quarta elementare che non ho studiato e si arrabatta per riempire la sua mezza paginetta, il minimo sindacale per strappare un sei meno meno... NdG).
Questo legame storico va comunicato in modo semplice e diretto, attraverso i codici visivi e il linguaggio del cinema.
Torino conosce il cinema e questo va detto (e diciamolo, va bene. So what? NdG).
Da qui l’idea di utilizzare il nuovo brand come attore protagonista e certificatore di tutte le iniziative legate all’evento (ecco la frase-capolavoro: "il nuovo brand come attore protagonista e certificatore...". Schizza a mille il sospetto che mi stiano perculando. NdG).
Con il buio, la luce prende vita.
Il cinema è luce. Ed è anche buio e colori (Miiiii, abbiamo dei filosofi fra noi. NdG).
La luce è la base del principio fotografico del cinema e fin da subito ha catturato l’immaginazione di tutti attraverso la magia della proiezione".
The end, applausi, luce in sala.
Non sentite anche voi un penetrante puzzo di minchiate?
Temino di quarta elementare è da premio! Ti do ragione al 100%!
RispondiEliminaBeh c'è da sperare che l'iniziativa sia meno fumosa di questa ridicola presentazione.
RispondiEliminaGentile Gabo, a proposito di cinema Le sottoporrei una questione. Torino Film Festival: proprio proprio non vogliono che il pubblico assista alle proiezioni tardo pomeridiane e serali? Quest'anno ho dovuto leggere più volta le modalità di accesso: lavoro in un ente pubblico molto burocratizzato e nemmeno noi avremmo fatto di meglio! Viva Bisanzio: mi pare di capire che tutti i film proiettati dopo le 17 siano in fascia "bollino blu". Solamente gli abbonati potranno accedere, ma previo ritiro di un tagliando da ritirare alla casse dei cinema o totem tra le 9 del giorno prima e le 13 del giorno medesimo della proiezione. Non sembrano acquistabili on line, ma grazie alla tarantella sopra descritta parrebbe che nemmeno acquistando un abbonamento (70 euro se si ha diritto al ridotto) si abbia la certezza di poter accedere alla sala. Per tacere del fatto che il quotidiano pellegrinaggio in centro città a caccia di detto tagliando non sia propriamente agevole. Il pubblico non piace?
RispondiEliminaAl contrario: al Festival il pubblico ovviamente piace, ma anche il Festival piace al pubblico. Piace tanto. persin troppo: per cui in passato si creavano soventissimo code infinite, resse e talora persino risse per entrare nelle sale, suscitando le lamentele degli esclusi. Questo sistema - decisamente complicato, questo è fuori di dubbio - ha perlomeno consentito di attenuare il problema; non senza malumori di parte degli spettatori. Accontentare tutti è impresa sempre impossibile. Nel caso specifico, l'unica soluzione perfetta sarebbe aumentare le sale e di conseguenza le proiezioni: ma affittare le sale costa assai, e il festival torinese vive con un bilancio davvero striminzito - meno di due milioni annui - se confrontato a quello di manifestazioni come la Festa del Cinema di Roma, per non parlare di Venezia o di Berlino.
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