Mantegna, "Ecce Homo"(Museo Jacquemart-André, Parigi) |
E può farcela, perché punta su un nome di indiscussa popolarità e perché è un'ottima mostra. Sono oltre cento opere, una quarantina di Mantegna, le altre di maestri assoluti del Rinascimento. Il massimo, direi, che si poteva fare con il budget a disposizione: circa due milioni di euro, frutto di una joint venture fra la società Civita, specialista in organizzazione di eventi culturali, che ha investito 870 mila euro contando di rifarsi con la biglietteria; 750 mila euro sono la sponsorizzazione di Intesa Sanpaolo; la Fondazione Torino Musei, povera per definizione, ci ha messo 350 mila euro di tasca propria; e 80 mila vengono dalla Camera di Commercio. Purtroppo, di quella cifra si sono potuti destinare appena 130 mila euro alla comunicazione, e qui vedo il punto debole del progetto, sul fronte del richiamo turistico. Ho già avuto modo di affrontare il problema, qui sul blog e pure sul Corriere. E anche oggi, con un articolo sul Corriere, torno a ragionare sull'inadeguatezza, tutta torinese, degli investimenti su una comunicazione efficace e professionale degli eventi e delle proposte del nostro sistema culturale. I soldi scarseggiano e, poiché consideriamo la comunicazione un aspetto secondario del progetto, le destiniamo le briciole del budget. Così insistiamo a raccontarcela fra noi, ondeggiando fra grandi speranze e rinfaccini da asilo, tipo la scenetta a cui ho assistito ieri in conferenza stampa: quello della Camera di commercio butta lì la frecciatina ("Ci servono eventi che riempiano gli alberghi, oltre alla settimana di Artissima e alle partite della Juve...") e subito il prode Sacco salta su e annuncia che, secondo "i dati della questura", quest'anno fino a ottobre i turisti che hanno pernottato a Torino sono stati 152 mila, contro i 113 mila del 2016. E allora tutto va ben, madama la marchesa, e continuiamo così.
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