E’ in discussione un modello che vede le nostre istituzioni museali come contenitori e non produttori di cultura, un modello che non porta al rafforzamento delle competenze e delle relazioni dei nostri musei... queste mostre non sono il motivo per il quale un turista sceglie di venire a Torino, ma un corollario rispetto al programma di visite in città... Le visite ai musei aumentano nonostante non fossero in calendario mostre cosiddette blockbuster . (Francesca Leon in Consiglio comunale, 17 ottobre 2016, qui il testo dell'intervento)
Cosa hanno lasciato le grandi mostre allestite alla Gam? Hanno consolidato il pubblico del museo o hanno trasformato la Gam in un centro espositivo riducendo la capacità di produzione della Fondazione e di valorizzazione del patrimonio in essa conservato? ... Hanno dato un spinta alla ricerca e alla produzione di eventi espositivi? Hanno portato più turisti e cittadini a visitare la Gam, al di là della durata dell’evento? (Francesca Leon, assessore alla Cultura, in Consiglio comunale, 31 luglio 2018, qui il testo dell'intervento)
Vi ringrazio perché siete riusciti a riaprire la stagione delle grandi mostre: noi come rappresentanti del mondo economico lo abbiamo chiesto perché la macchina turistica di Torino non si fermi. (Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di Commercio, alla presentazione della mostra su Mantegna a Palazzo Madama, oggi 11 dicembre 2019)
Questa mostra è importante per la nostra città e mi sento di dire per tutta la regione perché evidentemente è di richiamo non solo per i torinesi... Noi speriamo che possa anche attirare pubblico nuovo, è evidentemente un traino importante per lo sviluppo del nostro territorio, avrà ricadute economiche significative, avere una mostra di questo tipo rafforza l'immagine della nostra città, va a rafforzare quel percorso che è stato costruito negli anni. (Chiara Appendino, sindaco, alla presnetazione della mostra su Mantegna, oggi 11 dicembre 2019)
Mai disperare. Mai. Alla lunga, a furia di nasate, gli entra in testa quasi a tutti. Se proprio son di coccio possono metterci un po' - tipo tre annetti o giù di lì - ma date tempo, e prima o poi assisterete a mirabili metamorfosi.
E dunque vi annuncio con vibrante soddisfazione che adesso Chiarabella ed io la pensiamo alla stessa maniera, sulle grandi mostre.
Tornano le Grandi Mostre
Tornano le Grandi Mostre
E sì, quella dedicata ad Andrea Mantegna che s'inaugura domani a Palazzo Madama è davvero una Grande Mostra, con le carte in regola per diventare un blockbuster: un artista celebre, conosciuto anche al pubblico di media cultura, e una qualità espositiva alta, con ben 19 dipinti del Maestro e poi disegni, incisioni, bronzi e lettere autografi, per non dire delle opere dei contemporanei, da Bellini a Cosmé Tura. E' allestita bene, compatibilmente con l'esiguo spazio offerto dalla Sala del Senato adattata come al solito a labirinto espositivo piuttosto claustrofobico. Insomma, gli organizzatori (i privati della società specializzata Civita) hanno fatto un ottimo lavoro, con prestiti da tutto il mondo, e tutti di livello.
Promozione e fichi secchi
Il progetto è impeccabile. Ciò che potrebbe frustrare i sogni di gloria (e di turismo) accarezzati da Ilotte e Chiarabella sono gli scarsi mezzi a disposizione per far conoscere la mostra fuori dalla cinta daziaria. Su un costo totale che si aggira attorno ai due milioni di euro - un'enormità rispetto ai recenti standard dei musei torinesi con le pezze al culo (a questo link trovate il dettaglio di costi e risorse finanziarie) - soltanto una parte esigua di quel budget, assai meno di uno striminzito dieci per cento, verrà investita nella comunicazione. Troppo poco per una campagna pubblicitaria efficace e capillare. Con i fichi secchi non si fanno né nozze, né pubblicità. E di conseguenza gli orizzonti sono assai ristretti: per dirla con Chiarabella, hanno "selezionato il target" e faranno pubblicità soprattutto in Lombardia, spingendosi anche - compatibilmente con i soldi disponibili - nelle zone di confine di Francia e Svizzera.
Sempre meno soldi
Pazienza: è meglio comunque del nulla degli ultimi anni. E allora godiamocela, la nostra splendida mostra blockbuster. Anche perché del doman non v'è certezza. Dopo Mantegna, le prospettive sono scarse. Per Palazzo Madama, tuttora tristemente privo di un direttore, non sono in programma altri eventi di un tale livello. Maurizio Cibrario, il presidente della Fondazione Torino Musei, mi ha detto che in futuro le grandi mostre le faranno alla Gam. Spero con maggiori soddisfazioni in termini di presenze rispetto agli ultimi deprimenti exploit, tipo De Chirico.
Ma mi domando con quali soldi le faranno, le grandi mostre: per i musei civici si profilano di nuovo tempi durissimi. Intanto, già nel bilancio 2020 il Comune gli ha inferto un'altra rasoiata: centocinquantamila euro in meno rispetto a quest'anno, e soltanto la Leon può credersi quando dichiara che "quello che manca lo recupereremo dagli sponsor privati".
E se la Regione chiude il rubinetto?
Ma il peggio deve ancora venire: ricordate l'aiuto straordinario della Regione nel 2018, per tirare la Fondazione Torino Musei fuori dalla crisi in cui era precipitata dopo i tagli comunali? I soldi li aveva stanziati la Parigi, e sono arrivati ancora nel 2019: ma adesso in Regione la musica è cambiata, la generosa Parigi non c'è più e i nuovi inquilini non sembra che muoiano dalla voglia di salvare il culo a Chiarabella e ai suoi musei. In tal senso mi è sembrata significativa l'assenza della Poggio, o di qualsiasi altro rappresentante della Regione, alla conferenza stampa di stamattina.
E dirò di più. Sospetto che Cirio non non abbia nessunissima intenzione di portare avanti il vecchio progetto della "Fondazione Torino Piemonte Musei": doveva rappresentare un'ancora di salvezza per Gam, Mao e Palazzo Madama, ma alla fin fine pare non stesse troppo a cuore ai consiglieri di maggioranza di Palazzo Civico, che ne hanno bloccato l'iter sconfessando la stessa Leon.
Stando così le cose, figurarsi se uno come Cirio si fa pregare. Ciascuno pensi ai suoi, di musei: semmai la Regione si farà una Fondazione tutta sua, per gestirsi i musei suoi in giro per il Piemonte. E chi ha la rogna si gratti.
Promozione e fichi secchi
Il progetto è impeccabile. Ciò che potrebbe frustrare i sogni di gloria (e di turismo) accarezzati da Ilotte e Chiarabella sono gli scarsi mezzi a disposizione per far conoscere la mostra fuori dalla cinta daziaria. Su un costo totale che si aggira attorno ai due milioni di euro - un'enormità rispetto ai recenti standard dei musei torinesi con le pezze al culo (a questo link trovate il dettaglio di costi e risorse finanziarie) - soltanto una parte esigua di quel budget, assai meno di uno striminzito dieci per cento, verrà investita nella comunicazione. Troppo poco per una campagna pubblicitaria efficace e capillare. Con i fichi secchi non si fanno né nozze, né pubblicità. E di conseguenza gli orizzonti sono assai ristretti: per dirla con Chiarabella, hanno "selezionato il target" e faranno pubblicità soprattutto in Lombardia, spingendosi anche - compatibilmente con i soldi disponibili - nelle zone di confine di Francia e Svizzera.
Sempre meno soldi
Pazienza: è meglio comunque del nulla degli ultimi anni. E allora godiamocela, la nostra splendida mostra blockbuster. Anche perché del doman non v'è certezza. Dopo Mantegna, le prospettive sono scarse. Per Palazzo Madama, tuttora tristemente privo di un direttore, non sono in programma altri eventi di un tale livello. Maurizio Cibrario, il presidente della Fondazione Torino Musei, mi ha detto che in futuro le grandi mostre le faranno alla Gam. Spero con maggiori soddisfazioni in termini di presenze rispetto agli ultimi deprimenti exploit, tipo De Chirico.
Ma mi domando con quali soldi le faranno, le grandi mostre: per i musei civici si profilano di nuovo tempi durissimi. Intanto, già nel bilancio 2020 il Comune gli ha inferto un'altra rasoiata: centocinquantamila euro in meno rispetto a quest'anno, e soltanto la Leon può credersi quando dichiara che "quello che manca lo recupereremo dagli sponsor privati".
E se la Regione chiude il rubinetto?
Ma il peggio deve ancora venire: ricordate l'aiuto straordinario della Regione nel 2018, per tirare la Fondazione Torino Musei fuori dalla crisi in cui era precipitata dopo i tagli comunali? I soldi li aveva stanziati la Parigi, e sono arrivati ancora nel 2019: ma adesso in Regione la musica è cambiata, la generosa Parigi non c'è più e i nuovi inquilini non sembra che muoiano dalla voglia di salvare il culo a Chiarabella e ai suoi musei. In tal senso mi è sembrata significativa l'assenza della Poggio, o di qualsiasi altro rappresentante della Regione, alla conferenza stampa di stamattina.
E dirò di più. Sospetto che Cirio non non abbia nessunissima intenzione di portare avanti il vecchio progetto della "Fondazione Torino Piemonte Musei": doveva rappresentare un'ancora di salvezza per Gam, Mao e Palazzo Madama, ma alla fin fine pare non stesse troppo a cuore ai consiglieri di maggioranza di Palazzo Civico, che ne hanno bloccato l'iter sconfessando la stessa Leon.
Stando così le cose, figurarsi se uno come Cirio si fa pregare. Ciascuno pensi ai suoi, di musei: semmai la Regione si farà una Fondazione tutta sua, per gestirsi i musei suoi in giro per il Piemonte. E chi ha la rogna si gratti.
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