Cristina di Francia in un dipinto proveniente da Racconigi |
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E' stato un anno difficile: qualche mostra - ad esempio quella sulla Sindone - ha tirato meno di quanto speravano e Palazzo Madama potrebbe chiudere il 2018 in controtendenza rispetto ai confratelli Gam e Mao. Mi risulta infatti che la Gam avrebbe recuperato negli ultimi mesi grazie ai Macchiaioli che, pur senza sconquassi, pubblico ne attirano abbastanza; e sento dire che persino il Mao darebbe segni di ripresa, dopo essere crollato nel 2017 sotto la soglia psicologica dei centomila biglietti."La mostra più importante dell'anno"
Maria Giovanna Battista Savoia Nemours (collezione Palazzo Madama) |
"La più importante dell'anno", l'ha definita l'assessore Leon; e per una volta sono completamente d'accordo con Maiunagioia. Non soltanto perché quest'anno ai musei civici le mostre davvero importanti non si sono scialate; "Madame Reali. Cultura e potere da Parigi a Torino" è davvero una mostra importante. In assoluto. Abbastanza costosa per i recenti standard torinesi: il budget è di circa 280 mila euro, e di questi 40 mila arrivano da Intesa Sanpaolo. Ma soprattutto curata, pensata, mai sciatta.
Molte delle 120 opere esposte arrivano, come s'usa adesso a Torino facendo di necessità virtù, dallo stesso Palazzo Madama o da altri musei e residenze sabaude piemontesi; ma sono necessarie, hanno un senso nel racconto, non sono lì tanto per far numero. E altrettanto vale per i prestiti eccellenti, provenienti da altre istituzioni italiane e straniere, soprattutto francesi.
Grazie all'ottimo lavoro delle curatrici, la mostra ricostruisce così con precisione e gusto narrativo il "secolo delle Madame": l'arco di tempo che va dal 1619 al 1724, dominato da due volitive personalità femminili che determinarono i destini politici e culturali dello Stato sabaudo, trasformando Torino in una capitale e imponendola sulla ribalta europea tra le bufere del tormentato XVII secolo.
I torinesi sono messi meglio, alcuni dei protagonisti di quel periodo storico li conoscono se non altro grazie alla toponomastica cittadina: da Palazzo Madama a via Madama Cristina. Senza dimenticare gli antagonisti: il Principe Tommaso, quello della via di San Salvario, e il Cardinal Maurizio che s'è beccato addirittura un corso... Ecco, dubito che in un'altra città italiana ci sia una via dedicata a Madama Cristina o al Cardinal Maurizio. Sono storie nostre.
Voglio dire: "Madame Reali" è mostra eccellente, ma il tema non è allettante o popolare. Non è Leonardo, che tu dici "Leonardo" e dovunque nel mondo capiscono di che cosa stai parlando e corrono a visitare la mostra.
L'ho fatto notare al presidente della Fondazione Torino Musei: Maurizio Cibrario ne ha convenuto, ma mi ha anche fatto notare che la missione di un museo è aiutare il pubblico a scoprire qualcosa di nuovo, non soltanto confermargli quello che già conosce. Ha un senso.
Già che c'ero, ho domandato a Cibrario come sono messi con il passaggio dalla Fondazione Torino Musei alla Fondazione Piemonte Torino Musei: un parto che si trascina da oltre un anno.
Cibrario mi ha risposto che lo Statuto è pronto, alle fondazioni bancarie sta bene, adesso dovrà essere approvato dai consigli regionale e comunale. Entro gennaio dovrebbero farcela. Cibrario spera che la nuova Fondazione possa godere di finanziamenti certi e costanti. In fondo è nata - oltre che per accogliere il Museo di Scienze se e quando riusciranno a riaprirlo - anche sulla spinta della necessità in seguito alle traversie finanziare della Fondazione Torino Musei derivate giustappunto dagli inopinati tagli comunali. Adesso però il Comune paga con regolarità; i ritardi sono piuttosto della Regione.
Gli ho replicato che la tranquillità economica è una condivisibile speranza, ma il futuro non è scritto: fra cinque mesi cambiano gli inquilini in Regione, e si sa mai come la penseranno i prossimi barbapapà.
Molte delle 120 opere esposte arrivano, come s'usa adesso a Torino facendo di necessità virtù, dallo stesso Palazzo Madama o da altri musei e residenze sabaude piemontesi; ma sono necessarie, hanno un senso nel racconto, non sono lì tanto per far numero. E altrettanto vale per i prestiti eccellenti, provenienti da altre istituzioni italiane e straniere, soprattutto francesi.
Grazie all'ottimo lavoro delle curatrici, la mostra ricostruisce così con precisione e gusto narrativo il "secolo delle Madame": l'arco di tempo che va dal 1619 al 1724, dominato da due volitive personalità femminili che determinarono i destini politici e culturali dello Stato sabaudo, trasformando Torino in una capitale e imponendola sulla ribalta europea tra le bufere del tormentato XVII secolo.
Le Madame, queste sconosciute
Il problema, semmai, è che fuori dalla cinta daziaria torinese le Madame Reali le conoscono soltanto gli storici; sospetto che per la maggioranza degli altri italiani la "madama" sia, al limite, la polizia, e il termine derivativo "madamin" l'abbiano sentito per la prima volta soltanto il 10 novembre scorso.I torinesi sono messi meglio, alcuni dei protagonisti di quel periodo storico li conoscono se non altro grazie alla toponomastica cittadina: da Palazzo Madama a via Madama Cristina. Senza dimenticare gli antagonisti: il Principe Tommaso, quello della via di San Salvario, e il Cardinal Maurizio che s'è beccato addirittura un corso... Ecco, dubito che in un'altra città italiana ci sia una via dedicata a Madama Cristina o al Cardinal Maurizio. Sono storie nostre.
Voglio dire: "Madame Reali" è mostra eccellente, ma il tema non è allettante o popolare. Non è Leonardo, che tu dici "Leonardo" e dovunque nel mondo capiscono di che cosa stai parlando e corrono a visitare la mostra.
L'ho fatto notare al presidente della Fondazione Torino Musei: Maurizio Cibrario ne ha convenuto, ma mi ha anche fatto notare che la missione di un museo è aiutare il pubblico a scoprire qualcosa di nuovo, non soltanto confermargli quello che già conosce. Ha un senso.
"A gennaio la Fondazione Piemonte Torino Musei"
Maurizio Cibrario, presidente della FTM |
Cibrario mi ha risposto che lo Statuto è pronto, alle fondazioni bancarie sta bene, adesso dovrà essere approvato dai consigli regionale e comunale. Entro gennaio dovrebbero farcela. Cibrario spera che la nuova Fondazione possa godere di finanziamenti certi e costanti. In fondo è nata - oltre che per accogliere il Museo di Scienze se e quando riusciranno a riaprirlo - anche sulla spinta della necessità in seguito alle traversie finanziare della Fondazione Torino Musei derivate giustappunto dagli inopinati tagli comunali. Adesso però il Comune paga con regolarità; i ritardi sono piuttosto della Regione.
Gli ho replicato che la tranquillità economica è una condivisibile speranza, ma il futuro non è scritto: fra cinque mesi cambiano gli inquilini in Regione, e si sa mai come la penseranno i prossimi barbapapà.
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