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Christian La Rosa e Giuliana Vigogna nel "Misantropo"in scena al Carignano (ph. Luigi De Palma) |
Confesso: sono anch'io una vittima dello stress post-traumatico da covid, aggravato dalla mia nativa pigrizia. Il lockdown mi ha reso, se possibile, ancor più dipendente dal comfort della mia comoda casetta, quindi esco malvolentieri, e quasi mai la sera. Al cinema e a teatro vado pochissimo, provando peraltro enormi sensi di colpa. Sono stati forse i miei sensi di colpa, o più probabilmente l'affetto smisurato che nutro per Carla Galliano, a trascinarmi ieri fuori di casa, accettando l'invito misto al rimprovero ("non ti vediamo mai...") dell'adorata Carlina ad assistere al Carignano alla prima del "Misantropo" nel nuovo allestimento dello Stabile per la regìa di Leonardo Lidi.
Lo spettacolo ha confermato quanto già sospettavo: sono un asino, dovrei farmi furbo e darmi una mossa vincendo un'indolenza che chissà quante belle occasioni mi fa perdere.
Voglio dire: non sono un esperto di teatro, in particolare (essendo un asino) non ho mai letto e manco visto a teatro "Il Misantropo", e quindi non so quanto e come la rilettura di Lidi tradisca o esalti l'originale, e comunque non sono la persona giusta per dare giudizi critici: ma come spettatore sono entusiasta. Ciò che ho visto non so se sia "Il Misantropo" secondo le intenzioni di Molière, ma può benissimo essere, perché Molière più che comico l'ho sempre trovato feroce. E nello spettacolo di Lidi la ferocia - la ferocia dal perfido sorriso - è manifesta e scientifica, o almeno così l'ho vissuta io che vi ho trovato la conferma di due mie radicate convinzioni: l'umanità è ributtante, e l'amore una malattia mentale grave.
Dunque come non dirmi soddisfatto della serata? Inizio alle 19,30 (benedetto sempre sia quell'orario!), un'oretta e mezza senza un attimo di noia, con attori bravi e regia notevole, e a casa ben prima che sopravvenga l'abbiocco, in tempo per cenare e vedermi qualcosa in tv. Il paradiso.
La nota di cronaca è tuttavia un'altra: per fortuna loro e del teatro, i torinesi che soffrono della mia stessa sindrome del divano sono meno di quanti pensassi. Prima dello spettacolo scambio quattro chiacchiere con un Filippo Fonsatti tripudiante nell'impeccabile gessato blu. Il direttore dello Stabile ha ben motivo di tripudiare: nei primi quattro mesi del 2022, mi dice, hanno quasi pareggiato l'incasso dell'intero 2021 (ho anche le cifre: un milione e 15 mila euro quest'anno, un milione e 30 mila l'anno passato), dal che si desume che i torinesi non vedevano l'ora di tornare a teatro e, aggiunge il Tripudiante, anche per i prossimi spettacoli le previsioni di sold out sono nell'ordine naturale delle cose.
Dal che si deduce che i torinesi sono più furbi di me, e a teatro ci vanno. Lo stesso non si può purtroppo dire per il cinema: ma quella è un'altra storia, temo non a lieto fine.
Certamente non è il Misantropo di Moliere, ma quello di Lidi, anche se pregevole.....
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