Robert Doisneau, Un regard oblique, Paris 1948 © Robert Doisneau
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È matematico: tu dici "Robert Doisneau" e ti rispondono "ah, sì, quello del bacio!". È la dura legge dell'icona che si fa luogo comune: Robert Doisneau, maestro della fotografia del Novecento, per i più è, banalmente, "quello del bacio", così come Leonardo è "quello della Gioconda" o, per restare alla fotografia, Steve Mc Curry "quello della ragazza afgana".
L'immagine che assurge a icona-feticcio perde fatalmente il proprio valore intrinseco e diviene, per l'appunto, luogo comune, mid-culture, insomma kitsch. Replicata all'infinito, decontestualizzata, ridotta a pura decorazione per cartoline, magneti da frigo, borse, foulard, portapenne e t-shirt, non è più testimonianza, né documento, né opera d'arte. "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus", in senso puramente echiano: dell'immagine originaria, dei suoi significati e delle circostanze che l'hanno prodotta, altro non rimane che un vano nome nell'universale. Null'universale dei media e della convenzione, s'intende.
Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950 © Robert Doisneau
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Eisenstaedt, Bacio in Times Square, 1945 |
Ma l'icona ha pur sempre una forza propria, una forza benefica: quanti, in virtù del "Baiser de l'Hôtel de Ville", hanno scoperto, e quanti scopriranno anche in futuro, Robert Doisneau, la sua arte straordinaria, il suo sguardo acuto e poetico, la sua potenza di narratore per immagini? Questo mi auguro, per la grande mostra itinerante di Robert Doisneau che sta girando l'Italia e Camera ospita fino al 14 febbraio - data per nulla casuale, direi. Mi auguro che sia per tanti una rivelazione. La rivelazione dell'artista oltre l'icona da baci perugina. Andate a visitarla: c'è un mondo, dietro a quel bacio usurato dalla consuetudine. Ci sono storie, volti, momenti di vita. E un immenso artista che li sa raccontare.
P.S. E accattatevi il catalogo, se potete: costa 28 euro ma vale molto molto di più.
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