Daniele Valle, pd, vicepresidente del Consiglio regionale, è uno dei rari politici che s'interessa di cultura, e se ne prende a cuore le sorti non episodicamente. Quindi non potevo trascurare il suo grido d'allarme dell'altro ieri: "Amaro regalo di fine anno per il mondo della cultura, soprattutto per il teatro e lo spettacolo dal vivo - scriveva Valle. L’uscita delle graduatorie relative allo spettacolo dal vivo ha riservato una brutta sorpresa un settore già duramente provato dalla pandemia, ovvero una considerevole riduzione delle risorse per le attività di promozione e produzione. Molti operatori hanno visto ridursi il contributo, altri sono rimasti invece fuori per la prima volta dopo anni. Rispetto al bando 2021, quest’anno si registra un taglio di ben 1 milione e 538mila euro. Si passa da 5,7 milioni a 4,162 milioni di euro, nonostante quest’anno il bando tradizionale sia stato distinto in due bandi diversi".
"Scendendo nel dettaglio - proseguiva Valle - per le imprese culturali si passa da 840mila euro a 560mila, mentre per gli enti della pubblica amministrazione da 500mila a 300mila. Il resto del taglio si scarica sul terzo settore. La Giunta regionale non può essere sorda di fronte al grido di dolore del teatro e dello spettacolo dal vivo, già provato da due anni di Covid, e con il prossimo bilancio bisognerà intervenire con risorse straordinarie per compensare i tagli di quest’anno", eccetera eccetera.
Così parlò Valle. In buona fede, non dubito. Però esistono fatti ed esistono interpretazioni, e di principio io cerco di approfondire i fatti. Quindi sono andato a sentire l'altra campana, ovvero l'assessore regionale alla Cultura Vittoriona Poggio, e poi ho cercato di capire. Come al solito non è facile. In sostanza: Valle mi invia un mini-prospetto dal quale risulta che nel 2021 l'impegno totale della Regione sui bandi per lo spettacolo dal vivo ammontava a 5.700.000 euro, che nel 2022 si ridurrebbero a 4.162.000 suddivisi fra le attività di "programmazione e promozione" (2.802.000 euro) e quelle di "produzione" (1.360.000).
Così parlò Valle. In buona fede, non dubito. Però esistono fatti ed esistono interpretazioni, e di principio io cerco di approfondire i fatti. Quindi sono andato a sentire l'altra campana, ovvero l'assessore regionale alla Cultura Vittoriona Poggio, e poi ho cercato di capire. Come al solito non è facile. In sostanza: Valle mi invia un mini-prospetto dal quale risulta che nel 2021 l'impegno totale della Regione sui bandi per lo spettacolo dal vivo ammontava a 5.700.000 euro, che nel 2022 si ridurrebbero a 4.162.000 suddivisi fra le attività di "programmazione e promozione" (2.802.000 euro) e quelle di "produzione" (1.360.000).
Ma dalle tabelle della Regione, fornitemi dall'assessore Poggio e che riproduco in questo post, risultano invece nel 2022, a beneficio dello spettacolo dal vivo, 4.865.457 euro suddivisi per l'appunto in due bandi: uno di 3.316.290 euro per "programmazione e promozione" e uno di 1.549.167 euro per "produzione".
Dalle stesse tabelle, l'impegno totale della Regione sui bandi per il settore delle attività culturali (ivi compreso quindi lo spettacolo dal vivo) nel 2022 assommerebbe a 8.021.449 euro, in crescita del 13,72% rispetto ai 7.053.935 del 2021, mentre diminuierebbe del 15,15% - da 330 a 280 - il numero degli interventi finanziati, con conseguente crescita del contributo singolo medio.
Il fenomeno è ancora più evidente limitandosi all'ambito dello spettacolo dal vivo: come detto, c'è un impegno di spesa totale di 4.865.457 euro (4.223.235 nel 2021) che va a sostenere 138 progetti (erano invece 172 nel 2021) con un contributo medio di 35.257 euro (24.554 nel 2021).
Ora, non mi interessano tanto le discrepanza fra le cifre di Valle e quelle di Poggio: le interpretazioni, l'ho detto, possono variare, e personalmente non sono tanto versato per la matematica. Va comunque ricordato che il 2022 è stato un anno ben diverso dal 2021, quando l'emergenza covid aveva imposto interventi robusti a sostegno di attività pesantemente penalizzate, mentre quest'anno è stato necessario, ad esempio. un intervento di 350 mila euro, che in passato non c'era, per le sale cinematografiche messe in ginocchio dal pauroso calo degli spettatori. Così come quest'anno sono ovviamente aumentati, rispetto ai due anni pandemici, i contributi per carnevali e rievocazioni storiche che non si sono tenuti nel '20 e nel '21. Discorso analogo vale per le attività espositive, in ripresa dopo i lockdown del '20-'21.
Tuttavia trovo più interessante sottolineare la diminuzione dei progetti finanziati, con relativo aumento del contributo medio. Durante la pandemia, direi, gli interventi hanno riguardato un po' tutte le realtà, perché tutte erano in sofferenza. Stavolta la selezione è stata più severa. Poggio me lo conferma: "Diversi progetti non hanno superato l'istruttoria - dice. - Abbiamo preferito premiare la qualità e non disperdere le risorse".
Sarei incoerente se non condividessi tale criterio. Smentirei me stesso, che per anni ho criticato le modalità appendiniane di distribuzione di risorse a pioggia (o ad minchiam) come se i contributi pubblici fossero una specie di reddito di cittadinanza per i teatranti. Il fatto che "molti operatori sono rimasti fuori per la prima volta dopo anni" dispiace sul piano umano, ma resta il fatto che il contributo pubblico non è un diritto acquisito per saecula saeculorum, tanto più se la triennalità dei bandi garantisce comunque un minimo di prospettiva. Appurato che lavorare nello spettacolo dal vivo non è una prescrizione medica, non vedo anzi quale criterio, se non il merito e la qualità, l'ente pubblico dovrebbe applicare nell'assegnazione di denari che - è sempre utile ricordarlo - arriva dalle tasche di tutti noi. Ammesso - e concesso soltanto dopo verifica sul campo - che siano appunto qualità e merito gli unici criteri applicati. Qui e qui trovate le graduatorie del bando per lo spettacolo dal vivo 2022/24: ciascuno giudichi come preferisce.
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