Gli egittologi sono come gli amori: fanno giri lunghissimi e poi ritornano. E così, alla fin fine, Zahi Hawass al Museo Egizio ci è arrivato: da ospite, però, e non da padrone di casa come avrebbe voluto l'immaginifico ministro Gennaro Sangiuliano.
Come qualcuno ricorderà, appena un'estate fa Genny se ne andava in gita alle piramidi con Hawass, lo stravagante egittologo che, in un empito di modestia, si autodefinisce «l'unico al mondo che ha completato il lavoro di Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon». E progettava, Genny, di piazzare lui, Hawass, al nostro Museo Egizio, dando il benservito a Christillin e Greco, che a quanto pare non gli andavano a genio. Hawass, a dire il vero, negava d'essere interessato; poi la brusca fine all'esperienza ministeriale di Sangiuliano troncò pure quei progetti epurativi. Poco male comunque per l'Egizio, che prospera anche senza Hawass e continua a polverizzare i propri record: oltre un milione di visitatori nel 2024, quest'anno a fine agosto era già a quota 800 mila ed è prevedibile che a fine dicembre avrà superato il milione e centomila.
Ma veniamo all'oggidì. Succede che Hawass pubblica la sua indispensabile autobiografia «L'uomo col cappello» (non c'entrano Giancarlo dei Murazzi, e neppure Fedez e J-Ax: trattasi del cappello alla Indiana Jones che Hawass ostenta a certificazione del proprio mito). E a Torino, noblesse oblige, l'Indiana Jones d'Egitto aspira a presentare il suo parto letterario proprio all'Egizio.
Christillin e Greco, padroni di casa, sono personcine ammodo e non serbano rancore: prego, si accomodi, ospitalità accordata. E così ieri sera Hawass ha potuto, da ospite, intrattenere il pubblico con il racconto delle sue mirabolanti imprese, non prima di aver reso cortese omaggio al «bravo direttore» Christian Greco...
Come qualcuno ricorderà, appena un'estate fa Genny se ne andava in gita alle piramidi con Hawass, lo stravagante egittologo che, in un empito di modestia, si autodefinisce «l'unico al mondo che ha completato il lavoro di Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon». E progettava, Genny, di piazzare lui, Hawass, al nostro Museo Egizio, dando il benservito a Christillin e Greco, che a quanto pare non gli andavano a genio. Hawass, a dire il vero, negava d'essere interessato; poi la brusca fine all'esperienza ministeriale di Sangiuliano troncò pure quei progetti epurativi. Poco male comunque per l'Egizio, che prospera anche senza Hawass e continua a polverizzare i propri record: oltre un milione di visitatori nel 2024, quest'anno a fine agosto era già a quota 800 mila ed è prevedibile che a fine dicembre avrà superato il milione e centomila.
Ma veniamo all'oggidì. Succede che Hawass pubblica la sua indispensabile autobiografia «L'uomo col cappello» (non c'entrano Giancarlo dei Murazzi, e neppure Fedez e J-Ax: trattasi del cappello alla Indiana Jones che Hawass ostenta a certificazione del proprio mito). E a Torino, noblesse oblige, l'Indiana Jones d'Egitto aspira a presentare il suo parto letterario proprio all'Egizio.
Christillin e Greco, padroni di casa, sono personcine ammodo e non serbano rancore: prego, si accomodi, ospitalità accordata. E così ieri sera Hawass ha potuto, da ospite, intrattenere il pubblico con il racconto delle sue mirabolanti imprese, non prima di aver reso cortese omaggio al «bravo direttore» Christian Greco...
... E figurarsi se mi perdevo lo show. Sono tornato apposta dalla villeggiatura per esserci anch'io, nel "folto pubblico" che ha assistito all'epocale esibizione dell'Uomo col Cappello. Sul Corriere di questa mattina potete leggere il seguito dell'articolo, corposo resoconto di una serata infiorettata di straordinarie guest star, da Nefertiti a Beyoncé, da Christian Greco a Bruce Willis e Omar Sharif nonché, ovviamente, Harrison Ford/Indiana Jones. Benvenuti nel meraviglioso mondo di Zahi.
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