Sul Corriere di stamattina ironizzo blandamente sulla «solida continuità con il nuovo percorso tracciato dal Tff» (parole del direttore Giulio Base, nella foto ) che quest'anno si espliciterà (anche) con una «retrospettiva» (virgolette non casuali) dedicata a Paul Newman, dopo quella dell'anno passato su Marlon Brando. Nell'articolo (a questo link ) faccio notare che in effetti c'è una discontinuità evidente fra una manciata di film del celebre caro estinto e «un polveroso passato allorquando le retrospettive (senza virgolette) del Festival erano retrospettive vere, occasione di studio e approfondimento su autori o correnti, e producevano cataloghi firmati da critici di gran valore, e destinati a restare pietre miliari per gli storici del cinema». Ciò, a mio avviso, è coerente con «l'allure sbarazzina e poppissima auspicata per il Tff dai vertici del Museo e dai politici affamati di bagni di folla e cacciatori di selfies» perché, scrivo con un pizzico di perfidia (l...
L'ANSiA della cultura torinese