"Goethe nella Campagna romana": il quadro di Tischbein, icona del Salone 2015 |
Il rapporto con Gl Events
Però in certe occasioni più che il detto conta il non detto. A partire dal discorso di Picchioni: a rileggerselo saltano fuori accenti al veleno. A cominciare dal rapporto con i proprietari del Lingotto, i francesi di Gl Events. Cito: "Con Gl Events viene prorogato per quest'edizione il contratto in essere (Questo significa che Gl Events continua a intascare i soldi della biglietteria e dell'affitto degli stand, senza aumentare le royalties versate al Salone, Ndr). Ma per il triennio 2016-2018 vengono contestualmente pubblicati i bandi per l'affitto del ramo d'azienda relativo alla vendita degli spazi commerciali e degli allestimenti. La formula dell'appalto triennale consente infatti di aprire al libero mercato e a una sempre maggiore trasparenza, ottimizzando il reperimento di nuove risorse private, e al tempo stesso di impostare con più organicità il lavoro e la programmazione dei diversi players. La durata pluriennale conferisce inoltre respiro più ampio all'innovazione progettuale condivisa e soprattutto offre maggiori garanzie strategiche sulla stabilità del comparto fieristico-espositivo per la città di Torino" (i neretti sono nell'originale). Insomma, separati in casa: Picchioni deve trangugiare il rospo perché mancano i tempi tecnici per superare il contratto con Gl già quest'anno, ma è chiaro che non si vogliono più bene, se mai se ne sono voluti. Lo conferma il fatto che quest'anno, in conferenza stampa, manca il rappresentate di Gl Events. In effetti il "panel" dei relatori in conferenza stampa è molto diverso da quello della scorsa edizione: e guarda caso gli unici due che all'epoca erano dati per sicuri uscenti (ovvero Picchioni e Ferrero, a termine di mandato) sono ancora lì, in quanto prorogati di un anno.Chi ha bisogno del Circolo?
Un altro passaggio bricconcello arriva verso il finale, quando Picchioni elenca le numerose iniziative del Salone nell'arco dell'anno; in particolare si riferisce agli incontri e alle attività diffuse dei progetti "Libriamoci" e "Salone Off 365". Picchioni commenta: "Il tragitto da un Salone all'altro non è mai stato - né mai sarà - una traversata del deserto. Un cartellone di eventi così fitto e continuativo non sarebbe possibile senza il patrimonio di contatti, di credibilità, di agende tesaurizzato e arricchito in tanti anni dalla Fondazione". Devo tradurre? Ci sono due versioni: una ufficiale, che mi arriva direttamente dal Salone. L'altra è mia, come al solito maliziosa e insinuante. Ecco la mia: davanti all'incombente prospettiva di una "fusione" con il Circolo dei Lettori, Picchioni - che il Circolo non lo ha mai amato - rivendica con orgoglio la prevalenza del Salone, e dice in pratica: "Adesso mi venite a raccontare che quelli di via Bogino fanno attività tutto l'anno? Noi facciamo di più, e meglio, perché siamo più importanti e più credibili".La versione del Salone è invece molto più lineare: nessun messaggio implicito, tantomeno contro il Circolo. Picchioni ha semplicemente voluto ricordare il grande lavoro che svolge quotidianamente il Salone, presente sul territorio non soltanto nei cinque giorni del Lingotto, bensì, giustappunto, tutto l'anno. Un "bilancio di fine mandato", insomma, senza intenzioni polemiche.
Successione con bando?
Va da sé che il dopo-Picchioni è già scritto, per quanto riguarda la "sinergia" con il Circolo; ed è probabile che a gestire l'operazione sarà la direttrice di via Bogino, Maurizia Rebola, che non a caso arriva dal Salone. Se l'operazione sarà semplice, o sanguinosa, molto dipenderà da chi succederà a Picchioni e Ferrero. E a tal proposito, devo ricordarmi di domandare a chi di dovere se anche presidente e direttore del Salone saranno scelti a mezzo bando. Spero di avere una risposta chiara e definitiva.Ma questa è un'altra storia. Quella del presidente Picchioni si chiude con l'edizione 2015. E lui stesso sceglie la giusta epigrafe alla sua lunga avventura, cominciata nel 1998. E' una frase di Erasmo: "La sera mostra ciò che è stato il giorno".
La classe non è acqua.
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