Contro ogni logica, «Exposed – Festival internazionale di fotografia» avrà una seconda edizione. La prima era costata oltre 600 mila euro, pagati in parti uguali dai promotori dell'autoproclamato «evento» - Camera di Commercio, Comune, Regione, Intesa e fondazioni bancarie – stretti con ferrea unità d'intenti in una mitica Cabina di Regia (d'ora in poi, per brevità, li chiamerò «cabinotti»).
Per la seconda edizione della loro creatura, i cabinotti alzano la posta: ci mettono 670 mila euro, più 35 mila degli sponsor, che immagino non si spianteranno per lo sforzo. Beh, 700 mila e rotti sono sempre pochi per creare dal nulla un festival di fotografia all'altezza delle grandi manifestazioni europee; e sempre troppi se il risultato sarà quello della prima edizione, che solo per gentilezza d'animo mi limito a definire «un mezzo fiasco»: 46 mila visitatori (calcolati con generosità) per 28 mostre in 23 sedi diverse nell'arco di 32 giorni dal 2 maggio al 2 giugno significano una media di 1.643 presenze per mostra nell'arco di 32 giorni, o se preferite 1.438 visitatori al giorno sparpagliati nelle 28 mostre. Altro che le vagheggiate frotte di visitatori dall'estero e da oltre Ticino: manco i torinesi avevano colto l'importanza dell'evento. I più proprio non s'erano accorti che ci fosse un evento.
Vabbé, sbagliando s'impara, si confortarono all'epoca i cabinotti: «La prima edizione ha consentito di individuare i fattori positivi e gli interventi di miglioramento necessari». Messaggio rilanciato ieri in conferenza stampa dall'assessore Purchia con una bella dichiarazione d'accanimento terapeutico: «Ci vuole tenacia e pazienza, abbiamo molto da imparare, non ci si può fermare a una prima edizione». Ma c'è chi guarda ancor più lontano: «Non avviene tutto alla prima edizione, e neanche alla seconda» rilancia un altro cabinotto, il vicedirettore delle Gallerie d'Italia Antonio Carloni, e non so se la sua sia una promessa o una minaccia.
Ma del doman non v'è certezza, restiamo all'oggi. Ecco a voi i «miglioramenti» della seconda edizione: meno mostre e meno location, che fa più ordinato e stando ai precedenti non c'è comunque rischio di sovraffollamento; e tutte a ingresso gratuito. Bah, fatico a considerare ciò un «miglioramento», secondo me la gratuità di un evento culturale (oltre a mortificare l'evento, che viene percepito dal pubblico come di scarso valore) rappresenta l'ammissione di una disfatta: entri gratis perché dubito che pagheresti per entrare. Poi, nel catalogo dei «miglioramenti» c'è anche l'inedita e rivoluzionaria volontà di «coinvolgere i giovani», e così siamo a posto: sempre citare il «coinvolgimento dei giovani». Fa fine e non impegna.
Manca invece quello che avrei davvero considerato un concreto miglioramento, cioè una nuova direzione artistica: squadra che perde non si cambia, confermati Menno Liauw e Salvatore Vitale, anche perché il loro contratto è biennale e per due anni tocca tenerli. In compenso, per rianimare Exposed è stata arruolata con Fondazione Cultura – più siamo, meglio stiamo - una «project manager» nella persona di Eva Brioschi, curatrice di una collezione d'arte a Busca nel Cuneese. L'entusiasta Carloni sottolinea che la neo project manager e la Fondazione Cultura «hanno avuto l'idea di coinvolgere gran parte degli operatori locali». Vi pare un'idea scontata? Già sentita? Detta e ridetta? Forse, ma Eva la dice meglio, da studiata: Exposed, dichiara convinta, vuole «costruire un canto collettivo a cui ogni attore culturale della città possa partecipare con la sua voce», così da «fare in modo che tutta la città vibri attorno alla fotografia». Una città, beninteso, «inserita in una rete globale di riflessione». Siamo a livelli siderali: e speriamo che con 'sto gran vibrare non venga giù la Mole, e che Exposed a furia di riflessioni ci riveli un senso, una prospettiva, un'anima, una vocazione che finora non si scorgono dietro la fitta cortina degli alati propositi parolai.
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