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PARIGI FA LA LISTA DELLA SPESA

Preoccupata: l'assessore Parigi
Il giorno del giudizio è rinviato. Si è appena concluso l'incontro dell'assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi con i suoi collega del Bilancio Aldo Reschigna. In teoria era il momento, per la Parigi, di sapere di quanto potrà disporre nel 2015. In realtà è stato un incontro formalmente interlocutorio. La Parigi ha presentato a Reschigna la "lista della spesa" - c'est à dire gli impegni irrinunciabili del suo assessorato - e gli ha anche spiegato come intende razionalizzare la distribuzione delle risorse, privilegiando il merito e la coerenza delle proposte con gli obiettivi della politica culturale della Regione. Reschigna ha preso nota. La discussione sull'effettiva entità della spesa regionale per la cultura si svilupperà nei prossimi giorni. Si temono - direi peggio: si prevedono - tagli fino a un terzo rispetto al già risicato bilancio 2014 (55 milioni).
Nessuna nuova buona nuova? Io personalmente non la penso così. E' nota l'impazienza della Regione - direi di più: di Sergio Chiamparino - di sganciarsi dalle Fondazioni culturali; e soprattutto nessuno ignora quale sia il pensiero del Chiampa (di cui Reschigna è fedelissimo sodale) in merito all'investimento culturale. Se vi fosse sfuggito, vi copio qui sotto le succinte e ottimistiche considerazioni che ho pubblicato ieri su La Stampa

Manifatturieri e Conti Mascetti



Si apre una settimana cruciale per i destini della cultura a Torino: non solo per via delle nuove nomine nelle Soprintendenze – benché anche da lì possano arrivare danni – ma soprattutto perché martedì l’assessore Parigi saprà quanto la Regione destinerà al suo bilancio. Si prevedono altri tagli sanguinosi.

Ma la cultura piemontese, oltre agli effetti della crisi, sconta oggi le conseguenze di due atteggiamenti divergenti ed egualmente perniciosi dei pubblici amministratori.

Da una parte ci sono i Manifatturieri, che non credono nella cultura come volano economico. Li capeggia Chiamparino, il cui pensiero è noto: l’investimento in cultura può rendere; però il rilancio vero arriva dalle fabbriche. Dal “manifatturiero”, come dice lui. Lì bisogna investire le ultime risorse. I “fafioché” – in chiamparinese, gli intellettuali perdigiorno - si arrangino.

Poi ci sono i Conti Mascetti, tanto convinti dell’importanza della cultura da trascurare l’ineluttabile limite delle tasche vuote: non rinunciano a nulla, e si esaltano sui grandi eventi. Il leader dei Conti Mascetti è il sindaco Fassino, pieno di buone intenzioni ma senza un soldo.

Il disastro è inevitabile, ma se ne potrebbe ridurre l’entità. Alcune strategie sono praticabili. Rinunciare ai baracconi dell’effimero; difendere le eccellenze; incoraggiare con la leva fiscale l’impegno dei privati; creare economie di scala per sostenere gli operatori.

Questo è realismo. Riusciranno i Manifatturieri e i Conti Mascetti a rinunciare ai loro bei sogni?

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