Preoccupata: l'assessore Parigi |
Nessuna nuova buona nuova? Io personalmente non la penso così. E' nota l'impazienza della Regione - direi di più: di Sergio Chiamparino - di sganciarsi dalle Fondazioni culturali; e soprattutto nessuno ignora quale sia il pensiero del Chiampa (di cui Reschigna è fedelissimo sodale) in merito all'investimento culturale. Se vi fosse sfuggito, vi copio qui sotto le succinte e ottimistiche considerazioni che ho pubblicato ieri su La Stampa
Manifatturieri e Conti Mascetti
Si apre una settimana cruciale per i destini della cultura a
Torino: non solo per via delle nuove nomine nelle Soprintendenze – benché anche
da lì possano arrivare danni – ma soprattutto perché martedì l’assessore Parigi
saprà quanto la Regione
destinerà al suo bilancio. Si prevedono altri tagli sanguinosi.
Ma la cultura piemontese, oltre agli effetti della crisi, sconta
oggi le conseguenze di due atteggiamenti divergenti ed egualmente perniciosi
dei pubblici amministratori.
Da una parte ci sono i Manifatturieri, che non credono nella
cultura come volano economico. Li capeggia Chiamparino, il cui pensiero è noto:
l’investimento in cultura può rendere; però il rilancio vero arriva dalle
fabbriche. Dal “manifatturiero”, come dice lui. Lì bisogna investire le ultime
risorse. I “fafioché” – in chiamparinese, gli intellettuali perdigiorno - si
arrangino.
Poi ci sono i Conti Mascetti, tanto convinti dell’importanza
della cultura da trascurare l’ineluttabile limite delle tasche vuote: non
rinunciano a nulla, e si esaltano sui grandi eventi. Il leader dei Conti Mascetti è il sindaco Fassino, pieno di buone intenzioni ma senza un soldo.
Il disastro è inevitabile, ma se ne potrebbe ridurre
l’entità. Alcune strategie sono praticabili. Rinunciare ai baracconi dell’effimero;
difendere le eccellenze; incoraggiare con la leva fiscale l’impegno dei
privati; creare economie di scala per sostenere gli operatori.
Questo è realismo. Riusciranno i Manifatturieri e i Conti
Mascetti a rinunciare ai loro bei sogni?
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