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IL SALONE AL LINGOTTO, COSTI QUEL CHE COSTI: ECCO LE CIFRE, E LE INCOGNITE

Se gli sponsor non bastano. Fassino, Braccialarghe e Parigi alla ricerca di nuovi sistemi creativi per finanziare la cultura
La cosa più imbarazzante, all'incontro di stamattina alla Fondazione del Libro, è stata la laudatio che l'assessore Braccialarghe ha riservato alle new entries del Cda della Fondazione, Giulia Cogoli e Giovanna Milella. Gli hanno domandato se le due signore siano destinate, come si dice in città, a succedere a Picchioni e Ferrero al vertice della Fondazione, e Braccialarghe ha imbastito una di quelle risposte diplomatiche e fumose del tipo "abbiamo coinvolto due persone di qualità a prova del nostro desiderio di occuparci più strutturalmente del progetto di rendere Torino capitale del libro". Credo che Braccialarghe avesse in mente il progetto - ormai chiaro - di accorpare in un unico ente il Salone, il Circolo dei lettori ed eventualmente le biblioteche civiche. Ma detta così poteva anche suonare come un "questi due, Ferrero e Picchioni, non hanno combinato niente". E così l'ha presa Picchio, che ha contrappuntato ironico: "Eh sì, evidentemente finora non si è fatto abbastanza". Immagino che si aspettasse, a fine mandato, un cicinin di riconoscenza.

Il marchio non è in vendita. Per ora

In compenso, una buona notizia è subito arrivata: nel Cda di questa mattina si è parlato dell'eventuale cessione di una quota del marchio del Salone a Gl Events "solo per dire che la questione non è all'ordine del giorno". Però se ne potrà discutere in futuro. Ma sì, continuiamo a farci del male. Dopo il Lingotto, vendiamoci pure il Salone. Poi ci lamentiamo che i franciosi spadroneggiano. Eh già. Sono i padroni, che altro dovrebbero fare?

Chi paga? Un po' i franciosi, un po' il Comune

Vabbè. Sistemate le questioni pittoresche. Veniamo al sodo. Stamattina sono passato in Fondazione per assistere all'annuncio ufficiale della pace fra la Fondazione per il Libro (che organizza il Salone) e i francesi di Gl Events, dopo la lunga guerra. Ma in realtà era tutto noto. Le previsioni di Gabo - pochi, maledetti e subito - sono grosso modo confermate. La trattativa si è chiusa con un risultato non troppo sfavorevole per la Fondazione, e favorevolissimo per Gl Events. Ecco i punti dell'accordo, valido fino all'edizione 2017.
1) Gl Events si tiene ben stretta la "gestione del ramo d'azienda" (ovvero gli incassi della biglietteria e dell'affitto degli stand) che vale fra i 2,6 e i 2,8 milioni a edizione.
2) La cifra netta che Gl Events verserà al Salone passa da 143 mila a 392 mila euro. Ma attenzione: la cifra è legata al trend di visitatori ed espositori. Circa 100 mila euro sono infatti legati alla crescita del pubblico, il resto all'incremento degli espositori (e quindi all'incasso per l'affitto del plateatico agli stand) e alla condivisione di alcune sponsorizzazioni gestite direttamente da Gl Events.
Comunque, Gl Events garantisce al Salone un minimo fisso di 80 mila euro all'anno, e si impegna a versare 120 mila euro prima dello svolgimento del salone, già a gennaio (il che è utilissimo per ridurre la costosa esposizione verso le banche).
3) Gl Events concederà gratis alla Fondazione l'uso dell'Oval o del Padiglione 5 per venti giorni nell'arco dell'anno, anche per manifestazioni diverse dal Salone del Libro.
4) Il Comune si impegna a dare alla Fondazione un contributo extra di 20 mila euro all'anno. Si vede che il Comune ci tiene davvero a far sì che il Salone non lascia il Lingotto. Pur di non dare un dispiacere ai franciosi, Fassino e Braccia sganciano loro quello che non vuole sganciare Gl Events. Ho chiesto a Braccialarghe dove li prenderanno, quei soldi, visto che sono alla canna del gas. Lui mi ha risposto che il Comune si impegna a trovare nuovi sponsor. In bocca al lupo.

C'è un nuovo eroe in città: si chiama SuperSponsor

A questo punto domando alla Parigi perché allora la Regione non garantisce un analogo impegno. L'assessore regionale alla Cultura, dopo avermi ricordato i casini di bilancio che sono saltati fuori, afferma che è impossibile fare promesse se non si sa quale sarà l'effettiva capacità di spesa dell'ente. In parole povere, se ci saranno quattro soldi in cassa, o manco quelli. E ha aggiunto: "Quando mi impegno, io preferisco essere sicura di poter mantenere ciò che prometto".
E guarda sottecchi Braccialarghe. O forse è solo un'impressione mia.
Però l'assessore Braccialarghe è lo stesso assessore Braccialarghe che - sento dire - si è impegnato a dare 300 mila euro all'anno al Museo del Cinema, non appena sui giornali sono arrivate le urla di dolore preventive dei festival che temono una futura drastica riduzione dei contributi. In verità, oggi i conti del Museo, e di conseguenza dei festival, sono ancora sostenibili, ma qualcuno si sente mancare la terra sotto i piedi, prevedendo per l'anno prossimo scenari di miseria: e si porta avanti con il lavoro. Con qualche deriva ridicola, tipo partire con il pianto greco se non ci si può più permettere di sbattere tra letterone rosse in piazza San Carlo: come lamentarsi del rumore sotto un bombardamento. Le promesse di Braccialarghe garantiranno sonni più sereni agli allarmati. Basta crederci. Io mi domando dove li pescheranno, tutti quei soldi. Ma so già la risposta: verranno dagli sponsor. Questi sponsor sono ormai figure mitiche, i supereroi di Torino: Gotham City ha Batman, e noi SuperSponsor. Le aziende chiudono, gli imprenditori scappano, ma SuperSponsor aleggia sulla città, facendo piovere valanghe di bigliettoni.
E se alla fine dovessimo amaramente scoprire che SuperSponsor è soltanto una leggenda metropolitana, rimarrà pur sempre ai Fassino Boys l'opzione Banda degli Onesti. Ci vediamo in cantina, attorno al torchio da stampa.

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