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POCHI, MALEDETTI E SUBITO: L'INTESA DEL LINGOTTO


 Pensare di uscirne è follia...
In certi casi, contano le cose non dette. Dipende da come e da chi non sono dette. E così sia per la cosiddetta "intesa sostanziale" tra il Salone del Libro e il Lingotto, raggiunta oggi e ammantata fino a venerdì dal "massimo riserbo". E' stato infatti deciso (dall'assessore Braccialarghe) che l'intesa (per ora non si usa il termine "accordo") venga prima sottoposta all'approvazione del Cda della Fondazione per il Libro che si terrà venerdì 10 al Monastero di Bose (presumo per invocare la grazia di Dio, non potendo troppo contare su quella degli uomini).

L'intesa c'è, ma non è cordiale

Massimo riserbo, ma un paio di cose sono sicure. Quelle scritte nel comunicato, intanto. Ovvero che l'accordo verrà sottoscritto "a breve" (entro gennaio, presumo) e che vincolerà le parti per tre anni. In parole semplici, per altri tre anni il Salone del Libro di Torino (compresi i nuovi vertici che sostituiranno Picchioni e Ferrero una volta conclusa l'edizione 2015) sarà nelle mani dei francesi di Gl Events. Ripeto: io non ho visto l'intesa, nessuno l'ha vista se non i diretti interessati, e oggi in Fondazione le bocche erano cucitissime. Picchioni non ballava la giga dalla contentezza, questo no: ma Picchioni è un anziano, seppur prestante, signore, e gli anziani signori non ballano la giga, neppure se prestanti, neppure se giulivi. Ma a prescindere dall'attitudine danzereccia di Picchio, secondo me oggi i franciosi hanno vinto. Però il Salone non ha proprio proprio perso. Diciamo che  è uno strano risultato, per cui Gl prende tre punti, e il Salone uno (se gli va di extralusso). Ad ogni modo, qualche dettaglio dovrebbe ancora venire sistemato nelle prossime ore, per trasformare l'intesa in accordo.

La mediazione di Braccialarghe

Non si è saputo molto neanche di come l'incontro si sia svolto. Quelli del Salone si sono fatti accompagnare dall'avvocato, il che la dice lunga sulla fiducia reciproca che regna fra le parti. Determinante è stata la mediazione dell'assessore Braccialarghe, anch'egli presente. Braccialarghe si dà del tu con quelli di Gl Events, in senso proprio oltre che figurato. Hanno un ottimo rapporto, insomma.

Il patto del buon peso

Secondo me l'accordo sarà più o meno questo: Gl Events si tiene il ramo d'azienda (ovvero, intasca i 2.6/2.8 milioni che arrivano da biglietti, stand e servizi), e aumenta un po' la royalty che passa al Salone, attualmente di 150 mila euro.Picchioni ne chiedeva 500 mila, per mettere al sicuro i futuri bilanci. Prenderà molto di meno, ma arriveranno presto. Pochi, maledetti ma subito. E poi presumo che gli indoreranno la pillola con la prospettiva di eventuali benefici aggiuntivi all'insegna del "se": ovvero, se le cose andranno in un certo modo, allora arriveranno altri soldi. Se. Infine ci sarà qualche stuzzichino di contorno, per fare buon peso: tipo l'uso gratuito dell'Oval.

Non chiamatelo Jena

L'alternativa - il Salone si riprende il ramo d'azienda con relativi ricchi incassi, e paga l'affitto per il Lingotto - è esclusa: come ricorderete, in quel caso Gl pretendeva 1.200.000 euro di affitto per 15 giorni e senza l'Oval (pare che il salone del Gusto paghi un milione per venti giorni, e con l'Oval). Una cifra giudicata esorbitante da Picchioni, il quale, astuto, a quel punto aveva minacciato di andarsene al PalaAlpitour, che ParcoOlimpico gli offriva per 700 mila euro.
Jena Picchien tratta col francioso. Ancora non sa che Filura gli ha scaricato l'arma
E' successo una settimana fa, ma sembra passato un secolo. Ricordate? La mossa scatena l'allarme dei franciosi, e il conseguente intervento di Fassino, che dice chiaro e tondo a Picchio che dal Lingotto non si fugge. Peggio che da New York 1997. E Picchio non è esattamente Jena Plissken. Sicché, l'indomani, è già meno entusiasta del progetto PalaAlpitour, che gli appare "poco praticabile", e più disposto a ragionare con Gl Events. Però rendiamo onore al merito: Jena Picchien s'era pure inventato una pistola da mettere sul tavolo della trattativa con Gl Events, ma Fassino gliel'ha scaricata facendo capire ai franciosi che dal Lingotto non sarebbe mai uscito nessuno, né vivo né morto.

Il dramma dei franciosi

Il problema di Fassino è che i franciosi hanno pure loro le loro gatte da pelare. Pretendevano quello strafottìo di affitto, e comunque anche con il nuovo accordo triennale non alzeranno più di tanto la "royalty" (o quel che sarà) al Salone, per il semplice motivo che non hanno da scialare. Sono tempi difficili per tutti, anche per il ramo italiano di Gl Events: il Lingotto, hanno spiegato i franciosi a Fassino, è una delle poche attività nel Belpaese che gli dia redditizie soddisfazioni. Se anche qui i raccolti s'impoverissero, i capi dei capi che stanno a Lione s'intristirebbero, e capace che cacciano qualcuno. Ma soprattutto, minacciano i franciosi, se ci rimettono prendono su baracca e burattini e mollano Torino. Prospettiva che manda Fassino ai matti: tra tanti badò, pure il Lingotto proprio non ce la si fa.

Il Salone è sotto attacco?

A quel punto (siamo alla fine della settimana scorsa), escono sui giornali articoli in cui si dice che il Salone ha i conti in disordine. Da quel che risulta a Gabo le cose non stanno esattamente così. Ma non voglio tornare ad ammorbare i lettori con discorsi da ragionatt. Ciò che importa, è che quelli del Salone si sentono sotto attacco: non tanto dei giornalisti; quanto di chi potrebbe averli imbeccati. Chi? Nessuno ve lo dirà apertis verbis. Ma due nomi vanno per la maggiore fra i "dietrologi" torinesi: il sindaco Fassino e l'assessore regionale Parigi. Ovvìa, è senz'altro la solita maldicenza sabauda, però questo si dice in town, e io relata refero. Ma ben pensarci una logica c'è. Fassino non è stato troppo contento dell'alzata d'ingegno di Picchioni che ha messo in ambasce quelli di Gl Events. E Parigi è così angosciata dai conti della cultura, malridotti oltre le più cupe previsioni, che magari il solo sospetto di un bilancio negativo l'allarma oltre ogni dire. Poi c'è chi ricorda la manifesta rivalità (sì, diciamo rivalità) fra lei e Picchioni, quando lei dirigeva il Circolo dei Lettori. Ma questa è un'altra storia. À suivre...

Se Dio non ha nulla che possa farti paura,
guardati dall'ira di una donna offesa
(Molière, "Don Giovanni")

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