Il Presidente e il Papa: Max Casacci con Giancarlo Cara. Quando parlo di Storia... |
La faccenda mi ha fatto riflettere. E' chiaro che siamo di fronte a uno scontro di civiltà in sedicesimo. Come dire? Due weltanshauungen opposte.
Insomma: io ho parlato di "museo" perché l'argomento del post era la memoria collettiva, in altre parole la "storia". Storia minima, forse, ma Bloch ci ha insegnato, e De Gregori confermato, che la Storia non la fanno i generali e i re, bensì gli esseri umani, nessuno escluso. E a questo servono i musei: a tutelare la memoria, a ricordarci il passato per aiutarci a vivere il presente e progettare il futuro. Museo è ciò che resta quando tutto è perduto, l'eredità che riceviamo dai padri per trasmetterla ai figli. Avete presente Foscolo?: "beata che in un tempio accolte / serbi l'itale glorie, uniche forse / da che le mal vietate Alpi e l'alterna / onnipotenza delle umane sorti / armi e sostanze t' invadeano ed are / e patria e, tranne la memoria, tutto".
Certo, le parole sono convenzioni, e se la parola "museo" spaventa qualcuno, potremmo usarne un'altra: che so?, "Cultural hub" (in inglese, obviously), o "MeravigliaTo" (ma qualsiasi creativo d'oggidì può escogitare una puttanata più preclara), oppure "Sarchiapone". Chissenefrega dei nomi.
Il problema non sono le parole: il problema è ciò che le parole evocano. E se la parola "museo" evoca in qualche nostro contemporaneo un senso di tristezza o imbarazzo, la conclusione non può che essere una: stiamo buttando nel cesso i soldi che spendiamo per l'educazione e la formazione civile degli individui. O forse sono gli individui che non hanno manco p'a capa di educarsi e formarsi. Non so, la questione è apertissima.
Di sicuro, un museo oggi è (o dovrebbe essere) tutto, fuorché un luogo triste o "imbarazzante". Se qualcuno degli imbarazzati si prendesse la briga di visitare il Museo del Cinema, o il nuovo Museo Egizio, potrebbe forse (ma forse) rivedere le proprie convinzioni. Chiaro, con simili esempi si vince facile. Però vi assicuro che mi è capitato di visitare musei piccolissimi eppure godibili, interessanti e - stupitevi pure - divertenti. E ormai i musei sono quasi tutti dotati di ottimi impianti di climatizzazione, per cui nei giorni dell'afa rappresentano una credibile alternativa al centro commerciale. Qui, però, tornano in gioco le weltanshauungen dei singoli.
Questo è. Detto fra noi la faccenda mi appassiona fino a un certo punto. A me, personalmente, di salvare le memorie di questa città non me ne importa più di tanto. Il mio orizzonte temporale è ormai piuttosto ridotto, e non mi preoccupa quali ricordi resteranno fra trent'anni, dato che a quell'epoca - nel migliore (o peggiore) dei casi - non sarò più sensibile ai ricordi (né ad altro, compresa la luce del sole). Né mi addolora che alcuni miei concittadini preferiscano frescheggiare all'8Gallery piuttosto che in un museo. E in ultima analisi non traggo un ragionevole beneficio dall'impancarmi in discussioni fini a se stesse. Io scrivo quando posso, come posso, quando ne ho voglia, senza applausi o fischi, piacere o no non passa tra i miei rischi, non leggete i miei post e andate in pace.
complimenti sorrisi abbracci e auguri , abbiti cura di te e non ti curar di loro scrivi e vai oltre
RispondiEliminaWeltanshauung (-en al plurale) --> maiùscolo, non minùscolo ! :)
RispondiEliminaMaiùscolo il termine filosofico; minùscola la parola tedesca fuori dal contesto filosofico. Non credo che il mio post sia un trattato di filosofia, mio arguto (e ovviamente anonimo) amico: http://www.merriam-webster.com/dictionary/weltanschauung
RispondiEliminaottime parole comme d'habitude
RispondiEliminaSempre acuto e da leggere.
RispondiEliminaGrazie.
Per tanti post precedenti, anche.
Prego. Si fa quel che si può
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