Stavolta l'hanno fatto davvero troppo grossa. In tutti i sensi. Non è umanamente possibile che nell'intera giunta comunale - dodici individui che mi ostino ancora, contro ogni evidenza, a supporre psichicamente normodotati - non ci sia stato uno, dico uno, che abbia manifestato una civile contrarietà a un'immane cagata come quella specie di pollaio per galline giganti di Marte che da ieri devasta piazza Vittorio.
Ebbene, se tra quei dodici disperati ne resta almeno uno in grado di intendere e di volere, si faccia avanti: si dissoci, si dimetta, si salvi dal marchio di infamia. In un'occasione simile - pur meno drammatica - ci fu un assessore, Lo Russo, che ebbe un sussulto di dignità. Spero che quell'esempio sia imitato da altri. Chi tace acconsente. Ce ne ricorderemo a giugno.
Ma almeno facciamoci sentire. Organizziamo la resistenza. Urliamo forte che ne abbiamo pieni i coglioni, che non intendiamo più tollerare simili insulti, e che l'Immane Bubbone deve scomparire.
SUBITO.
Possiamo farlo. Abbiamo gli strumenti per farlo. Tempestiamo di mail e tweet di protesta Filura e i suoi sodali. Manifestiamo civilmente davanti all'obbrobrio. Boicottiamo la multinazionale che si è permessa di imporci, con la forza di quattro soldi di merda, l'immane schifezza. Ma vadano a farsele a Tokio, 'ste vaccate.
Questi signori - i politici e i mercanti - devono imparare che a casa nostra i padroni siamo noi, non loro. Noi li manteniamo, con i nostri voti, le nostre tasse, i nostri acquisti: e loro ci devono portare rispetto. Devono rigare dritto, non prendersi certe libertà alla facciaccia nostra.
Spieghiamoglielo con cortese fermezza: in primis, vanificando la ragion d'essere dell'obbrobrio. Trasformiamo un'operazione promozionale in una Waterloo d'immagine, in una Caporetto del marketing.
Perché, vedete, lammerda di piazza Vittorio è lì per vendere qualche mercanzia. Per attirare i citrulli. Chiunque ci entrerà, anche soltanto per curiosare, sarà complice dell'Immenso Bubbone quanto il sindaco di Torino, il presidente della multinazionale, e il devastato ideatore del babà elettroniko. Lorsignori protervamente ci considerano sudditi, pecoroni, minorati privi di dignità e senso estetico. Per questo si permettono certe libertà: perché sono convinti dell'impunità. Sono convinti che ci beccheremo anche quest'altro schiaffone e diremo pure che ci piace.
Vogliamo davvero dargli ragione?
Ebbene, se tra quei dodici disperati ne resta almeno uno in grado di intendere e di volere, si faccia avanti: si dissoci, si dimetta, si salvi dal marchio di infamia. In un'occasione simile - pur meno drammatica - ci fu un assessore, Lo Russo, che ebbe un sussulto di dignità. Spero che quell'esempio sia imitato da altri. Chi tace acconsente. Ce ne ricorderemo a giugno.
Organizziamo la resistenza
Ma questo principio - chi tace acconsente - vale anche per noi. Per tutti i torinesi. Ce ne resteremo qui a sdegnarci a mezzo Facebook? Acconsentiremo, ridicoli leoni da tastiera, che lo scempio venga perpetrato, a spregio del buon gusto, della civiltà, del rispetto dovuto a noi e alla città che a tutti noi appartiene?Ma almeno facciamoci sentire. Organizziamo la resistenza. Urliamo forte che ne abbiamo pieni i coglioni, che non intendiamo più tollerare simili insulti, e che l'Immane Bubbone deve scomparire.
SUBITO.
Possiamo farlo. Abbiamo gli strumenti per farlo. Tempestiamo di mail e tweet di protesta Filura e i suoi sodali. Manifestiamo civilmente davanti all'obbrobrio. Boicottiamo la multinazionale che si è permessa di imporci, con la forza di quattro soldi di merda, l'immane schifezza. Ma vadano a farsele a Tokio, 'ste vaccate.
Questi signori - i politici e i mercanti - devono imparare che a casa nostra i padroni siamo noi, non loro. Noi li manteniamo, con i nostri voti, le nostre tasse, i nostri acquisti: e loro ci devono portare rispetto. Devono rigare dritto, non prendersi certe libertà alla facciaccia nostra.
Spieghiamoglielo con cortese fermezza: in primis, vanificando la ragion d'essere dell'obbrobrio. Trasformiamo un'operazione promozionale in una Waterloo d'immagine, in una Caporetto del marketing.
Perché, vedete, lammerda di piazza Vittorio è lì per vendere qualche mercanzia. Per attirare i citrulli. Chiunque ci entrerà, anche soltanto per curiosare, sarà complice dell'Immenso Bubbone quanto il sindaco di Torino, il presidente della multinazionale, e il devastato ideatore del babà elettroniko. Lorsignori protervamente ci considerano sudditi, pecoroni, minorati privi di dignità e senso estetico. Per questo si permettono certe libertà: perché sono convinti dell'impunità. Sono convinti che ci beccheremo anche quest'altro schiaffone e diremo pure che ci piace.
Vogliamo davvero dargli ragione?
Quante parole, ma che cosa e'? A che serve, e per chi?
RispondiEliminaNon disprezzate le parole, sono l'unica difesa contro la follia.
EliminaComunque a questo link c'è tutto http://gabosutorino.blogspot.it/2015/11/il-grande-bubbone-ha-due-padri-stefano.html
Ma dai ... stai calmo che è un evento provvisorio ... tempo che mobiliti, lo smobilitano!
RispondiEliminaMa sì, eccolo qui il furbo. Così la prossima volta vengono a pisciarti sulle scarpe e se protesti ti rispondono ma stai calmo che tanto è un evento provvisorio...
Elimina...prendervela con qualsiasi installazione fatua vi rende tristi. Specie quando si ha una certa età e ci si è fatti passare davanti le peggiori vakkate della storia dell'architettura senza fiatare... impegnati come siete nella vostra vita da Leoni da tastiera e nulla più.
EliminaSarà allegro lui che si firma Paperinik... Ma quanti anni ha, otto?
EliminaQuella sfera è una porcata estrema che distrugge tutta la razionale prospettiva di piazza Vittorio, oltre che la sua fruibilità estetica. Si consideri che tempo un 4-5 giorni, e la "palla" sparirà. Il Palazzo BPPR alla fine di piazza Statuto, la torre Solferino, il palazzaccio di piazza San Giovanni, la Torre Littoria, o quella Intesa San Paolo che ha completamente devastato la linearità della skyline torinese e tolto il primato alla Mole... ecco, queste sono cagate che vi siete fatti costruire, contro cui non vi ribellate, e che ahimè resteranno, a sfregio permanente di Torino e la sua bellezza .
RispondiEliminaPrego astenersi benaltristi. Si tratta di questioni diverse: lasciamo da parte interventi architettonici sul tessuto urbano, spesso discutibili (alcuni li ho discussi a lungo) ma che rientrano nella storia di una città, della sua evoluzione - nel bene o nel male. Possono piacerci o no, possiamo anche accapigliarci (civilmente), ma il giudizio finale lo potranno dare solo storici dell'arte fra due secoli. Per dire, non sta scritto da nessuna parte che la Mole debba essere l'edificio più alto di Torino. E comunque la Mole fu considerata a lungo da molti un'offesa "alla bellezza di Torino". Qui, invece, stiamo parlando di un'offesa che consiste proprio nell'uso rapinoso e noncurante dell'esistente; la transitorietà stessa è un'offesa, perché poi passa, ma fin quando c'è, ferisce. Per usare un'elegante metafora: se vengo a cagarti sul tappeto del soggiorno non è che tu non ti incazzi perché basta uno straccio e un secchio d'acqua e va subito via...
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