Pensieroso. Federico Motta, presidente Aie e capofila dello scisma milanese |
Le disgrazie altrui sono una fortuna per Torino? Il nostro Salone si è sbarazzato - per demerito altrui - del temuto concorrente? Sono queste le classiche domande di una nobile gara al ribasso.
Fiera Milano può fare un salone?
L'incognita maggiore su Tempo di Libri è rappresentata dalla crisi di governance a Fiera Milano. Vi ricordo che la società organizzatrice di Tempo di Libri si chiama Fabbrica del Libro ed è partecipata al 51% da Fiera Milano e al 49% dall'Aie. Il prossimo CdA di Fiera Milano non sarà nominato prima di aprile, e fino ad allora si procederà con la sola gestione ordinaria. Non so se fare Tempo di Libri rientri nella gestione ordinaria.Motta nell'angolo
Ad ogni modo. Sono pronto a scommettere che nella terra dei ghinassa qualcuno un po' preoccupatino c'è. Ma per il momento l'Aie (l'associazione degli editori che per volontà del suo mitico presidente Federico Motta e con l'attiva complicità di Mondazzoli e Gems ha promosso lo "scisma" milanese) ostenta tranquillità. Ieri pomeriggio, quando le dimissioni del CdA di Fiera Milano erano già nell'aria, all'Aie c'è stata una riunione con il personale per trasmettere segnali rassicuranti: tutti sono invitati a tenere i nervi saldi, nell'attesa che le cose si chiariscano.Di sicuro la posizione di Motta non esce rafforzata dall'aver coinvolto l'Aie in un'avventura con Fiera Milano, ente non da ieri lambito da indagini e polemiche. Fosse mai che qualche suo amichetto ne approfitti per chiederne le dimissioni.
Tempo di Libri, di lacrime e di sangue
Non mi risulta inoltre che Tempo di Libri vada a gonfie vele. Fatica a reclutare espositori; e pure ospiti. Com'è noto tanti editori medio-piccoli hanno confermato la fedeltà a Torino. Per bypassarli e assicurarsi la presenza dei loro autori, si mormora che i milanesi offrano interessanti gettoni di presenza; una pratica assai rara al Salone di Torino, dove gran parte degli ospiti vengono gratis. Ma lasciamo perdere: forse sono soltanto maldicenze sabaude.E' anche difficile appurare se davvero la coordinatrice di Tempo di Libri, Chiara Valerio, stia trovando lungo. Confortata però - sempre stando ai "si dice" - dalla solidarietà del suo omologo torinese Nicola Lagioia. Un atteggiamento umanamente molto bello; spero senza incorrere nella connivenza col nemico.
A Torino Bray traccheggia e Montalcini resta
Ma noi stiamocene zitti e buoni, perché se Milano piange Torino non ride. Pur tra immani fatiche e infinite minchiate, almeno uno straccio di progetto adesso c'è, i segnali positivi non mancano, gli espositori (anche di prestigio) hanno aderito numerosi allettati dai prezzi stracciati. Ma rimane aperto il problema della governance.La posizione del cosidetto "presidente in pectore" Massimo Bray è sempre più ambigua: s'era detto che avrebbe assunto la carica non appena fosse stato approvato il nuovo Statuto. Adesso il nuovo Statuto c'è, ma Bray continua a temporeggiare, Intanto Mario Montalcini, il presidente cosidetto "ad interim", lavora, facendo molto bene e raccogliendo consensi sia interni sia esterni.
Ma non si capisce chi comanda davvero, in via Santa Teresa. O meglio: in concreto comandano Montalcini e Ferrari; mentre Bray, pur senza prendersi la carica che gli è destinata, bazzica comunque il Salone, dice e disdice, pare non abbia rapporti idilliaci col personale, e insomma, sarà bene che si arrivi a un chiarimento e si chiuda questa fase di precariato con Bray che accetta a fare gioco di squadra pieno anziché stare alla finestra. Invece tergiversa, forse attende che la situazione politica evolva. Considerato vicino a D'Alema, potrebbe essere gradito anche ai Cinquestelle; di sicuro piace al sindaco e Appendino. E insomma, lui sta lì, aspettando di capire cosa di buono gli porterà il futuro.
A questo punto, però, smettiamo di definire Mario Montalcini "presidente ad interim": è del tutto improbabile che lasci la carica prima del 22 maggio, giornata conclusiva del trentesimo Salone del Libro. Esattamente come il segretario generale Beppe Ferrari.
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