Cos'ha in mente Nostra Signora dei Silenzi Francesca Paola Leon? |
Nell'articolo c'erano in realtà due notizie, e l'una sembrava conseguenza dell'altra. Si parlava di tagli ai finanziamenti del Comune alle piccole e medie compagnie teatrali nell'ordine del 20-30 per cento; e della decisione, da parte del Comune, di non rinnovare la convenzione con il Sistema Teatro Torino. Per cui il titolo era "Cala il sipario sul Sistema Teatro".
Ora dovreste usarmi la cortesia di rileggere anche voi l'articolo di Repubblica, così mi sollevate dalla fatica di spiegare per filo e per segno cos'è il Sistema Teatro. Per i più pigri, comunque, dirò che al “Sistema”, creato nel 2004, aderiscono, con lo Stabile, le Fondazioni Tpe e Teatro Ragazzi, Assemblea Teatro e otto compagnie indipendenti (Marcido Marcidorjs, Teatro di Dioniso, Unoteatro, Acti, Onda Teatro, Stalker Teatro, Tangram, Teatro della Caduta), e dallo scorso anno anche il Festival delle Colline, Controluce, Itaca-Lingue in Scena. A questo link trovate la descrizione in dettaglio degli scopi del Sistema.
Parliamo di soldi
Parlando di soldi - poiché sempre di soldi si tratta - il Sistema Teatro è, per l'appunto, una forma di convenzione scelta a suo tempo dal Comune per finanziare determinate compagnie teatrali: il Comune destina ogni anno a tale scopo una cifra che viene attribuita al Teatro Stabile; quest'ultimo provvede a trasferire quei soldi, secondo le quote indicate dal Comune, alle singole compagnie. Una partita di giro, niente più.
Ecco perché non capivo l'articolo di Repubblica: perché parlava del taglio dei finanziamenti del Comune alle compagnie e, insieme, anche della presunta decisione del Comune di farla finita con quel sistema di finanziamento, senza peraltro indicarne uno nuovo.
Precisazione uno: i tagli erano previsti già da Fassino
Mi sono impegnato a sbrogliare la matassa. Ho fatto qualche telefonata a persone informate dei fatti, e ho appurato quanto segue.
1) I tagli sono quelli previsti, per il 2016, già dalla giunta Fassino. Se ne parlava fin da marzo: ovviamente i nuovi arrivati hanno pensato bene di confermali. Evabbé, c'era da aspettarselo. Con i soldi dell'operazione ex-Westinghouse hanno messo al sicuro le varie fondazioni (Tst, Regio, Musei, Cinema ecc.), ma il Sistema Teatro non possono finanziarlo con mezzi straordinari; e in spesa corrente quello c'è, e di quello tocca accontentarsi. Si noti che già nel 2015 c'era stata una bella sforbiciata. Piove sempre sul bagnato.
Precisazione due: non cala il sipario, cambia lo spettacolo
2) La nuova giunta non intende "calare il sipario" sul Sistema Teatro. Su questo punto ho raccolto pareri unanimi. Se me lo dicesse soltanto la nuova giunta potrei anche dubitarne, alla luce delle sempre pittoresche condotte della nuova giunta; ma lo dicono i diretti interessati, gli operatori. Tra questi è perentorio Fabio Naggi, dell'Agis, che mi conferma che si è aperto un confronto con l'assessore Leon, per arrivare a "ridisegnare", senza abbatterlo, il Sistema Teatro. E Filippo Fonsatti, direttore dello Stabile, aggiunge che già domani lui e Paolo Cantù di Piemonte dal Vivo si incontreranno con la Leon.
In effetti, gli stessi operatori teatrali da tempo mi dicevano, in privato, che il Sistema Teatro non era più efficiente, che il meccanismo andava rivisto, eccetera eccetera. Insomma, da quel che capisco io nessuno lo considerava più un capolavoro intoccabile.
Che cosa non vogliono è come sempre molto chiaro
Il problema, con l'attuale amministrazione civica, è che in genere è piuttosto chiaro ciò che non vogliono; meno chiaro è che cosa vogliono. Di conseguenza fanno casino. E difatti ieri pomeriggio quelli dell'opposizione, specie del Pd, su Facebook ci sono andati giù piuttosto duri. Peccato che pure loro pontifichino su ciò che non sanno. As usual, ognuno discetta per sentito dire, e nessuno si documenta. Dovunque ti giri sei circondato da orecchianti. E' davvero esasperante.
Poi, in serata, è successo l'incredibile: Nostra Signora dei Silenzi l'assessore alle Fontane Francesca Paola Leon ha diramato una nota per precisare il suo punto di vista. Eccola qui (la nota, non Nostra Signora dei Silenzi): “Questa Amministrazione non intende interrompere l'esperienza di Sistema Teatro Torino. L'analisi del funzionamento della Convenzione, la progressiva riduzione di risorse da parte del Comune, i nuovi meccanismi attivati dai finanziamenti statali, le necessità delle compagnie emergenti rendono oggi necessario rivedere le finalità e gli strumenti di funzionamento del Sistema Teatro Torino.
Per questo motivo non si è firmata la convenzione e si è attivato un programma di incontri con gli enti coinvolti e con gli operatori per stabilire le linee guida della nuova convenzione.
Emerge infatti la forte necessità che si stabilisca una diverso rapporto tra il Teatro Stabile, le istituzioni partecipate e le compagnie emergenti dove le grandi istituzioni non solo ospitino spettacoli ma siano di reale supporto alla produzione, alla distribuzione e alle necessità organizzative e promozionali utili a far crescere il tessuto teatrale della città e favorire il ricambio generazionale. Un ruolo, dunque, anche di tutoraggio, accompagnamento e formazione per dare maggiore solidità al sistema teatrale cittadino nel suo complesso, dando anche valore alle esperienze innovative che in questi ultimi anni sono cresciute in città.
A partire da luglio l'Assessorato ha incontrato numerosi operatori teatrali, Agis e istituzioni partecipate e nel mese passato sono stati programmati gli incontri finalizzati alla definizione della nuova impostazione del Sistema Teatro Torino che resta, dunque, uno strumento importante per la promozione delle medie e piccole imprese teatrali”.
Tutto chiaro? Ovviamente no. Queste sono parole. In concreto, che cosa hanno in mente?
Per questo motivo non si è firmata la convenzione e si è attivato un programma di incontri con gli enti coinvolti e con gli operatori per stabilire le linee guida della nuova convenzione.
Emerge infatti la forte necessità che si stabilisca una diverso rapporto tra il Teatro Stabile, le istituzioni partecipate e le compagnie emergenti dove le grandi istituzioni non solo ospitino spettacoli ma siano di reale supporto alla produzione, alla distribuzione e alle necessità organizzative e promozionali utili a far crescere il tessuto teatrale della città e favorire il ricambio generazionale. Un ruolo, dunque, anche di tutoraggio, accompagnamento e formazione per dare maggiore solidità al sistema teatrale cittadino nel suo complesso, dando anche valore alle esperienze innovative che in questi ultimi anni sono cresciute in città.
A partire da luglio l'Assessorato ha incontrato numerosi operatori teatrali, Agis e istituzioni partecipate e nel mese passato sono stati programmati gli incontri finalizzati alla definizione della nuova impostazione del Sistema Teatro Torino che resta, dunque, uno strumento importante per la promozione delle medie e piccole imprese teatrali”.
Tutto chiaro? Ovviamente no. Queste sono parole. In concreto, che cosa hanno in mente?
Provo a capire che cosa vogliono
Con il metodo deduttivo non è difficile arrivarci. Vogliono sostituire il meccanismo della convenzione con quello del bando.
Come al solito. E come al solito il nuovo progetto è ancora da costruire. Rassegnamoci, son ragazzi, sono fatti così.
Tenete presente, però, che il dibattito su quale sia il metodo migliore è tuttora apertissimo. Entrambi i meccanismi hanno dei pro e dei contro.
Tenete presente, però, che il dibattito su quale sia il metodo migliore è tuttora apertissimo. Entrambi i meccanismi hanno dei pro e dei contro.
Bando vs convenzione
Con la convenzione, le compagnie teatrali inserite nel Sistema Teatro hanno (meglio: avevano) la certezza di ricevere un finanziamento: magari pochi soldi, magari sempre meno, però arrivavano. Ma è un club dove si entra a fatica: chi è dentro è dentro. E chi è fuori?
Notate poi che era stato il Comune a decidere, in base a valutazioni proprie, chi meritava di entrare in quel club. Notate che era stato il Comune a decidere, in base a valutazioni proprie e insindacabili chi meritava di entrarci, in quel club. E' ciò che un tempo si chiamava "responsabilità politica".
Proprio quella "responsabilità politica" oggi spaventa i politici e li induce a preferire il bando, che formalmente li solleva da simili ambasce. Loro non c'entrano, decide la solita "commissione indipendente". Sappiamo bene che di solito non è così. Ma formalmente si possono chiamare fuori e salvano, se non la faccia, quantomeno il culo. Che poi spesso è la stessa cosa.
La Leon vuole usare il bando: in pratica, ogni anno il Comune mette a disposizione una data cifra, da dividere fra i progetti che saranno considerati migliori. Per cui anche una nuova compagnia (purché con caratteristiche professionali, mi dice Naggi dell'Agis, che considera questa una condizione irrinunciabile) se avrà una buona idea potrà aspirare al sostegno pubblico. Sulla carta è molto democratico. E per nulla stravagante: funzionano più o meno così i finanziamenti del Fus, e per certi versi anche quelli della Regione con la legge 68 (ma adesso la Parigi non è più tanto convinta che sia la via migliore).
I bachi dei sistemi
E' chiaro che entrambi i metodi, come tutti i metodi, hanno la propria criticità interna.
Con la convenzione ci sono i "garantiti", che magari - in ipotesi - dopo un po' perdono la spinta propulsiva e si adagiano sulle certezze del sostegno pubblico, e gli "esclusi" che rischiano di non trovare mai ascolto. D'altra parte, la certezza di poter contare su un finanziamento è indispensabile per progettare a medio termine: perché se io mi invento uno spettacolo fighissimo, ci investo tempo e denaro per metterlo in piedi per la prossima stagione, ma poi partecipo al bando per ottenere il contributo e la commissione giudicatrice (per motivi che come al solito in questo paese rischiano di rimanere misteriosi) decide che quel mio progetto è una fetecchia, e lo boccia, io resto con una mano davanti e una dietro, e posso anche morire. Un buon correttivo potrebbe essere la pluriannalità: se il bando prevedesse un contributo su base - poniamo - triennale, la programmazione avrebbe un senso.
Parentesi: chissà perché, scrivendo queste righe mi torna alla memoria ciò che si diceva un po' d'anni fa, quando il mercato del lavoro in Italia cominciò a spaccarsi fra "garantiti" col posto fisso e "precari" senza certezze. La risposta italica a quella evidente diseguaglianza oggi è realtà: tutti precari, e giustizia è fatta.
Lo Stabile e il territorio
Questo comunque è il nodo vero del ripensamento sul Sistema Teatro: come distribuire i soldi. Il resto è accademia. Anche perché l'altro caposaldo del Sistema, ovvero la collaborazione fra lo Stabile e le altre realtà teatrali del territorio non è in discussione. Me lo conferma Fonsatti: "Su quel punto noi ci saremo comunque, perché il dialogo con il territorio è fondante della nostra identità. E questo a prescindere da qualsiasi direttiva esterna, ma per una precisa scelta del direttore artistico Martone. In questa stagione, per esempio, abbiamo in cartellone quaranta fra compagnie, attori e registi nati o radicati a Torino. E' una caratteristica del Tst, che non ha eguali in Italia. Ne siamo orgogliosi, e continueremo su quella strada".
Nell'articolo è chiaro che il 20-30 per cento di calo è riferito a Fassino. Si era passati da 700 a 518 mila euro.
RispondiEliminaPer il resto rimane un po' di allarmismo, primo perché non si conosce la cifra del bando e secondo perché i bandi scritti male non aiutano i piccoli