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SALONE, PIU' EDITORI DELL'ANNO SCORSO: MA NON BULLIAMOCI

Nicola Lagioia (in piedi) durante la conferenza stampa del Salone
Oggi il Salone del Libro annuncia che, a due mesi dall'inaugurazione, è stato superato il numero di espositori della scorsa edizione: sono già 350 contro i 330 totali del 2016. Va detto - per restare con i piedi per terra - che il merito dell'exploit, senz'altro confortante, va attibuito innanzi tutto alle tariffe ribassate a livelli da discount: uno stand pre-allestito di 8 metri quadrati, tutto compreso, a mille euro; e plateatico a tariffa unica flat e ridotta, rispetto allo scorso anno, dal 30% al 50%. I prezzi stracciati sono, a loro volta, conseguenza dello sconto del 50 per cento sull'affitto del Lingotto Fiere (da un milione e duecentomila a seicentomila euro) che l'estate scorsa l'Appendino ha graziosamente spuntato da Gl Events nel giro di un pomeriggio: con tutto che per anni Fassino ha giurato che non si poteva.
Aggiungo - giusto per non bullarsi a muzzo - che le tariffe basse attraggono gli editori piccoli o piccolissimi: quindi l'aumento degli espositori non significa un aumento del "peso specifico" del Salone in termine di fette di mercato. Per il momento continuano a mancare - come da copione - i grandi nomi che hanno promosso lo scisma milanese dell'Aie. Ma non è detta l'ultima parola: considerato come stanno andando le cose a Milano, tra i barbapapà di Mondazzoli adesso c'è chi si domanda se non convenga venire anche a Torino. Resta l'incognita sulle future scelte del MiBACT, ritrosetto a entrare nella compagine sociale della Fondazione con il nuovo Statuto: ma pare appurato che la famosa "lettera di disimpegno" non sia mai esistita.
Precisato tutto ciò, mi fa piacere che il Salone stia uscendo dalla convalescenza. E comprendo persino una certa enfasi nella comunicazione del felpato ufficio stampa:  "Il numero di espositori che fino ad oggi si sono accaparratiuno stand all’interno del Lingotto Fiere è già superiore a quello dello scorso anno. Un’adesione massiccia e appassionata, a cui si vanno a sommare le ulteriori presenze dell’altrettanto cospicua pattuglia formata dagli editori coinvolti all’interno di aree collettive, come quelle regionali o istituzionali, e degli operatori internazionali ospitati da colleghi italiani". Mitico: "Adesione massiccia e appassionata" è da antologia.
Vi riporto anche la dichiarazione del direttore Lagioia: "Avevo un po' sfidato la scaramanzia in conferenza stampa pronosticando per la primavera sorprese anche in termini di partecipazione degli espositori: per fortuna non s'è peccato d'ottimismo e questo dato premia innanzitutto la squadra della Fondazione, perché è frutto del lavoro intensissimo che - sia sul piano professionale che relazionale - stiamo portando avanti senza sosta da ottobre. Passando in Fondazione in un giorno qualsiasi, anche a tarda sera, non è difficile trovarvi ancora qualcuno di noi illuminato dallo schermo di un computer, fra l'ennesimo caffè e una telefonata con un editore, uno scrittore, un editor, un traduttore, un agente letterario.
Chissà, tanto amore è forse ricambiato dai numi tutelari della letteratura visto che il superamento della soglia degli editori dello scorso anno arriva in tempo per essere annunciato nella Giornata Mondiale della Poesia: oggi anche dei freddi numeri sono in grado di regalarci delle emozioni. Ma del resto nelle notti d'inverno, tornando a casa dal lavoro, guardavamo sulla Mole la successione di Fibonacci sperando che la crescita degli editori seguisse quei ritmi lì. Due minuti per un piccolo brindisi e di nuovo al lavoro".
Ok, Liala può rodersi il fegato, fra finestre sempre illuminate delle stanze ove fervon l'opre e fredde notti d'inverno con la Mole e Fibonacci. Però l'impresa era davvero disperata, e i nostri prodi soldatini la stanno compiendo. Onore al merito.

Commenti

  1. In tutta franchezza, sono esattamente i piccoli e medi editori quelli che elevano il tenore e la rappresentatività del Salone ai miei (modesti) occhi. Il grande me lo trovo ovunque, in ogni libreria, al supermercato e in qualche pubblicità appena vado su internet; offrimi invece la possibilità di scoprire le perle, i cataloghi insoliti, le nicchie coraggiose e correrò da te. Comprendo bene le leggi dei grandi numeri, ma dove possono muoversi quelle fette di mercato se non proprio in luoghi come il Salone?
    Simone

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  2. Io vorrei capire una cosa: lunedì 15 febbraio 2016 Stefano Mauri al Circolo dei lettori rispose a chi gli chiedeva se avrebbero spostato il Salone a Milano che non sarebbe successo perché Torino aveva un'attenzione per la cultura che Milano non aveva. Ha speso belle parole per la città di Torino, cosa che francamente da un milanese nonché editore mi ha lasciato piuttosto sorpreso.
    Qualcuno ha chiesto a Mauri come mai questo cambio repentino di idee? Perché l'idea di spostare il Salone a Milano è avvenuta qualche settimana dopo.

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