Ex duellanti. Chiara Appendino e Angela Larotella della Fondazione Cultura |
I consiglieri-commissari d'opposizione, però, fanno un distinguo: lodano MiTo e la Fondazione Cultura, mentre biasimano l'amministrazione cinquestelle che ha nuovamente ridotto il contributo del Comune a MiTo: l'anno scorso erano 900 mila euro, quest'anno appena 750 mila.
A dirsela tutta, l'anno scorso Fassino aveva promesso a MiTo un milione e trecentomila euro, salvo tagliarne 300 mila prima di perdere la poltrona; a toglierne altri centomila aveva poi provveduto Appendino, presumo come segnale di continuità istituzionale. Più in generale, è almeno dal 2008 che il Comune non fa altro che ridurre i soldi per MiTo - come per l'intero settore culturale. Cambiano i sindaci, ma la musica sempre quella è.
Ad ogni modo: la politica è la politica, le opposizioni fanno il loro mestiere e quindi dicono brava brava alla Fondazione Cultura (e quindi ad Angela Larotella) perché MiTo vive nonostante i tagli; e dicono schifo schifo alla giunta cinquestelle e a madamin Appendino perché tolgono i soldi a MiTo. E' il gioco delle parti.
L'orgoglio di Giovara: nella Fondazione ci siamo anche noi
Ma i cinquestelle non ci stanno. Salta su il consigliere M5S Massimo Giovara - un attore noto per aver portato sul palcoscenico teatro una spietata critica al famigerato "Sistema Torino" - e rivolgendosi alle opposizioni dichiara severo: "A chi ringrazia la Fondazione Cultura e non la nostra amministrazione, io ricordo che dentro la Fondazione Cultura ci sono l'assessore Leon e la sindaca Appendino!".
Verissimo. Appendino a norma di Statuto è presidente della Fondazione e Leon siede nel Consiglio direttivo.
Ma sentirlo sottolineare con tanto orgoglio da un consigliere cinquestelle a me fa uno straniantissimo effetto.
Cioé, per anni Chiara Appendino ha bollato la Fondazione Cultura come il Male Assoluto, e adesso i suoi consiglieri si vantano di esserci dentro? Tipo uno che si vanta di stare nella Banda Bassotti?
Urge un riassunto per gli immemori
Purtroppo viviamo un tempo senza memoria. Così, in questa domenica già autunnale, mi dedico a una ricerca doverosa: la ricostruzione, documentata con appositi link, delle dichiarazioni di Chiara Appendino (o dei suoi colleghi e/o aventi causa) a proposito della Fondazione Cultura. Ne esce una piccola storia di cambiamento.
Ancora una premessa. Io non sono mai stato un fan della Fondazione Cultura, dei suoi scopi e delle sue modalità (vi linko un post fra i tanti, quasi sempre assai critici, che ho dedicato a quell'argomento). Però riconosco a chiunque il diritto di cambiare idea. Posso quindi capire che Chiara Appendino si sia convinta che in questo momento la Fondazione è utile: dando così ragione a Fassino che un anno fa, il 16 settembre 2016, la scongiurava di non chiuderla.
Dare ragione a Fassino è un'altra attività stravagante, per un cinquestelle: ma io sono vecchio e nulla ormai mi sorprende.
Fondazione Cultura e Chiara Appendino: dall'odio all'amore
Vabbé, cominciamo il nostro viaggio nel Paese delle Meraviglie.
E' il 13 gennaio 2014, e in Sala Rossa io ascolto l'allora a me quasi ignota Chiara Appendino proclamare l'assoluta urgenza di abolire le Fondazione e "internalizzarne le funzioni". "Internalizzare", mi spiega la futura Signora Tramonti, significa affidare la gestione della cultura direttamente agli uffici comunali. La donna che sarà Chiarabella e il suo allora amico e collega Bertola avevano persino presentato una proposta di "riordino dell'intero sistema culturale". Quella proposta è ancora visibile a questo link.
La serrata critica di Chiarabella alla Fondazione continua negli anni a seguire: vi riporto a mo' d'esempio un'interpellanza del 23 giugno 2015 che passa al microscopio i metodi di finanziamento del festival Todays, e adombra una "incompatibilità di funzioni" per Larotella. Osservazioni che io un larga misura condividevo, come scrissi in un mio post di quei giorni.
Il primo inciampo nella rigorosa politica anti-Fondazione dell'opposizione cinquestelle lo noto il 21 dicembre 2015: con un'interpellanza del 9 dicembre Appendino (e Bertola) stigmatizzano la procedura per il rinnovo della carica di segretario generale (la Larotella è in scadenza). Ma sapete com'è, a me piace andare a fondo nelle cose: e andando a fondo scopro che al bando per la segreteria della Fondazione ha partecipato pure Paolo Giordana, allora sconosciuto funzionario del Comune, ma già legato a doppio filo con Chiara Appendino, della quale sta costruendo, nell'ombra, le fortune politiche. Quando si dicono le coincidenze.
Ad ogni modo: Larotella com'era prevedibile viene riconfermata nella carica di segretario generale, e Giordana ci rimane male. Strano, penso: se vogliono chiudere la Fondazione, che gliene frega di beccarsi lo strapuntino proprio lì? Quindi trasecolo quando in piena campagna elettorale Chiara Appendino ribadisce la promessa di soppressione; e spiego le cause del mio stupore in un post del 2 aprile 2016.
Vengono le elezioni. Appendino vince, e appena insediata conferma la granitica volontà di chiudere la Fondazione Cultura. Addirittura lo scrive nelle "Linee programmatiche 2016-2012" della sua giunta: il documento viene approvato dal Consiglio comunale il 29 luglio 2016 e tra gli "obiettivi a breve termine" indica testualmente la "soppressione della Fondazione per la Cultura e trasferimento delle sue funzioni agli Uffici Comunali e, per competenza, alla Fondazione Teatro Regio".
Bon, penso. Game over. La Fondazione Cultura è un morto che cammina. Questione di poche settimane.
Ma il 9 settembre, esattamente un anno fa, in Commissione cultura c'è la solita audizione di MiTo, con Campogrande e Larotella. Come l'altro ieri. E come l'altro ieri i commissari apprezzano il lavoro organizzativo della Fondazione. Sicché quel giorno di un anno fa io domando a Francesca Leon che ne sarà della Fondazione. “Stiamo esaminando i fascicoli, dobbiamo valutare. Non prendiamo decisioni affrettate” è l'elusiva risposta.
Passano pochi giorni, e il 14 settembre, alla presentazione di Biennale Democrazia, Larotella siede alla destra di Appendino, allo stesso tavolo del suo mentore - nonché presidente di Biennale Democrazia - Gustavo Zagrebelsky. Ricordo per inciso che sono i giorni del referendum, e Zagrebelsky è l'alfiere del "Fronte del No" propugnato dal Movimento 5 Stelle.
In quella circostanza domando a Chiarabella lumi sul destino della Fondazione. Lei risponde che intende chiuderla e affidarne i compiti a personale interno del Comune; però - aggiunge - al momento la Fondazione Cultura si occupa di iniziative importanti (tipo Biennale Democrazia, per l'appunto) e pertanto si va avanti così, "pianificando un percorso ponderato" che porti alla chiusura "nell'arco del quinquennio".
In due soli mesi siamo passati dal breve termine al piano quinquennale.
Passa un altro mese e mezzo e il 3 novembre apprendo che anche l'organizzazione di Narrazioni Jazz, quindi di un'iniziativa nuova, verrà affidata alla Fondazione Cultura. Comincio a pormi qualche domanda. Nel post linkato trovate qualche risposta.
Passa un altro mese e mezzo e il 3 novembre apprendo che anche l'organizzazione di Narrazioni Jazz, quindi di un'iniziativa nuova, verrà affidata alla Fondazione Cultura. Comincio a pormi qualche domanda. Nel post linkato trovate qualche risposta.
Insomma: prevale il pragmatismo. Appendino ha capito che trasferire le funzioni della Fondazione agli uffici comunali non è facile come dirlo. Se il Comune vuole ancora organizzare certe manifestazioni, ha bisogno dell'odiato baraccone.
Ma le sbarazzine dichiarazioni del passato perseguitano la povera Appendino: il 17 novembre l'opposizione la richiama alla coerenza con una furibonda interpellanza generale. La discussione è fissata per il 28 novembre. Chiarabella, comme d'habitude, manda a rispondere un'imbarazzata Francesca Leon. La sventurata dichiara che la Fondazione verrà chiusa "entro l'anno prossimo" (ovvero entro il 31 dicembre 2017, cioè - in teoria - fra poco più di tre mesi) e le sue funzioni saranno assorbite da un erigendo Sportello Manifestazioni. Sportello sul quale, a tutt'oggi, non sono in grado di fornire notizie o segnalazioni: certo a causa di mie colpevoli lacune. Qui trovate il resoconto di quella memorabile seduta.
Il 2017 è una marcia trionfale, per la Fondazione Cultura.
Si parte il 17 gennaio con la promessa di soldi dalla Fca;
segue il 14 marzo l'annuncio che anche Estate Reale (un'altra manifestazione nuova) sarà organizzato dalla Fondazione;
si tocca la prima apoteosi il 18 aprile con una presentazione di Narrazioni Jazz grondante lodi e ringraziamenti alla Fondazione Cultura per l'eccellente organizzazione;
altre lodi investono la Fondazione il 27 giugno quando Leon e Larotella presentano il loro prodottino Tutta mia la città;
e il 12 luglio gli elogi piovono generosi su Angela Larotella al momento di magnificare Todays (ovvero quel festival il cui finanziamento suscitò le ire appendiniane appena due anni fa).
Una svolta politica
Così, in un crescendo rossiniano di affettuosità e apprezzamenti, nella visione della giunta Appendino la Fondazione Cultura è passata, in poco più di un anno, dalla condanna a morte alla beatificazione.
La dichiarazione di venerdì scorso del consigliere Giovara segna però un'accelerazione e una svolta politica. Stavolta l'endorsement non arriva da Appendino o da un assessore in teoria "tecnico" come la Leon, bensì da un consigliere M5S; e non si tratta di un generico apprezzamento, bensì di un'orgogliosa rivendicazione d'appartenenza. "Nella Fondazione Cultura ci siamo anche noi" proclama Massimo Giovara, un cinquestelle duro e puro che potrebbe diventare assessore alla Cultura, semmai la Leon dovesse, per qualsiasi motivo, lasciare.
Piccolo appello finale: non è un disonore dire "ho sbagliato"
Il tutorial. Learn with Fonzie: come dire "Ho sbagliato" |
Così la smettiamo una volta per tutte con questa ridicola pantomima.
Aggiornamento: "Cinquestelle e Fondazione: a che punto è la notte?"
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