Poi ieri sera ci sono andato, al concerto inaugurale di MiTo: sapete, fa tanto "inizio di saison" per la modesta mondanità torinese; e mi solletica sempre l'insana curiosità di rivedere le solite facce, e annusare l'atmosfera, così da trarre auspici per l'autunno che verrà. In realtà non servono arti d'auruspice per prevedere la mala ventura; essa è nei fatti, nelle cose e nelle persone.
Però almeno la prima sfiga di stagione s'è risolta in positività: perché è senz'altro un sintomo di sfiga immanente che al primo concerto di MiTo la violinista ospite Julia Fischer si becchi una bronchite devastante e dia forfait; ma è positivo che in un battibaleno i Campogrande's boys recuperino un sostituto come Sergej Krilov, che ieri sera ha spaccato alla grandissima con la Royal Philarmonic Orchestra diretta da Marin Alsop, e ha tirato giù il teatro in un'alluvione di applausi e bis.
Meno significativa sotto il profilo artistico, rispetto all'assenza della Fischer, l'assenza del ministro dei Beni culturali. Il Bonisoli ci ha dato la sola: così ieri sera al Regio ho scoperto, contemporaneamente, che in Italia c'è un ministro dei Beni culturali che si chiama Bonisoli e che il ministro dei Beni culturali Bonisoli non sarebbe intervenuto all'inaugurazione torinese di MiTo per via di un Consiglio dei Ministri convocato all'ultimo minuto. Vi confesso che, all'annuncio della defezione bonisoliana, mi sono ansiato più per quel che potevano combinare in Consiglio, che per l'assenza del ministro. Il quale ministro, comunque, ha mandato un bigliettino di scuse e saluti. Educato.
Per par condicio, al Regio non s'è presentato neppure il sindaco di Milano Sala. In compenso Torino schierava il dinamico duo Chiarabella-Maiunagioia, rinfrancate dalle vacanze e entrambe in corto e riccamente schienate, se si dice così quando l'abito scopre la schiena. Tutt'attorno alle due reginette del ballo ribolliva pure una consistente rappresentanza del potere cinquestelle: menzioni speciali per l'assessore Sacco che è arrivato in Vespa (con regolare casco) e per la consigliera Imbeni confezionata in un debordante tripudio di pizzo nero. Mi sono sfuggiti gli esponenti dell'opposizione. O forse stavano alla festa dell'Unità per fare massa critica. Per la Regione c'era ovviamente l'Antonellina Parigi in giacchino bianco. L'assenza del Chiampa non fa notizia, in queste circostanze cultural-mondane.
Ho invece incontrato l'altro dinamico duo cittadino, gli Stabile Boys Gancia&Fonsatti: ancora eccitatissimi per il successo della tournée inglese del Tst, mi hanno raccontato dei successi londinesi di "Novecento" e "Mistero Buffo". Devo dire che ho trovato lievemente perverso da parte loro parlare di tournée in casa del detourneizzato, ovvero del Regio che ha rinunciato alle tournée.
A proposito di Regio. Ho incrociato Alessandro Bianchi: il nuovo sovrintendente lo ha messo alla porta, non rinnovandogli il contratto di collaborazione per il marketing, e lui s'è ricollocato prontamente alla Fondazione Feltrinelli a Milano: a Torino non è davvero più aria, come ben si poteva evincere fin dalla storiaccia della mancata direzione del Museo del Cinema.
In tema di messi alla porta, mi ha colpito lo stile di Walter Vergnano: l'ex sovrintendente ieri sera brillava di luce propria, e non soltanto nell'inedito ruolo di consorte della segretaria generale della Fondazione Cultura Angela Larotella. Elegantissimo, mondano, conversativo, sembrava ancora lui il sovrintendente. Favorito in ciò dall'assenza del titolare: per un scherzo malignazzo della sfiga, infatti, William Graziosi non c'era. Un banale impedimento di salute gli ha negato l'esordio sovrintendenziale al primo importante evento del Regio.
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