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OPERA BUFFA: L'ULTIMO SPETTACOLO AL CIRCO REGIO

Gente allegra. Da sx Galoppini, Appendino, Graziosi e Leon stamane al Regio
Un circo. Ma non fighetto, non nouveau cirque. No no. Proprio il bel vecchio circo di una volta, con i domatori, i clown e gli acrobati. Soprattutto gli acrobati.
Se davvero gli innovatori del Regio vogliono - come ripetono - "raggiungere un pubblico nuovo", gli si spalancano intere praterie fra gli aficionados di spettacoli viaggianti e stadi calcistici. 
Dopo lo straordinario show di arti varie inscenato stamane alla presentazione della Stagione 2019/20, il Regio ha diffuso nel pomeriggio un comunicato dal titolo "Una Stagione così non si era mai vista!" (con tanto di punto esclamativo). Credo che -inconsapevoli della dura realtà -intendessero soltanto riferirsi alle  diciassette opere (e balletti) in programma: in effetti, il cartellone più affollato di sempre. Ma ciò che davvero non s'era mai visto al Regio, neppure ai tempi formidabili in cui Noseda sfanculava Vergnano a mezzo New York Times, è una sala piena di gente - giornalisti, ma soprattutto dipendenti del teatro e tanti, tantissimi spettatori fedeli che ogni anno partecipano alla presentazione della Stagione come a una riunione di famiglia - che si trasforma magicamente (si sa, Torino adesso è città della magia) in una Corrida - ma senza il garbo di Corrado - con fischi e gara di applausi fra sostenitori di Graziosi e sostenitori di Galoppini. Anticipo subito: ha vinto Galoppini con due ovazioni di un minuto e mezzo, contro la ventina di secondi in chiusura dell'allocuzione graziosiana. Allocuzione che il sovrintendente prorogato dedica soprattutto a lodare il proprio operato, sottolineare i successi economici della sua gestione - aumento dei ricavi e diminuzione dei costi - e ad annunciare ancora una volta querele contro chi, a suo dire, lo diffamaLui, e Chiarabella, e Maiunagoia, ripetono come un mantra che il Regio "ha una strada tracciata", e quella strada è il mitico "Piano di sviluppo": quello che prima chiamavano "Piano industriale" finché qualcuno non gli ha fatto notare che il termine "industriale" era poco fine e meglio adatto a una fonderia.
Graziosi annuncia inoltre l'avvento della biglietteria on line - non specifica gestita da chi - e rivela infine, massima apoteosi, che quest'anno il Regio andrà in tournée a Lubiana. Esticazzi.
Ma fin lì sembrava la solita, sonnacchiosa presentazione della Stagione, uguale a tante altre. Il cambio di marcia arriva quando prende la parola Galoppini. Alessandro Galoppini è ormai il santo laico degli oppositori interni di Graziosi, dacché ha posto il celebre aut-aut "o se ne va lui o me ne vado io", dopodiché il suo ruolo di direttore artistico è stato riclassificato "direttore dell'area artistica". Ma non c'è nesso fra i due fatti, si affretterà a precisare Chiarabella: essendo decaduto dalla sovrintendenza Graziosi, è decaduto pure Galoppini dalla direzione artistica. Solo che Graziosi è stato prorogato "per evitare il commissariamento", e Galoppini no. C'est la vie.
Galoppini prende il microfono, e parte l'applauso. E continua. E continua. E continua. Applaude il pubblico. Applaudono i dipendenti. Almeno quelli avversi a Graziosi. I favorevoli, tra i presenti, sono forse meno numerosi. In fondo alla sala noto due protagonisti indiscussi del "nuovo corso" del Regio: Giovara e Guenno. Non vedo bene se applaudono. A me pare di no.
Insomma. Gli applausi durano un minuto e mezzo filato. Un minuto e mezzo sembra niente, ma provatevi un po' voi a essere quello contro cui gli applausi sono platealmente diretti per un interminabile minuto e mezzo. Graziosi, e pure Chiarabella, hanno tempo e agio di sciorinare l'intero repertorio delle facce: indifferente, imbarazzata, insofferente, irritata, indecisa... 
Galoppini, chiaramente a disagio, fa finta di nulla e illustra la stagione che ha preparato - ne parla quasi sempre come di una creatura propria, senza particolari cenni al ruolo del sovrintendente - mentre dalle retrovie dove s'accalcano molti dei dipendenti del Regio che hanno più volte manifestato disagio e malumore per la situazione creatasi al teatro, partono i primi "bravo!", "wow!" e "dai!". 
Quando Galoppini conclude la sua esposizione, gli applausi ripartono. Deve intervenire la responsabile della comunicazione per fermare l'ovazione e passare la parola a Maiunagioia per un diligente, seppur un po' meccanico, riassunto delle magnificenze del Regio che verrà e dei destini di gloria che lo attendono nell'empireo delle fondazioni liriche speciali - niente da spartire con le miserie del Regio che fu. Eppure la povera ha l'aria schiscia: quando tira aria brutta, le prime file si svuotano e lei magicamente ridiventa assessore unico alla cultura con delega alle situazioni dimmerda. Vitaccia infame.
Ma finalmente la parola passa alla prode Appendino. Lei punta a sfangarla ricordando che "il Piano di sviluppo prevede investimenti in cinque anni per 14 milioni, di cui 12 già coperti". Coperti perlopiù con gli 8,5 milioni promessi dal Mibac per gli interventi di ristrutturazione; soldi attesi con ansia, "che arriveranno presto, appena conclusa la procedura al Cipe", precisa l'informata Chiara, tacitando i profeti di sventura e i disfattisti.
Tuttavia altre sono le curiosità, altre le domande e le istanze che agitano parte della platea - compresi alcuni abbonati che cominciano a dare segni di crescente malumore. I nostri eroi hanno però elaborata un'astutissima exit strategy. La conferenza volge al termine, e la responsabile della comunicazione annuncia che l'incontro è finito e alle domande dei giornalisti i quattro della regia apocalisse risponderanno "a latere". Alateredeche? Basta quella frasetta e partono i fischi; aumentano; qualcuno grida "Vergogna!"; qualche "buuu" si leva dalla folla. "Non s'è mai visto!" sbotta un anziano signore indignato e se ne va annunciando che non rinnoverà l'abbonamento. Gli altri abbonati si guardano attorno attorno esterrefatti: ma è davvero il loro Regio, questo?
Chiarabella ha il broncio scazzato di Maria Antonietta costretta a render conto delle brioches al popolaccio. Purtroppo le vie di fuga sono precluse. Quindi, per placare il tumulto si resta: e ci si sottopone al pubblico rito delle domande; che diventanto qualcos'altro quando s'impossessano del microfono i lavoratori del Regio. I loro sono interventi delenti, amari, preoccupati: temono per il futuro, denunciano un clima interno pesante, lamentano l'indifferenza della sindaca/presidente che troppo a lungo ha evitato di incontrarli, si addolorano per la decadenza dell'immagine del loro teatro. Quanto alle domande dei giornalisti, sono quelle consuete, e ricevono le consuete risposte. Niente che già non si sapesse, o che per legge lorsignori non siano tenuti a comunicare (qui c'è il miglior riassunto che al momento ho trovato on line). Roba anche tecnica, tipo in cosa consisterà la "procedura comparativa" che adotteranno per decidere se tenere Graziosi o nominare un nuovo sovrintendente. Da quel che intuisco non lo sanno manco loro, cosa diavolo sia 'sta "procedura comparativa": ma alla fine, ci scommetto, risulterà che Graziosi è perfetto nel ruolo. Tanto più che alla base della "procedura comparativa" c'è - ripetono i nostri eroi - il fatidico Piano di sviluppo della coppia Graziosi-Guerzoni. E' lecito prevedere che Graziosi possa risultare il miglior interprete possibile del Piano di Graziosi.
D'altra parte, ragionate: vi sembra possibile che a questo punto, dopo avere imposto Graziosi un anno fa scatenando l'inferno, Chiarabella si rimangi tutto e accetti un altro sovrintendente? Scemo chi, come me, anche per un solo minuto lo ha ipotizzato. Ma piuttosto si fa legare in un sacco con un cobra e un lupo rabbioso e si fa gettare nel Po! Avrà qualche difettuccio, ma è una ragazza di carattere. E su Graziosi ci ha scommesso la faccia. Non ho ancora capito perché, però l'ha fatto e indietro non torna.
Vabbé, intanto siamo arrivati alla fine dell'allegra mattinata al Regio. Chiarabella si alza e va, richiamata altrove da urgenti impegni; e con la sua partenza si scioglie l'allegra combriccola. 
Ma lo spettacolo viaggiante continua, e si trasferisce a Palazzo Civico: lì, in Consiglio comunale, per un curioso scherzo del destino, è in programma la discussione di una interpellanza generale sul futuro del Regio. Le due applaudite protagoniste femminili dello show mattutino replicano le loro performances con immutato successo. Gli interventi dei consiglieri sono variegati e variopinti (qui c'è un esaustivo riassunto ad opera dell'ufficio stampa del Comune). Highlights: Massimo Giovara dai banchi della maggioranza denuncia la congiura mediatica di disinformazione sul Regio e sul suo operato; da quelli della minoranza Lo Russo invoca l'azzeramento dei vertici; ben più possibilista appare il forzitalico Napoli, che offre ancora ampio credito a Graziosi. Ma tout se tient: fra i suoi estimatori Graziosi ha niente meno che Gianni Letta.

P.S. Perché qualcuno non salti su a protestare che non scrivo niente della Stagione 2019/20 del Regio, ecco un link a un sito autorevole dove troverete tutti i particolari. A me, a questo punto, di quel che farà il Regio nella prossima stagione non me ne frega niente: ho deciso - come scrivo e spiego sul Corriere (ecco il link) - di starne alla larga finché non tornerà a essere un teatro d'opera e non uno stadio di calcio. Così com'è lo considero infrequentabile. Ho i miei standard, e non li cambio manco per Mozart.


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