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CHI REVISIONA I REVISORI? DIALOGO FRA 8 DIPENDENTI SULLA SVALUTAZIONE DEL REGIO

Ieri ho riferito dell'audizione (a Commissioni riunite) dei revisori dei conti del Regio, e dei criteri in base ai quali costoro sono arrivati alla drastica svalutazione del patrimonio della nostra Fondazione lirica, dando così il via libera al commissariamento.
Oggi un amico che lavora al Regio mi ha inviato alcune interessanti osservazioni, sotto forma di ipotetico "dialogo" fra otto dipendenti del Teatro. In particolare lo scritto approfondisce i criteri di ammortamento di costumi e scenografie: una questione molto tecnica (vi consiglio, per meglio comprenderla, di rileggere il post di ieri) ma fatale per le sorti del Regio. Il testo dell'amico è chiaro, interessante e ben scritto: quindi lo pubblico integralmente, così come l'ho ricevuto.

Dipendente 1. Io l'ho capita così rozzamente: se applichi l'aliquota in linea con la legge (15%) gli allestimenti hanno un deprezzamento di valore che incide in modo serio. Anche se mi pare di ricordare che nella commissione consigliare sia stato detto che l'applicazione al 2% non era un illecito.
Dipendente 2. Dipende sempre se un allestimento lo affitti ad altri teatri o lo tieni chiuso in un magazzino. Se un allestimento lo affitti e gira molto in altri teatri viene continuamente restaurato (con costi di manutenzione che appaiono nel dettaglio del bilancio) quindi secondo me è anche lecito pensare che la svalutazione possa essere solo del 2%.
Dipendente 3. Infatti ogni allestimento ha il suo ammortamento. Ci sono allestimenti che sono in magazzino da 20 anni e con 30 ore di ritocchi e manutenzione tornano nuovi e vengono affittati ad altri teatri.
Dipendente 4. Sbaglio o i revisori non hanno fatto un sopralluogo, ma applicato il 15% di default?
Dipendente 3. Il sopralluogo lo hanno fatto ma non avevano mai visto un allestimento. Se non capisci nulla di scene e costumi, un pezzo d'arte come il "Così fan tutte" di Ricceri-Scola ti può sembrare un pezzo di legno consumato.
Dipendente 5. Allora, si vuole dire che il sopralluogo è stato affrettato e non illustrato da qualcuno competente.
Dipendente 6. A me risulta che il direttore responsabile abbia ben spiegato la questione, poi, che non ne abbiano voluto tenere conto è un altr paio di maniche.
Dipendente 4. Ah ecco, quindi volevano solo togliersi l'impiccio. Uno dei due relatori della commissione di stamane
(si riferisce all'audizione di ieri, NdG) mi pare che abbia accennato al sopralluogo.
Dipendente 6. Scusate, ma io metto un pochino in discussione le loro reali competenze sul valore di un'opera d'arte.
Dipendente 3. Ma la maggior parte degli allestimenti, anche quelli più costosi e complessi sono immaganizzati nei container al SITO, e non hanno potuto vederli. A Settimo c'è un quinto degli allestimenti, dubito che lo stesso sovrintendente e il sindaco di Torino, che è pure presidente del Teatro, siano al corrente di ciò nel particolare. Sono tutti immagazzinati molto bene per cui vedi solo le coste di 20 telai e se non sei del mestiere non capisci!
Dipendente 2. Gli allestimenti che facciamo noi, si ammortizzato bene perché interveniamo totalmente su un allestimento nel giro di 10-12 anni, mentre in molti altri teatri succede in 30 anni.
Dipendente 1. Quindi secondo voi l'articolo riporta delle cose sbagliate?
Dipendente 3. Gli allestimenti hanno un valore dato da molti fattori. Mica sono delle case o delle automobili, che puoi quantificarne il valore di mercato più facilmente. A volte sono molto costosi, ma poi non possono venire ripresi e neanche noleggiati perché strutturalmente non possono essere utilizzati in altri teatri. Ad esempio il nostro "Boris " di qualche anno fa che prevedeva l'utilizzo dei ponti. Di altri  ne è facile l'impiego, come il nostro "Barbiere di Siviglia". Poi, oltre al valore commerciale, c'è un valore artistico. Una scenografia come quella del "Don Pasquale" fatta da Guglielminetti a mio parere si rivaluta nel tempo. Quanto è valutato oggi un semplice quadro di Guglielminetti?
Dipendente 6. È una questione molto complicata che dipende solo in minima parte dal reale valore degli allestimenti. Non dobbiamo confondere il valore con i piani di ammortamento.
Dipendente 2. Ma i piani di ammortamento sono stati fatti prendendo in considerazione dei fattori che temo questa società di revisione non abbia valutato.
Dipendente 7. Inoltre va ricordato che la società che fino all'anno scorso si occupava della revisione dei conti era Emst & Young.
Dipendente 2. Ecco appunto, non il mio salumiere.
Dipendente 5. Qua la questione è complessa. Scrivere una letterina ai giornali può essere una cosa gratificante, ma o è dettagliata (su certi dati) o non solo è ridicola ma anche controproducente.
Dipendente 7. Mi pare ovvio che bisognerebbe ribattere con cognizione di causa.
Dipendente 8. La lettera ai giornali non serve. Una relazione a chi di dovere che possa dimostrare che la valutazione degli allestimenti non è stata fatta con la dovuta perizia è un'altra cosa.
Dipendente 3. È necessario che venga fuori un altro punto di vista e farci le nostre ragioni, perché se si sta sempre zitti e non si ribatte mai questi ci rivoltano come un calzino e spacciano per verità assolute le loro intenzioni di fare del nostro Teatro quello che vogliono.
Dipendente 2. Si è vero, non il Teatro di tutta la città, ma la loro personale riserva di caccia.
Dipendente 4. Inoltre sono quasi certo che queste valutazioni siano state pilotate, esattamente come per il valore dell'immobile in uso al Conservatorio (
uno di quelli che Fassino sbolognò alle Fondazioni culturali nel 2011 e nel 2013, poiché in cassa il Comune non aveva i contanti per pagare il contributo annuale, NdG). Ora io non sono un giurista, ma mi chiedo, se il Comune di Torino ha passato al Teatro Regio un immobile con un valore, perché sul bilancio il Regio avrebbe dovuto scriverne un altro? E la società di revisione non ha detto nulla a quel tempo?

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