Posso essere sincero? Oggi è il primo giorno di Tff virtuale, e già mi sono rotto il cazzo.
Non si tratta di puro e semplice misoneismo. Sono un tipo agile e moderno, io, tant'è che ieri sera mi sono ciucciato la cerimonia d'inaugurazione in diretta su Raiplay, e a parte il lieve giramento di palle per le procedure di registrazione (adesso pure per vedere la tivù devi "registrarti", e ti chiedono come ti chiami, e quanti anni hai, e di che sesso sei, e farvi un mezzo chilo di cazzacci vostri no?) a parte il giramento mi sono divertito a guardarmi quell'oretta di Festival di Sanremo casareccio, tant'è che - essendo come vi dicevo un tipo agile e moderno - stamattina ho pure scritto un sapido instant-pezzullo per il web del Corriere di Torino; e sempre stamattina, pur con qualche difficoltà tecnica (non so se mia o loro) sono riuscito a pure a seguire (in registrata) il format "Chiedi ai curatori" con il direttore Francia di Celle e il barbicanuto responsabile dei doc Davide Oberto che rispondevano alle domande via Whatsapp di un pubblico nonsolotorinese, bel passo avanti per un Festival che s'è industriato per trentasette edizioni a raggiungere anche il pubblico nonsolotorinese. Credo che al momento sia questo - e lo dico seriamente - il primo esito positivo della svolta digitale; e di certo la consuetudine di queste conversazioni nella rete andrà confermata anche quando, al ciel piacendo, il Festival tornerà nelle sale.
Insomma, la giornata non cominciava male. Ero di umore discreto.
Ma poi ho commesso un errore: ho deciso che mì interessava seguire la presentazone, a Torino Film Industry (che non è il Tff, d'accordo, ma fa parte del pacchetto...), della ricerca sul settore cinema e audiovisivo in Piemonte. Ovviamente on line, e subordinata ad apposita registrazione. Le registrazioni, mi informa arcigna la prima pagina di online.torinofilmindustry.it, sono chiuse (somaro ritardatario!) ma posso registrami per il "panel" - qualunque cosa esso sia. E allora dai che ce la fai, manda la richiesta di registrazione, e ricevi la mail di conferma, e clicca sul link per ottenere l'accesso, evvai che si apre la finestra dove ti chiedono indirizzo mail e password e conferma di password, e finalmente arrivi alla piattaforma e pensi di avercela fatta e invece no, altra finestra e altro questionario da compilare dove ti chiedono la qualunque compreso il titolo professionale e il "professional field" che ti vien voglia di rispondergli "campo di patate" e il numero del cellurare e poi il numero del secondo cellulare, e l'indirizzo web e il fuso orario - giuro, ti chiedono il "time zone", il fuso orario - e per non farsi mancare niente anche una tua "biography", una biografia che a voler essere pistini sarebbe un'autobiografia e che comunque con il cazzo che gliela scrivo gratis e così sui due piedi. Ma il bello viene adesso: lascio perdere la vaccata - mi rifiuto di rivelare il mio fuso orario a degli sconosciuti - e provo a sgattaiolare direttamente sulla piattaforma dove ormai la presentazione della fottuta ricerca dovrebbe essere a buon punto: ma mi ritrovo davanti a una scritta minacciosa che mi intima di compilare il questionario affinché "possano valutare l'ammissione" del sottoscritto pericoloso infiltrato.
Ma poi ho commesso un errore: ho deciso che mì interessava seguire la presentazone, a Torino Film Industry (che non è il Tff, d'accordo, ma fa parte del pacchetto...), della ricerca sul settore cinema e audiovisivo in Piemonte. Ovviamente on line, e subordinata ad apposita registrazione. Le registrazioni, mi informa arcigna la prima pagina di online.torinofilmindustry.it, sono chiuse (somaro ritardatario!) ma posso registrami per il "panel" - qualunque cosa esso sia. E allora dai che ce la fai, manda la richiesta di registrazione, e ricevi la mail di conferma, e clicca sul link per ottenere l'accesso, evvai che si apre la finestra dove ti chiedono indirizzo mail e password e conferma di password, e finalmente arrivi alla piattaforma e pensi di avercela fatta e invece no, altra finestra e altro questionario da compilare dove ti chiedono la qualunque compreso il titolo professionale e il "professional field" che ti vien voglia di rispondergli "campo di patate" e il numero del cellurare e poi il numero del secondo cellulare, e l'indirizzo web e il fuso orario - giuro, ti chiedono il "time zone", il fuso orario - e per non farsi mancare niente anche una tua "biography", una biografia che a voler essere pistini sarebbe un'autobiografia e che comunque con il cazzo che gliela scrivo gratis e così sui due piedi. Ma il bello viene adesso: lascio perdere la vaccata - mi rifiuto di rivelare il mio fuso orario a degli sconosciuti - e provo a sgattaiolare direttamente sulla piattaforma dove ormai la presentazione della fottuta ricerca dovrebbe essere a buon punto: ma mi ritrovo davanti a una scritta minacciosa che mi intima di compilare il questionario affinché "possano valutare l'ammissione" del sottoscritto pericoloso infiltrato.
Come potete ben immaginare, a questo punto li ho mandati tutti virtualmente affanculo, loro, i loro questionari, le loro password, le loro registrazioni e che il diavolo li porti. La ricerca sul cinema e l'audiovisivo in Piemonte me la leggerò oggi pomeriggio: non appena le procedure da operazione segreta della Cia hanno sortito l'effetto desiderato di mandarmi ai matti, uno stuolo di solerti uffici stampa hanno infatti diffuso il documento top secret a cani e porci, e persino io - il reietto del web - l'ho comodamente ricevuta nella mia mailbox senza alcuna registrazione, password o autorizzazione firmata da Edgard Hoover. Intanto, anziché sorbirmi le solite chiacchiere ma come siamo bravi ma come siamo belli, mi cucinerò una squisita trippa con i fagioli. Perché io sono agile e moderno, ma per fortuna per entrare nella mia cucina non mi serve la password.
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