Lo ammetto: questa storia della Grande Migrazione Digitale della cultura, indotta dalla pandemia, mi appassiona. Almeno quanto mi deprime il ritardo di troppe delle nostre istituzioni che ancora non riescono a uscire dalla banalità "televisiva" dello streaming, senza capire che, per parlare di cultura con uno strumento "nuovo" (nuovo per loro, s'intende...) è obbligatorio sviluppare un nuovo linguaggio, pensato su misura dello strumento stesso. Insomma, è la solita vecchia lezione di McLuhan - il medium è il messaggio - che dopo mezzo secolo resta attuale, e non capita da tanti. Sicché stiamo tutti a blaterare di web ma pochissime fra le nostre istituzioni culturali si stanno seriamente attrezzando per una sfida che sarà cruciale, nei prossimi anni. E che non si potrà affrontare affidandosi a orecchianti, improvvisatori, apprendisti e dilettanti allo sbaraglio. Ad ogni modo: le mie piccole considerazioni in materia le ho esposte stamattina in un articolo per il Corriere: per chi fosse interessato, ecco il link.
Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.
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