Chi segue questo blog sa bene quanto mi stiano sui santissimi la comunicazione trionfalistica e bugiardella delle pubbliche amministrazioni, l'enfasi con la quale gli uffici stampa istituzionali celebrano presunti successi e trascurabili iniziative dei temporanei padroni del vapore, i toni da cinegiornale Luce che spesse volte attingono ai vertici del ridicolo celebrando alzate d'ingegno che il più delle volte sfociano in penosi fallimenti.
Non poteva quindi non risvegliarmi la sindrome del pomodorino la mail dell'ufficio stampa comunale che lunedì scorso annunciava al colto e all'inclita l'immancabile successo della "nona edizione" (in realtà sarebbe l'ottava...) di Todays Festival che "con oltre 10.000 presenze... si è chiusa con numeri da record".
Mi colpisce l'uso del termine "record" che, se le parole hanno ancora un senso, starebbe ad indicare un risultato senza precedenti. Un lesto controllo in archivio mi conferma invece che già per l'edizione dell'anno passato lo stesso ufficio stampa aveva dichiarato un pubblico di "oltre 10.000 persone di ogni età e provenienza" - né potevano essere di più, perché 10 mila in tre serate è la capienza massima dell'area. A rigor di terminologia, dunque, trattasi di "riconferma", non di "record". Tanto più che nel 2017, con tre palchi anziché uno, furono dichiarati 30 mila spettatori. Di conseguenza, tecnicamente non si può parlare di "record" per gli "oltre diecimila" di quest'anno.
Tutto qui. Una pura e semplice constatazione che mi ha spinto a scrivere l'articolo che trovate sul Corriere di stamattina (o a questo link).
Tale articolo - com'è evidente a chiunque sappia leggere e lo legga - non riguarda la validità o meno del festival Todays, bensì è una riflessione sulla deprecabile tendenza di certa politica a lodarsi e imbrodarsi ricorrendo a una comunicazione autoencomiastica e talora menzognera. Il bottegaio deve esaltare la propria merce: ma un Comune non è una bottega, e il cittadino ha diritto di pretendere la massima trasparenza, e non gradassate da imbonitori, dai suoi dipendenti (non dimentichiamolo mai: i pubblici amministratori sono i dipendenti dei cittadini che li eleggono e li stipendiano).
Nel caso specifico, l'uso del termine "record" per gli "oltre diecimila" spettatori di Todays 2023 si configura come una bugia se guardiamo agli "oltre diecimila" del 2022 (risultato uguale, quindi non da "record"), e ancor più rispetto ai trentamila del 2017.
Piccola bugia, ne convengo. Ma, scrivo nel mio articolo, "le piccole bugie restano pur sempre bugie, che posso accettare con ironica rassegnazione al mercato rionale ma sono irricevibili nel contesto di un sano rapporto fra il cittadino e il potere. Se mi contan frottole su simili piccolezze, che cosa posso aspettarmi nelle questioni serie?".
E qui viene il bello. L'articolo del Corriere va on line già ieri pomeriggio, io lo rilancio sulla mia pagina Fb, e arrivano i commenti sdegnati di una mezza dozzina di estimatori di Todays. Alcuni si limitano a esprimere apprezzamento per il festival: bene, buon per loro, ma l'articolo non riguarda la qualità del festival, bensì la comunicazione del Comune. Voglio dire, se io dico che Macron è un pessimo presidente e tu mi rispondi che Parigi è una bella città, di che stiamo parlando?
Poi ci sono i tignosi, quelli che "gli sfugge il perché del rancore di Gabo verso Todays" e vagli a spiegare che il tema non è Todays, bensì la comunicazione istituzionale: che io non sia un fan sfegatato di Todays non è un mistero (a questo link il riassunto del mio punto di vista) mentre il rancore è altra cosa e non m'appartiene, tuttavia stavolta il festival in sé non c'entra una minchia ma qui siamo al livello di Roma per toma, ci puoi discutere per ore ed è tempo perso.
Merita invece un encomio solenne la straordinaria affermazione che "l'essenziale è la qualità del festival in sé. Non il fatto che abbiano detto 'numeri da record'. Che i politici portino acqua al loro mulino è una cosa vecchia come il sole. Parlare di una tale facezia di fronte al fatto che è stato fatto un ottimo festival mi pare uno spostamento di attenzione assolutamente superfluo".
No, cari miei, la politica che mente al cittadino non è una "facezia". È un cancro. E l'asserita "qualità" di un festival non è la cura: è l'esatta rappresentazione del "panem et circenses". Io ti prendo per il culo, ma in compenso ti faccio divertire. Perculati e contenti. Il passaggio successivo è l'immancabile "quando c'era Lui i treni arrivavano in orario". Ricordare ai politici che il loro primo dovere verso i cittadini è la sincerità non mi pare proprio "uno spostamento di attenzione assolutamente superfluo". Così la penso io. Se per altri l'essenziale è un bel festival (manco gratis), e chissenefrega delle bugie che son "facezie", vabbé, sono affari (e perculamenti) loro. Scusatemi, io non mi lego a quella schiera. Morrò pecora nera.
Pienamente d'accordo con il tuo pensiero Gabo!
RispondiEliminaIn Comune credono a quello che dicono (forse), ma noi cittadini non ci crediamo mai. Come la mettiamo sig. sindaco?
RispondiEliminaQuesti toni da Istituto Luce ci sono purtroppo, a volte, anche sui siti di alcuni enti...
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